Torino, 1967. Vittorio Costa, la sua compagna Anna e le figlie Benedetta, Marina e Clara sono appena tornati nel capoluogo piemontese, dove vive la madre della donna, da sempre invisa a Vittorio. I due sono costretti a continui spostamenti a causa del loro status di conviventi non sposati, in un'epoca in cui ciò, in Italia, è ancora fonte di scandalo: Vittorio, infatti, risulta ancora legalmente sposato a Francesca, una donna alla quale si era legato molti anni prima e che era sparita subito dopo il matrimonio, lasciando una lettera in cui dichiarava di aver fatto un errore. Torino, con la sua dinamicità e i suoi fermenti di modernità (siamo alla vigilia del Sessantotto) sembra accogliere la famiglia (di fatto) meglio della città di provincia da loro appena lasciata: ma, sotto l'apparenza di apertura, l'anima retrograda e provinciale che caratterizza la società italiana di questo periodo si rivela presente anche nella metropoli industriale. Il portiere dello stabile dove la famiglia va ad abitare inizia ad essere sospettoso nei confronti dei nuovi arrivati, mentre sul nuovo posto di lavoro di Vittorio, i responsabili ficcano il naso nel suo passato e scoprono il nome della donna a cui l'uomo risulta sposato. Nel frattempo, la figlia maggiore Benedetta conosce un ragazzo che rivela un certo interesse per lei, e viene inoltre a contatto con i fermenti e le nuove idee che caratterizzano l'ambiente scolastico, preludio alla vera e propria rivoluzione che si sarebbe verificata di lì a poco.
Nata col titolo Tutti i giorni della mia vita, Questo nostro amore è una nuova fiction in sei episodi, destinata alla prima serata di RaiUno e presentata, in anteprima, nella serata inaugurale del RomaFictionFest. L'episodio di apertura della miniserie, che è stato mostrato al pubblico della kermesse romana, rivela un prodotto molto "pensato", basato su un'attenta ricostruzione scenografica e su una minuziosa descrizione di un periodo cruciale della storia italiana (quello della fine degli anni '60): anni in cui convivevano profonde spinte innovatrici, che avrebbero visto protagonista, col suo entusiasmo rivoluzionario, la generazione dei nati nel dopoguerra, e la persistente arretratezza e chiusura di una società che scontava l'influenza di una cultura (quella cattolica) che aveva posto sotto tutela ogni singolo aspetto della vita dei cittadini. Narrativamente si rivela interessante, nella fiction, il confronto tra tre diverse generazioni, tutte e tre poste sotto la lente di ingrandimento nel momento del loro incontro: quella della madre di Anna, aristocratica e dal cuore appartenente al secolo precedente, ostile nei confronti di un Vittorio che ai suoi occhi è un libertino e uno sfaccendato, che ha trascinato sua figlia in una vita disonorevole; quella degli stessi Vittorio ed Anna, quarantenni borghesi che incarnano, in sé, le contraddizioni di tutta la società italiana del periodo, divisi tra l'esigenza di rispettabilità (impossibile, nella loro condizione) e la fascinazione di un vento di rinnovamento che soffia, trasversalmente, su tutte le generazioni; e infine quella di Benedetta (e in prospettiva delle sue sorelle minori) sempre più decisa a prendere in mano il suo futuro, e a rovesciare radicalmente un mondo adulto visto come assurdo e incomprensibile. Nonostante lo spessore dei temi trattati, la fiction diretta da Luca Ribuoli (giovane regista che ha già al suo attivo la seconda stagione de Il commissario Manara) adotta in realtà, nella sua impostazione di base, un tono da commedia. Questo è garantito, oltre che da un approccio leggero e ironico al materiale trattato, dalla simpatia del protagonista Neri Marcorè (affiancato dall'ottima controparte femminile Anna Valle) e dai rapporti da esso intessuti con una galassia di varia umanità, un po' caricaturale ma sostanzialmente credibile. Tra i comprimari che compongono quest'ultima, spicca ovviamente la già citata madre di Anna, oltre ai pittoreschi colleghi di lavoro e ai nuovi vicini di casa, una rumorosa (ma ovviamente retrograda) famiglia meridionale, destinata prevedibilmente ad alimentare gli sviluppi della trama negli episodi successivi. Sviluppi che comunque saranno condizionati, come ci svela il "cliffhanger" di fine episodio, dall'improvvisa apparizione della vecchia moglie di Vittorio, Francesca (col volto di Deborah Caprioglio) arrivata a sparigliare le carte, e a rendere vani i tentativi del protagonista di annullare il suo matrimonio. La sceneggiatura sembra così particolarmente attenta nel dosare i vari elementi e il peso dei diversi personaggi con cui la coppia protagonista (e i loro figli) vengono a contatto; mantenendo sempre un approccio leggero e adatto a un pubblico di famiglie, ma senza mai far mancare la credibilità. Vanno sottolineate inoltre, nei minuti finali, alcune interessanti soluzioni di montaggio, in cui si alternano le immagini della festa aziendale a cui partecipano Vittorio e Anna a quelle di Benedetta e dei suoi amici, a sottolineare l'inevitabile contrasto (che non diventa mai opposizione frontale) tra i due mondi. Una menzione va fatta infine alla colonna sonora, con le canzoni pop-blues della cantante Nadea che si accompagnano bene alle immagini, evitando nel contempo la didascalica sottolineatura delle stesse con sonorità troppo legate al periodo di ambientazione.Questo nostro amore: Un amore 'clandestino' nell'Italia che cambia
Presentata, in anteprima, nella serata inaugurale del Roma Fiction Fest, Questo nostro amore è una fiction ambientata alla fine degli anni '60, un periodo in cui, in Italia, forti spinte di trasformazione convivevano con una mentalità ancora provinciale e bigotta.