Palma d'Oro al Festival di Cannes 2021, premio assegnato dalla giuria presieduta da Spike Lee, Titanie, secondo film di Julia Ducournau, arriva nelle sale italiane il primo ottobre distribuito da I Wonder Pictures, dopo essere stato proiettato in anteprima nazionale al Cinema Troisi dal 21 settembre.
Dopo il bellissimo esordio Raw, la regista francese torna a parlare di corpo e mutazione, questa volta raccontando la storia di Alexia (Agathe Rousselle), ragazza che da piccola è rimasta coinvolta in un incidente e da allora vive con una placca di metallo nella testa. Più dell'evento traumatico a turbarla davvero è il rapporto praticamente inesistente con il padre, che sembra negare la sua esistenza, non avendo nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi.
Alexia si esibisce ballando sulle auto e parla molto poco. Quando incontra il pompiere Vincent, interpretato da Vincent Lindon, tutto cambia: lei ha problemi con la figura paterna, lui cerca disperatamente suo figlio. Queste due persone alla deriva in qualche modo riescono a vedersi, a comunicare. Abbiamo parlato del film con l'attore, arrivato a Roma in occasione dell'inaugurazione della sala Troisi, progetto realizzato dal Piccolo America.
Intervista a Vincent Lindon
Titane, la recensione: donna, rinascerai con dolore
Titane e l'essere padre
A Venezia 2021 abbiamo parlato di cosa ci vuole per essere un buon leader. Stavolta parliamo di che cosa ci vuole per essere un buon padre.
Mi fa ridere perché me lo chiedi come se io fossi un manuale. Non so cosa ci voglia per essere un buon padre, il mio personaggio nemmeno. Non vuol dire niente essere un buon padre: dipende dai genitori e dai figli. Non si tratta soltanto di amare, ma di saper amare in modo da poterli aiutare. Non siamo tutti uguali, i genitori non sono tutti uguali, i figli non sono tutti uguali. Non si vuole bene ai figli allo stesso modo e ogni bambino ha le sue esigenze. Dipende tutto dall'amore. In questo film la cosa veramente importante è sempre l'amore. Che sia amore paterno o filiale. L'amore per la vita, per il futuro. Senza amore non possiamo fare niente. Queste due persone sono totalmente sole, senza amore: uno ha perso una persona molto cara, l'altra non è stata amata da suo padre. Sono alla deriva. E quando si incontrano si nutrono l'uno dell'altra. E all'improvviso ritrovano la voglia di vivere. Vivere bene credo significhi avere amore. Non si limita a questo, ma è una condizione necessaria. Non è sufficiente ma è necessario. Una vita senza amore non è una vita: è una vita da cani.
Titane e la Macarena
La scena della Macarena è già cult: come l'avete realizzata?
È stato difficile, perché in questo film ho dovuto cantare e ballare. Detesto ballare e non so cantare bene. Quindi avevo molta paura. Ho ascoltato molto, molto, molto, molto la musica, ma è stato davvero difficile perché, visto che interpreto un pompiere, dovevo contemporaneamente cantare e fare la rianimazione alla persona che stava morendo. Sono due cose diverse. È come quando fai così e così. Non riuscivo a separare i movimenti. Dovevo fare questo e cantare. All'inizio facevo così. Ma Julia mi ha detto che dovevo farlo più dolcemente. È molto difficile, vedi, accelero anche adesso. Sono diventato pazzo. Julia era accanto alla camera, molto vicino: la guardavo e lei mi dava il tempo. Non so come ho fatto. Se dovessi rifarlo non saprei come. È strano come quando ti dicono "motore e azione" riesci a fare delle cose che poi ti chiedi come ci sei riuscito. Tanto ormai è nel film.
Titane e le nuove generazioni
Dopo tutto questo dolore, queste trasformazioni, le nuove generazioni secondo te nasceranno con la schiena di titanio e saranno più forti?
Non so se sarà una generazione più forte di questa, ma avrà bisogno di una forza più grande. Avranno bisogno della stessa forza della generazione che ha fatto la guerra, che ha tirato fuori un'energia e un eroismo incredibili. Non so cosa succederà tra 20-25 anni, ma se continua così sarà come quando leggendo 1984, il libro di fantascienza, abbiamo detto: "Ma è impossibile, non succederà mai". E invece l'abbiamo superato, siamo andati oltre il libro. Dunque: gli esseri umani avranno parti in titanio o in acciaio? Come funzionerà il cervello? Per parlare al telefono faremo così? Pagheremo con il dito o con la retina degli occhi? Non ne ho idea. Non ci sarò per vederlo.
Quando dico sì a un film è perché ha un aspetto sociale molto importante. Attraverso il genere e la regia incredibile questo film parla della contemporaneità. Julia è una visionaria, anticipa i tempi: intravede qualcosa che potrebbe succedere. Mi interessa questo tipo di film. Quei film che, rivedendoli tra 10-15 anni, ci faranno dire: "Lei l'aveva detto". Mi piacciono le persone che intuiscono le cose: potrebbe accadere o no. La cosa interessante è vedere oltre il proprio naso. Non mi interessa vedere la vita troppo da vicino: mi piace chi cerca di intravedere il futuro. E che osano parlarne, anche se non è sempre roseo. Bisogna parlare e comunicare, dire ciò che si pensa, progredire, fare ricerche, farsi delle domande. Evocare delle sensazioni e vedere cosa succede. Ecco perché sono contento di essere "un artista": penso che gli artisti, i registi, le attrici, gli attori, gli scrittori e le scrittrici, i pittori, i musicisti e le musiciste abbiano come missione accompagnare la loro generazione, metterci in guardia. Credo sia molto importante. È per questo che faccio questo mestiere, altrimenti farei dell'altro. Mi interessano le persone, gli esseri umani. Quindi non potrei fare altro che il cinema per donare dei sogni e far riflettere. Altrimenti farei l'avvocato o il dottore per salvare la gente. Qualcosa per abbracciare e aiutare gli esseri umani. Amo quando mi aiutano. Adoro quando la gente mi aiuta. Non dirò l'ultima frase del film, ma è bellissima. Fa sperare.