Tristemente attuale, Una figlia di Ivano de Matteo torna a raccontare le difficoltà dell'adolescenza con una storia borderline che mostra come pochi istanti possano cambiare un'intera esistenza. Dopo l'uscita in sala, il film arriva in prima TV su Sky Cinema e in streaming su NOW da mercoledì 12 novembre. Stefano Accorsi e Ginevra Francesconi interpretano un padre e una figlia uniti da un legame fortissimo, ma non privo di ombre. Orfana di madre, Sofia (Francesconi) male accetta la nuova compagna del padre, Chiara (Thony), che tratta con astio e freddezza fino ad arrivare a uno scontro che avrà conseguenze irreparabili.
Pur essendo tratta da un romanzo, Qualunque cosa accada di Ciro Noja, la vicenda narrata in Una figlia presenta molte assonanze con alcuni fatti di cronaca nera che hanno invaso giornali e tv negli anni passati. "Il libro di Ciro Noja, che mi avevano proposto anni fa, è stato uno spunto da cui partire, ma la molla è scattata dopo aver visto un'intervista del padre di Erika, che è rimasto sempre vicino alla figlia" spiega Ivano De Matteo, riferendosi alla protagonista del delitto di Novi Ligure Erika De Nardo che, insieme al fidanzato Omar, pianificò l'omicidio della madre e del fratello undicenne quando era ancora minorenne.
La scelta degli interpreti, nel rispetto del realismo
Per una storia così delicata, che affronta il dramma di un genitore costretto a fare i conti col gesto di violenza improvviso e imprevedibile commesso dalla figlia, come analizza la nostra recensione di Una figlia, occorrevano due interpreti capaci di trasmette quel complicato groviglio di emozioni narrato dal film. "Con Stefano Accorsi ho sempre voluto lavorare" ammette Ivano De Matteo. "Come nel caso di Edoardo Leo, anche a Stefano ho proposto un personaggio al di fuori della sua comfort zone. Quello di Ginevra Francesconi era un ruolo delicato, all'inizio avevo pensato a una non attrice, come avevo fatto con Mia".
Pur avendo optato per un'attrice professionista, al regista stava molto a cuore l'approccio realistico alla storia tanto da decidere di girare le parti salienti del film in un vero carcere minorile e in una vera comunità di recupero, coinvolgendo i veri detenuti proprio per far percepire lo scarto tra l'ambiente in cui Sofia, la protagonista, viveva e quello in cui si ritrova catapultata. Come chiarisce il regista, "le scene più difficili da girare, per Ginevra, sono state le perquisizioni corporali. Quello è il protocollo a cui viene sottoposto chiunque dopo l'arresto e ho scelto di metterlo nel film come deterrente. Non volevo mostrare una versione idealizzata del carcere con campi di calcio e ragazzi che giocano, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che dopotutto non è poi così male".
I nostri ragazzi: essere adolescenti oggi
Molti vedono in Una figlia un completamento ideale della "trilogia sull'adolescenza" firmata da Ivano de Matteo con la compagna sceneggiatrice Valentina Ferlan e composta da I nostri ragazzi e Mia. Ma ampliando la visione, il vero focus della riflessione di De Matteo è la famiglia, al centro dell'attenzione fin dai suoi primi lavori. "Gli adolescenti sono parte della famiglia, e quella che mi interessa raccontare è una famiglia non disfunzionale che si ritrova coinvolta in situazioni problematiche. Situazioni che ogni genitore spera di non vivere mai, come nel caso di Una figlia".
Il regista ci tiene, però, a ribadire che il suo sguardo sull'adolescenza è privo di giudizio e non vuole fornire risposte certe, ma piuttosto stimolare la riflessione nello spettatore affinché ognuno, in cuor suo, fornisca le proprie di risposte. "Per quest'ultimo film ho lavorato con giudici minorili, assistenti sociali, psicologi, proprio nel rispetto del realismo. Ho una figlia di 18 anni e vivo le stesse paure di ogni altro genitore che sono state sempre le stesse, ma oggi ad amplificare il malessere giovanile c'è una componente ulteriore che sono i social media".
Per il regista oggi i giovani "a-socializzano" incollati al pc invece di uscire nel mondo reale "e questo crea uno scollamento con la realtà. Molti ragazzi vivono una vita parallela, a questo si aggiunge l'eco-ansia, la paura del futuro, che provoca turbanti ulteriori. I giovani rappresentano il nostro futuro perciò voglio continuare a raccontarli nei miei film così come sono, una realtà in continua evoluzione".