David E. Kelley è un prolifico showrunner televisivo. A lui dobbiamo, per chi non lo sapesse, gran parte dei più importanti legal drama degli ultimi trent'anni - Chicago Hope, The Practice, Boston Legal, Ally McBeal, Boston Public, Goliath - e alcune tra le miniserie più chiacchierate e acclamate - Big Little Lies, The Undoing, Nine Perfect Strangers. In attesa di Presunto Innocente su Apple TV+ lo ritroviamo su Netflix due anni dopo Anatomia di uno scandalo e il rilancio televisivo di Avvocato di Difesa con una nuova miniserie attualissima e satirica. Ne parleremo nella recensione di Un uomo vero, disponibile sulla piattaforma dove ovviamente è presto balzata in Top 10, complice l'argomento trattato in modo quasi farsesco e il cast stellare coinvolto, capitanato da Jeff Daniels.
Una trama attuale
La trama di Un uomo vero è chiaramente satirica fin dal titolo, adattamento dall'omonimo secondo romanzo di Tom Wolfe (A Man in Full in originale). Al centro il personaggio interpretato da un grandissimo Jeff Daniels, ovvero Charlie Croker, magnate immobiliare di Atlanta che dopo un'ascesa vertiginosa grazie alla quale si è inimicato molte persone per via del suo carattere che si è fermato al secolo precedente, sta per subire un'altrettanto potente caduta in disgrazia per bancarotta, poiché non in grado di restituire un miliardo di dollari del prestito concesso dalla banca.
Non è l'unica vita che sta per essere messa sottosopra: Conrad Hensley (Jon Michael Hill), il marito della receptionist dell'azienda di Croker, Jill (Chanté Adams), viene arrestato per aver dato un pugno a un poliziotto bianco dopo un malinteso dovuto al sequestro della sua auto parcheggiata e rischia di finire in prigione per via di un giudice bianco fin troppo zelante. A provare ad aiutarli sarà Roger White (Aml Ameen), il consulente legale dell'azienda pur non essendo un avvocato penalista e dovendone subire le conseguenze, interrogandosi se abbia compiuto la scelta giusta nella vita su da che parte stare e per che tipo di uomo lavorare, al contrario dell'amico Wes Jordan (un sempre più lanciato William Jackson Harper), in lizza per essere eletto sindaco di Atlanta.
La satira della contemporaneità
Jeff Daniels, dopo le commedie (e i dramedy) al cinema dimostra ancora una volta di cavarsela molto bene con toni decisamente più drammatici, come già visto in The Newsroom, The Looming Tower e American Rust, anche se in Un uomo vero vira maggiormente sul farsesco, quasi grottesco e caricaturale. È una scelta voluta tanto dal creatore David E. Kelley quanto dai due registi che si sono divisi i sei episodi, Regina King e Thomas Schlamme: due punti di vista quelli dietro la macchina da presa, una donna nera e un uomo bianco, scelti non a caso per riuscire a mostrare tutte le sfaccettature del difficile mondo che abitiamo oggi. È questo che principalmente vuole fare Kelley con la sua penna sopraffina e tagliente, che spesso parla di minoranze, di discriminazioni, di disparità sociale e qui riesce a farlo meravigliosamente grazie al variopinto gruppo di personaggi messi in campo e allo sviluppo delle loro storie, non sempre in positivo.
Un cast stellare
Jeff Daniels è circondato da un cast altrettanto stellare: Diane Lane è la prima moglie di Charlie, Martha, che gli ha dato Wally, un figlio adolescente che lo guarda con perplessità; Sarah Jones è la seconda moglie, Serena, coniuge trofeo da esibire con gli amici e soprattutto coi nemici; Lucy Liu è Joyce Newman, la migliore amica di Martha mentre Tom Pelphrey (Iron Fist) è Raymond Peepgrass, avvocato della banca con una propria causa legale in corso che vuole farla pagare a tutti i costi a Charlie. Non è l'unico: il protagonista viene ottimamente caratterizzato come un uomo che non vuole accettare il tempo che passa, non solo sul proprio corpo ma anche nella mentalità. "Un uomo vero", come da titolo e secondo la propria visione della vita, schifato dalla deriva secondo lui degradante che ha preso la mascolinità oggi e che vuole difendere l'"avere le palle" davanti a tutto e tutti, anche agli esattori della banca.
Un uomo che non sa quando fermarsi e le cui scelte di vita gli si ritorcono contro tutte insieme, quasi vittima di un karma simbolico. L'Atlanta non è certamente quella che abbiamo visto nella serie omonima di Donald Glover eppure è facile ritrovarvi l'ironia farsesca delle differenze razziali dell'America contemporanea, di quelle tra uomini e donne e del senso di comunità della popolazione. Un modo per riflettere sulle contraddizioni della vita odierna, scontrandosi faccia a faccia (sullo schermo) con l'attualità e tutte le sue idiosincrasie e i suoi anacronismi. Un uomo vero funziona perché pur non essendo tratto da una storia vera, potrebbe esserlo benissimo e tutti ci crederebbero. Anzi, molti lo penseranno durante la visione, ne siamo certi.
Conclusioni
Alla fine della recensione di Un uomo vero non possiamo che ribadire come David E. Kelley abbia creato un altro gioiello di scrittura corale e satirica che guarda con perplessità al mondo di oggi. Tutte le follie dell’umanità si incontrano e scontrano in questo teatro dell’assurdo che parla di attualità e dei personaggi che la abitano, da un grande Jeff Daniels ad un’affascinante Diane Lane fino ad un ottimo Tom Pelphrey. La regia di Regina King e Thomas Schlamme risulta tagliente tanto quanto la scrittura di Kelley, maestro nel raccontare tutte le contraddizioni della Legge americana.
Perché ci piace
- Jeff Daniels è gigantesco.
- Il cast stellare non solo nei nomi ma anche nelle interpretazioni.
- L’altra faccia di Atlanta mostrata nella miniserie.
- Il tono farsesco del racconto…
Cosa non va
- …che potrebbe non essere apprezzato da tutti.
- Alcuni membri del numeroso cast meno valorizzati come Jerrika Hinton e Lucy Liu.