Recensione Diario di una schiappa (2010)

Questo Diario di una schiappa, primo di una serie di film ispirati ai romanzi illustrati di Jeff Kinney, si rivela un bell'esempio di intrattenimento leggero ma intelligente, che esprime situazioni in cui tutti, bene o male, possono riconoscersi e ritrovare parti del proprio vissuto.

Un diario universale

Greg Heffley vuole essere un vincente: per questo la scuola media, per lui, è un banco di prova fondamentale. Il ragazzino ha visto i suoi coetanei trasformarsi nel giro di un'estate, e per questo sa che i rituali e i modi di comportarsi dell'infanzia non andranno più bene nel nuovo ambiente; alle medie non si può più dire "andiamo a giocare", perché la formula giusta è "andiamo a fare un giro", bisogna stare attenti a come ci si veste e alle persone con cui ci si fa vedere in giro. Solo così si può entrare stabilmente nella cerchia dei vincenti e lasciare ad altri quella degli sfigati. Sfortunatamente per Greg, il suo migliore amico Rowley, grasso e spontaneamente infantile nei comportamenti, non sembra aver compreso bene questi concetti, e continua ad esporre l'amico a una figuraccia dopo l'altra col giro delle persone "che contano". Greg, che vede frustrati e ridicolizzati uno dopo l'altro i suoi tentativi di acquisire popolarità (dal wrestling al teatro al servizio d'ordine studentesco) annota tutte le sue disavventure su un diario illustrato (che lui tiene a chiamare "giornale di bordo"); fin quando non si rende conto che, forse, la spontaneità di Rowley non è così disprezzabile, e che i nuovi rituali sono in fondo fatui e destinati a diventare presto inutili.


Leggerezza e accessibilità non sono necessariamente sinonimo di superficialità, e questo Diario di una schiappa, primo di una serie di film ispirati ai romanzi illustrati di Jeff Kinney (il secondo, già uscito, per le imperscrutabili logiche distributive di casa nostra sarà nelle sale tra appena una settimana) ne è un'ottima prova. I libri di Kinney, inaspettatamente assurti al rango di best seller negli Stati Uniti, sono concepiti come storie per (e sui) ragazzi in grado di essere lette ed apprezzate anche da lettori adulti, e questa prima trasposizione cinematografica, diretta da Thor Freudenthal, non tradisce questa impostazione. Si sorride ad assistere alle disavventure del giovane Greg attraverso prove e rituali in cui tutti, bene o male, possiamo riconoscerci e ritrovare parti del nostro vissuto; ma le vicende del piccolo protagonista e dell'inseparabile amico Rowley, pur eccessive e virate al grottesco, hanno come sfondo un ambiente credibile e ben definito, e ben riflettono il carattere di arena, spietatamente competitivo e soggiacente alla legge della giungla, che l'universo scolastico inizia ad assumere nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza. I prototipi letterari di Kinney (quattro, per ora, ma ne sono attesi altri due nei prossimi due anni) più che romanzi sono raccolte di brevi storie a sé, collegate dal trait d'union del diario scritto dal protagonista: la sceneggiatura di questo primo film, ispirato in gran parte alle vicende narrate nel libro originale, si sforza di dare una struttura più organica e coesa al tutto, concentrando l'attenzione sulla tormentata ma sincera amicizia tra i due piccoli protagonisti.

La regia opera una riuscita e gustosa commistione tra immagini dal vivo e tavole disegnate (ed animate) trasformando nei momenti clou gli attori negli stilizzati personaggi disegnati da Kinney, e dando al film un aspetto visivo accattivante, oltre ad un ritmo vivace e coinvolgente. L'alternanza tra immagini live action e animazione non è certo una novità nel cinema americano, indipendente e non, ma non si può non riconoscere quando un espediente del genere, come in questo caso, è utilizzato in modo espressivo e senza abusi. I divertenti flashback, le situazioni immaginate e sognate dal protagonista (gustosissima quella dei minuti iniziali, in cui Greg sogna il giorno in cui diventerà una star e potrà dare il suo vecchio diario in pasto ai giornalisti che gli chiedono del suo passato) uniti ad un'azzeccata fotografia, rendono Diario di una schiappa uno spettacolo decisamente gradevole per gli occhi.
La sceneggiatura rivela certo i suoi limiti nel mancato approfondimento di alcuni personaggi secondari (primo tra tutti quello della giovane Angie, interpretata dalla brava Chloe Moretz) e in una struttura in fondo prevedibile, che tuttavia nel finale evita sapientemente le trappole del buonismo. Un gruppo di giovani attori tutti efficaci (il protagonista Zachary Gordon, senza strafare, rivela di avere il volto e l'attitudine giusta per il ruolo) fanno il resto, per una pellicola che si rivela un modo piacevole, e non privo d'intelligenza, di passare un'ora e mezza all'insegna della spensierata rievocazione di situazioni più che mai universali.

Movieplayer.it

3.0/5