Una falsa partenza
Dopo l'inaspettato ed incomprensibile successo di Santa Maradona, il regista e sceneggiatore Marco Ponti ci riprova con un secondo film sulle inquietudini di un trentenne indeciso tra il suicidio e il viaggio intorno al mondo.
In una Torino di periferia popolata da strani personaggi in perenne ricerca di soldi, vive Dante, giovane pony express in bicicletta che, stufo di un'esistenza anonima e monocolore, s'indebita con un manipolo di loschi individui per pagarsi la fuga verso una non precisata meta lontana. Ma la sfortuna lo perseguita in patria come all'estero, dove per uno scambio di bagagli all'aeroporto di Barcellona finisce in una cella, senza più soldi né sogni in tasca. In parallelo viene raccontata la storia di Nina, hostess spagnola svampita ed ingenua che, a causa di uno sciopero prolungato che paralizza il trasporto aereo nazionale, si trova bloccata nella città piemontese dove, nella hall di un grand hotel senza più alcuna camera disponibile, incontra Tolstoj, lo zio di Dante, che le offre una sistemazione provvisoria proprio nella stanza del nipote in viaggio. È così che Nina, senza farsi troppe domande e senza darsi alcuna risposta, accetta l'invito trovandosi così gettata in un microcosmo abitato da delinquenti, sbandati e personaggi sopra le righe a partire dall'incontro ravvicinato con Dante, di ritorno dalla rocambolesca avventura all'estero, di cui s'innamora respirandone il disordine fisico e mentale della sua stanza e leggendone i diari. Tutto ciò che segue, spinto da un ritmo frenetico ed incalzante, è la fuga dai ricattatori e lo studio di un piano per recuperare i soldi.
Libero De Rienzo, irritante in Santa Maradona, è qui più contenuto pur senza rinunciare alle battute che raggiungono solo i personaggi del film lasciando freddi ed impassibili gli spettatori. La candida Vanessa Incontrada sprofonda tra le braccia del disorientato Dante fin da subito, lasciandoci il mistero di una simile attrazione. I personaggi di contorno, come l'ipnotico portiere dello stabile, il taxista sull'orlo di una crisi di nervi, e lo zio saggio, sono macchiette senza spessore. Non manca poi la canna scacciapensieri, il pasticcone ravviva colori e lo sfogo anti Berlusconi, bersaglio ormai troppo facile.
Il ritmo è veloce, sempre di corsa, con il fiatone, alla ricerca di uno stile personale ed accattivante che finisce per proporre un'estetica da videoclip.
La trama risulta, infine, inverosimile e un po' forzata con trovate incomprensibili più che geniali, come l'ingresso notturno al museo egizio, trasformando in colpo gobbo quello che è studiato e montato per essere invece il colpo grosso del film.