Recensione Accused (2005)

Superata la prima metà del film, il regista sembra fare una scelta ben precisa, ovvero quella di non osare mai e non tentare mai di andare oltre gli aspetti più superficiali della sua storia .

Una famiglia sotto accusa

Accused (in originale Anklaget) rappresenta l'esordio alla regia del danese Jacob Thuesen, montatore piuttosto celebre in patria soprattutto grazie alla collaborazione con Lars Von Trier. La narrazione prende il via quando nella vita della coppia felice composta da Henrik e Nina cala la disperazione in seguito all'accusa di violenza sessuale sporta della figlia quattordicenne Stine nei confronti del padre. Henrik verrà arrestato, processato e dichiarato innocente, ma questo non basta a riportare le cose come erano prima al lavoro come tra gli amici, nel vicinato come nella sua stessa famiglia.

Il soggetto da cui parte il film non è certo originalissimo ma potenzialmente ricco di spunti interessanti: la partenza è interessante anche grazie alle buone interpretazioni dei protagonisti ed alcune scelte sono davvero molto azzeccate, come quella di non mostrare mai la figlia fino al processo, e quindi metà della pellicola, rendendola così una presenza incombente e quasi spettrale all'interno della famiglia e della sceneggiatura. Superata la parte del processo, il regista sembra fare una scelta ben precisa, ovvero quella di non osare mai, non tentare mai di andare oltre gli aspetti più superficiali della sua storia e soprattutto di trattare un argomento rischioso e sempre attuale senza mai infastidire, preferendo piuttosto girare e portare avanti la storia esattamente così come ci si aspetterebbe.

Non mancano alcune scene comunque interessanti, come appunto il confronto tra padre e figlia da cui emerge finalmente la verità, ma è il senso stesso della pellicola a scadere diventando a tratti quasi un banalissimo thriller psicologico, quando invece la partenza prospettava un intelligente dramma familiare e per alcuni attimi aveva mostrato addirittura lo spiraglio di una profonda analisi della vita di un uomo innocente ma comunque vittima del pregiudizio altrui.
Fece scandalo qualche settimana fa la reazione del regista alla comunicazione che il suo film sarebbe stato in concorso a Berlino: sembra che alla piacevole sorpresa si fosse aggiunta anche una punta di perplessità sulla effettiva qualità del suo stesso film. C'è da dire che almeno in questo caso capiamo perfettamente quello che il regista aveva lasciato intendere.

Movieplayer.it

2.0/5