Un padre in fin di vita, colpevole solo di aver lavorato nel posto sbagliato, un figlio il cui futuro ogni giorno sembra più lontano che si barcamena per diventare un attore senza troppe speranze di riuscirci si rincontrano sullo sfondo di Casale Monferrato, cittadina in provincia di Alessandria messa in ginocchio dalla presenza di un'azienda, l'Eternit, che ha ucciso migliaia di persone a causa delle letali polveri d'amianto che i suoi operai respiravano senza sapere delle tragiche conseguenze che avrebbe portato. Marco D'Amore, il Ciro "Immortale" di Gomorra - La Serie, e il suo amico d'infanzia e cineasta Francesco Ghiaccio hanno deciso di dare voce, con il lungometraggio da loro scritto Un posto sicuro, al dramma delle famiglie casalesi che sono state un esempio di grande battaglia sociale (e legale).
L'Eternit, infatti, è stata chiusa negli anni '80 ma il processo che hanno messo insieme tutti gli ex lavoratori colpiti a morte dalle polveri sottili si è concluso, senza lieto fine, solo nel 2014 quando la Cassazione ha annullato il maxirisarcimento di 100 milioni di euro per le vittime dell'amianto, precedentemente deciso in appello, perché il reato è caduto in prescrizione.
Un monologo di verità
Sono due i protagonisti principale del film di D'Amore e Ghiaccio il cui titolo, Un posto sicuro, ha il sapore dell'ossimoro e della speranza: da una parte c'è Luca (Marco D'Amore) e dall'altra c'è suo padre interpretato da Giorgio Colangeli che ha ammesso alla conferenza stampa romana_ "Inizialmente ho tentennato un po' davanti al copione ma poi ho apprezzato il lavoro di Marco e Francesco perché si basava sull'esperienza umana senza orientarsi per forza su una tesi. Inoltre ho amato molto l'orgoglio con cui il personaggio parla del suo lavoro che da principio prometteva benessere". A proposito di "esperienza umana" D'Amore ha sottolineato che "Il monologo in cui il padre ricorda la fabbrica non è altro che la trasposizione federe delle parole pronunciate davanti a me e a Francesco di Nicola Pondrano, reale ex-operaio dell'Eternit in prima fila nella lunga battaglia contro l'azienda"_.
Il lato umano della vicenda
Marco D'Amore e Francesco Ghiaccio hanno cominciato due anni fa a scrivere Un posto sicuro che non è altro che un puzzle di tutte le testimonianze che l'atto-sceneggiatore ha raccolto presso i casalesi: "Ci siamo nutriti della realtà" ha ammesso l'attore "Non ho scoperto nulla dalle pagine giudiziarie del maxiprocesso tutto quello che so, tutto quello che c'è nel film l'ho estrapolato da chi ha vissuto il dramma in prima persona. La storia, sia a me che a Francesco, ci affascinava perché tratta del pubblico che influisce sul privato, lo contamina di malumore, lo disgrega. È una vicenda che ruota sull'idea che il popolo debba decidere della propria sorte, rivendicando anche nel dolore il suo diritto" e, aggiunge il regista Ghiaccio _"Il dolore era davvero forte dai racconti, ma quelle sono persone con la schiena dritta".