Toni D'Angelo: 'La mia Clara racconta la malattia della provincia'

Il regista presenta in Concorso al Noir in Festival il suo L'innocenza di Clara pensando già a un futuro che lo vede impegnato in un melò poliziesco.

Dopo il suo primo lungometraggio Una notte, con il quale ha esordito alla regia nel 2007, Toni D'angelo è tornato dietro la macchina da presa per dedicarsi a una storia dalle atmosfere profondamente diverse. Per questo, abbandonate le ambientazioni napoletane e il gruppo di quarantenni in stile il Grande Freddo, sceglie d'indagare nei misteri legati alla seduzione femminile e a danni irreversibili causati da questo nell'universo maschile prendendo in prestito un fatto di cronaca realmente accaduto. L'innocenza di Clara, distribuito da Istituto Luce con sei copie dal 13 dicembre, racconta la personalità leggera e ambigua di Clara, una donna dal fascino biondo arrivata a sconvolgere la tranquilla monotonia di un piccolo centro nel cuore della Lunigiana. Così, all'ombra delle cave di Carrara, si svolge un dramma della gelosia destinato a mutare il destino di Maurizio e Giovanni, mentre l'oggetto del contendere rimane immobile a osservare gli eventi drammatici causati dal suo arrivo. A presentare in esclusiva il film al Noir in Festival è il regista e il cast composto dalla "seduttrice" Chiara Conti e dai co-protagonisti Alberto Gimignani e Luca Lionello.

Dal tuo primo film sono trascorsi cinque anni in cui hai lavorato a lungo proprio su L'innocenza di Clara. Com'é stato costruito questo film? Toni D'Angelo: Tutto nasce da una storia vera che ho visto in televisione di notte. Mi ha interessato il fatto che una donna sia stata arrestata e condannata a quattordici anni per essere stata il mandante morale dell'omicidio del marito. Ero incuriosito di capire come, da un desiderio inconsapevole, potesse scaturire un reale assassinio. Inoltre era da tempo che cercavo un noir e questa storia mi ha permesso di confrontarmi con il genere, quindi c'erano tutti gli elementi per iniziare la scrittura. Poi, naturalmente, il film è molto diverso dal fatto di cronaca, visto che la protagonista si macchia solo del reato di voler essere amata a tutti i costi.

L'ambientazione è quella solitaria e inospitale delle cave di Carrara. Quanto ha influito la natura circostante sull'atmosfera della vicenda? Toni D'Angelo: Ho voluto ambientare tutto a Carrara perché cercavo un luogo il più possibile maschilista in modo inconsapevole. Nel sud non lo avevo trovato perché lì c'è fin troppa consapevolezza. Attraverso degli amici, poi, ho scoperto questo mondo delle cave dove la presenza femminile è storicamente esclusa. Per questo motivo, fin dalla sceneggiatura, era assolutamente chiaro che Clara dovesse arrivare in quell'ambiente con un look totalmente inadeguato. Questo serviva a esprimere la sua estraneità e l'impatto dirompente della sua apparizione in un ambiente così chiuso ed esclusivamente maschile.

Clara è una donna ambigua che agisce sempre attraverso il corpo e lo sguardo. Come é stato costruito il personaggio? Chiara Conti: Clara è una persona che non ama, ma vuole solo essere al centro della vita di chiunque. Per fare questo usa qualsiasi stratagemma, soprattutto quello di trasformarsi a seconda dei gusti di chi incontra. Così, di volta in volta diventa una moglie affidabile o un'amica fedele a seconda dell'esigenza di chi ha davanti solo ed esclusivamente per il gusto di circuirlo. La sua innocenza, se vogliamo, è nel non capire il potere che può esercitare e l'effetto che può avere sulle vite degli altri.

Non hai avuto timore a interpretare questo tipo di donna? Chiara Conti: Il ruolo della femme fatale è affascinante, ogni attrice desidera viverlo e capirlo. Io mi sono innamorata di lei immediatamente, per questo motivo ho voluto andare fino in fondo in una storia che noi donne conosciamo bene anche solo per sentito dire. Personalmente, se mi annoio, a differenza di Clara, preferisco sperimentare su di me e non su gli altri.

I personaggi maschili, all'apparenza solidi, vengono sconvolti dall'arrivo di una donna che li spinge a dare voce a un'aggressività nascosta. É in questo rapporto manipolato che si rintraccia l'elemento noir del film? Alberto Grimignani: L'aspetto noir viene fuori solo perché un elemento catalizzatore s'inserisce in modo inaspettato nella quotidianità di questi uomini. Siamo chiusi in un luogo circoscritto, attaccati alle nostre tradizioni e per questo rimaniamo tranquilli. Solo quando si presenta l'elemento dissonante vengono fuori tutte le pulsioni tenute sotto controllo, ma che albergano in ognuno di noi.
Luca Lionello: Credo che l'uomo, inteso come genere umano, tenda a riempire istintivamente il vuoto. E questa sceneggiatura naturale che Toni ha che ha creato intorno ai personaggi ci ha molto aiutato a raccontare cosa c'è in questo vuoto. Una volta che lo riempi, il bene e il male sono divisi da una sottilissima garza e non sai più come comportarti nemmeno con gli affetti più solidi. Credo che, alla fine, sia un film sulla banalità del male.

Da cosa nasce questa voglia di noir? Toni D'Angelo: Io credo che il noir sia un non genere dove, prima di tutto, viene messa in evidenza l'atmosfera. Ed effettivamente con questo film m'interessava raccontare quanto il luogo fosse malato e potesse influenzare tutti i personaggi. In questo caso il non detto diventa ancora più forte del detto e l'incomunicabilità è l'elemento che sono andato a ricercare attraverso ben tre montaggi. Perché ho scelto il noir? Non lo so, posso dire che ho voglia di fare cose diverse per mettermi in gioco e costruire il mio percorso.

Ogni protagonista ha il compito di incarnare un modello umano ben preciso. Come hai scelto il tuo cast? Toni D'Angelo: Per quanto riguarda gli attori li ho cercati attraverso molti provini, non facendo esclusioni, se non per quelli che si sono presentati con l'agente. Quello con Chiara è stato un incontro immediato in cui ho capito fin da subito di aver trovato la mia protagonista. Le ho fatto un provino con Lionello che, a dire il vero, non era previsto nel mio film. Lui si e presentato dicendo che era nato per interpretare Giovanni, regalandomi un provino così profondo da inserirlo di sana pianta nel film. Per quanto riguarda Alberto, invece, mi serviva il classico tipo bello, fico e cornuto.

Quali progetti ti aspettano dopo l'uscita de L'innocenza di Clara? Toni D' Angelo: Ho già scritto un meló ambientato in un contesto in poliziesco. Le riprese dovrebbero iniziare verso la fine del 2013 e si tratterà di un progetto più ambizioso per il quale dovrò selezionare un cast abbastanza commerciale e fare delle scelte meno estreme dal punto di vista autoriale. Per ora nel progetto è stato coinvolto solamente Francesco Di Leva.