Dopo il successo della commedia corale La kryptonite nella borsa, fiction e sit-com innovative e spiritose, Ivan Cotroneo torna al cinema con Un bacio, tratto dal suo omonimo racconto pubblicato nel 2010.
Molto forti le motivazioni del regista napoletano che per il suo secondo lungometraggio ha pensato ad un film capace di (ri)aprire il dibattito sul bullismo e l'omofobia, un serio e disperato appello ai più giovani e, perché no, anche ai loro genitori.
Lorenzo, Blu e Antonio, i tre protagonisti di Un bacio, tentano con tutte le proprie forze di affermare la propria identità in un mondo che preferirebbe annullarli. Il film di Cotroneo è un invito a resistere nonostante tutto.
L'esigenza di essere diversi
Un bacio è prima di tutto un libro. A quali episodi di cronaca si è ispirato?
Ivan Cotroneo: Prima di tutto all'uccisione di un giovane californiano di nome Larry King, una storia che mi sono quasi sentito in dovere di raccontare. Spero che il film mi aiuti a creare un dialogo con i ragazzi che sono il mio punto di riferimento.
Monica Rametta: Il nostro obiettivo era raccontare la realtà dei giovani di oggi dall'interno accorciando le distanze. Non volevamo realizzare un documentario ma un film che fosse in grado di parlare ai ragazzi stessi.
Quindi è anche un progetto didattico?
Ivan Cotroneo: In qualche modo sì. Ci tengo a precisare che il bullismo non è solo omofobico ma anche sessista, legato all'apparenza fisica, al ceto sociale e a tante altre piccole differenze. Penso che i ragazzi si sentano molto toccati dalla storia di Un bacio che trovano molto aderente alla realtà. Purtroppo è quello che avviene quando non sono attrezzati a custodire la propria diversità.
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Lei e i giovani interpreti del film avete intrapreso un tour nelle scuole. Com'è stato accolto il film dagli studenti?
Il film è già stato visto da 2500 studenti e l'incontro con loro è stato bellissimo e sorprendente. Credo che sia utile per attivare un dibattito facilitato dai tre protagonisti del film che sono più o meno loro coetanei. Pensi che prima di sceglierli ai casting avrò selezionato più di 1500 ragazzi e molti di loro si sono presentati ai provini più per la volontà di partecipare ad un progetto contro il bullismo che non in quanto aspiranti attori.
Il tragico fenomeno dell'omofobia
Durante la proiezione stampa romana del film il bacio tra Antonio e Lorenzo è stato accolto dagli studenti con un boato. A cosa dobbiamo questa reazione così incivile?
Reazioni di questo genere non dipendono tanto dai ragazzi quanto da noi adulti che ci apostrofiamo continuamente davanti a loro con insulti di vario genere. In alcune sale dopo il dibattito con gli studenti qualcuno di loro si è alzato in piedi per fare ammenda ed esprimere il proprio rammarico per quella reazione. Il finale del film e le conseguenze tragiche che anche quella loro espressione di disgusto poteva generare serve a scuotere le loro coscienze.
Rimau Grillo Ritzberger: Ad ogni proiezione a cui abbiamo assistito le reazioni sono state diverse. Io ho 18 anni e chiedo ai miei coetanei di riflettere. A questa età abbiamo tante idee e tante prospettive che spesso non vengono comprese dagli adulti. Dobbiamo invece resistere e tenercele strette perché sono quelle che ci renderanno unici.
Leonardo Pazzagli : Ritengo il mio personaggio, Antonio, il braccio armato della società, ovvero colui che sarebbe veramente influenzato da chi reagisce al bacio con disgusto. Mi piacerebbe che i ragazzi smettessero di ghettizzare i diversi e avessero più coraggio di andare controcorrente.
Valentina Romani: Io volevo fare un appello alle mie coetanee: siate gelose del vostro corpo perché è la cosa più preziosa che abbiamo. Sarà nostro per tutta la vita ed il solo fatto che possa contenerne un altro vi dà l'idea di quanto sia importante.
Generazione 2.0
Non le sembra che i giovani di Un bacio siano un po' troppo concentrati su se stessi?
Ivan Cotroneo: No, sono semplicemente impegnati a sopravvivere. Di recente ho visto un film molto pertinente che si intitola Quel fantastico peggior anno della mia vita e che dà l'idea di come per i ragazzi gli anni del liceo corrispondano ad un vero incubo. L'adolescenza è l'età in cui si ha voglia di sentirsi parte di un tutto e si è alla costante ricerca dell'approvazione altrui. Solo tramite l'amicizia i ragazzi cominciano a sentirsi meno soli e meno infelici. Quando immaginano il futuro è solo per sfuggire al presente. Ne Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola c'è una scena in cui un adulto parlando ad una ragazzina che tenta il suicidio le dice: "Sei così piccola che non sai neanche quanto è brutta la vita" e lei risponde: "Evidentemente lei non è mai stato una ragazzina di 13 anni". E' l'intera società che non pensa ai ragazzi e non si impegna a migliorare il loro futuro.
Quanta cattiveria è presente nella storia di Un bacio?
Nel mio film ho evitato di soffermarmi sui bulli perché volevo evidenziare i meccanismi che possono innescare i social network e che noi adulti sottovalutiamo. Nella scena del film in cui Lorenzo mostra a Blu un sito dedicato ai giovani omosessuali che si sono suicidati volevamo ricordare i ragazzi che non hanno avuto il tempo di capire chi fossero veramente. Come dice Mika nella canzone della colonna sonora del film Hurt, quanto possono far male le parole! Come crede che possa sentirsi un giovane ancora alla ricerca della propria identità sessuale mentre guarda alla TV gente in piazza al Family Day con cartelli che sottolineano come gli omosessuali siano un sbaglio di natura?