C'è poco da fare: la stop-motion al cinema ha una marcia in più. Stiamo parlando dell'animazione a passo uno, girata coi pupazzetti a 24 fotogrammi e micro-movimenti al secondo. Una tecnica sicuramente dispendiosa, ma che ripaga in termini artistici e di resa sul pubblico.
Tra i film animati più amati della storia figurano proprio molti titoli che l'hanno utilizzata. Ora alla lista aggiungiamo Tony, Shelly e la luce magica di Filip Pošivač, nelle sale italiane con Wanted Cinema, dopo i premi all'Annecy International Animation Film Festival e l'anteprima a Giffoni. Un titolo perfetto per il Natale.
Tony, Shelly e la luce magica: una storia per tutta la famiglia (disfunzionale)
Tony è un undicenne diverso dagli altri: brilla letteralmente di luce propria. I suoi genitori sono iperprotettivi e hanno paura che qualsiasi agente esterno possa fargli male e che i vicini possano prenderlo in giro per la sua diversità; così lo tengono rinchiuso in casa, legato ad una corda in modo che non possa allontanarsi troppo.
Il loro "piano" va in frantumi quando, poco prima delle festività natalizie, nel palazzo dove abitano arriva Shelly. Una ragazza eccentrica con madre ex ballerina depressa al seguito; ha anche una torcia speciale che crea figure che solo i due bambini riusciranno a vedere attraverso la fantasia. Da quel momento la crescente amicizia tra i due li porterà ad instaurare un rapporto speciale che vada contro i dettami delle rispettive famiglie, alla scoperta dei segreti del condominio, incluso lo scantinato dove il custode sembra tenere rinchiuso lo spirito che ricopre di oscurità tutti gli inquilini.
Un film animato coraggioso, per tutte le età
Ciò che sorprende di Tony, Shelly e la luce magica è soprattutto il coraggio di parlare di temi "scomodi" come la depressione, la solitudine, l'oscurità presente in ognuno di noi. Di rapporti tra genitori e figli non sempre idilliaci, bensì a volte tossici e disfunzionali.
Tra i sentimenti preponderanti nel film non mancano ovviamente l'amicizia e l'affetto dei propri cari, resi ancor più genuini dall'utilizzo della tecnica stop-motion. "Quando un pupazzo si muove, negli occhi dei bambini e degli adulti si accende una scintilla perché racchiude qualcosa di molto più drammatico": queste le parole del regista sulla tecnica utilizzata. In alcune sequenze la pellicola si rivela quasi horror, per come va ad indagare le paure più recondite di grandi e piccini eppure allo stesso tempo è adatto a tutte le età: per questo consigliamo le famiglie di andare a vederlo tutti insieme.
Una resa visiva che omaggia il passato e guarda all'oggi
Sono chiare, via via che si dipana il film, le ispirazioni a classici del passato: Coraline e la porta magica, a Nightmare Before Christmas e La sposa cadavere, ma anche ai nerini del buio de Il mio vicino Totoro; e quindi a Tim Burton, Henry Selick capisaldi del passo uno e Hayao Mizayaki Maestro dell'animazione in 2D.
Qui ritroviamo le loro linee sproporzionate e a volte spigolose, i loro ambienti stilizzati, l'elemento horror racchiuso in ciò che si nasconde dentro il palazzo e terrorizza i protagonisti. Il mondo là fuori spaventa meno se lo si affronta con un amico accanto. Il regista ceco sembra aver imparato la lezione dei suoi predecessori ma riuscendo anche a metterci qualcosa di proprio, soprattutto nei rapporti familiari così poco lusinghieri per i genitori raffigurati, perché preda delle stesse paure dei più giovani.
Un film che riesce a raccontare con delicatezza la diversità, che si rivela un dono prezioso; la forza dell'immaginazione, più potente di qualsiasi oscurità che appiattisce le nostre vite man mano che diventiamo adulti, non riuscendo a distinguerne più i colori. Il valore dell'amicizia che a volte è un'àncora di salvezza in mezzo ad un ambiente familiare che ci soffoca, spesso per troppo amore o troppo egoismo. Tra denuncia sociale e trovate curiose, il film è un vero proprio abbraccio in stop-motion per tutta la famiglia.
Conclusioni
Tony, Shelly e la luce magica è un film d’animazione letteralmente per tutta la famiglia dato che per argomenti, tipo di racconto, coraggio nelle tematiche affrontate e nel modo in cui le affronta – anche attraverso l’horror – riesce a dire qualcosa di rilevante tanto ai grandi quanto ai piccoli spettatori. Lo fa attraverso una resa visiva che viaggia tra Tim Burton, Henry Selick e Hayao Miyazaki: un mix irresistibile per gli appassionati.
Perché ci piace
- La scelta della stop-motion come tecnica.
- Le tematiche della solitudine, della depressione e dell’amicizia.
- Le ispirazioni dalla storia dell’animazione e come vengono sfruttate.
Cosa non va
- Potrebbe lasciare interdetti in qualche frangente, chi non avvezzo a questo tipo di tecnica e di narrazione.