Arriva a Roma Timothy Olyphant, 39enne attore originario delle Hawaii. Lo abbiamo conosciuto sullo schermo come oscuro personaggio nel sequel Scream 2 (1997) per la regia di Wes Craven; successivamente lo ricordiamo nello spassoso Go - Una notte da dimenticare di Doug Liman (1999). Dopo essere apparso in una serie infinita di ruoli minori in film come Fuori in 60 secondi (2000), l'attore è stato scelto tra i protagonisti della serie western Deadwood (2004).
Ultimamente ha dato del filo da torcere all'eroe Bruce Willis nel quarto capitolo di Die Hard (Die Hard - Vivere o morire); adesso da cattivo passa ad eroe, vestendo i panni di uno degli assassini più famosi del mondo dei videogiochi, l'Agente 47.
Quando arrivano i complimenti su come l'attore sia riuscito a dare umanità al suo personaggio, Olyphant ringrazia e aggiunge: "Cerco sempre di approfondire il ruolo che vado a interpretare. Mi chiedo di cosa parli la storia e mi concentro sullo script e sul soggetto. Nel caso di Hitman ho tentato di ignorare quello che già si conosceva di lui. Volevo apportare un approccio più fresco".
Nel film vediamo Olyphant con un insolito look: capelli rasati a zero e tatuaggio di un codice a barre sulla nuca. L'attore commenta al proposito: "Il tatuaggio era uno stencil: me lo ripulivano tutte le mattine con una salviettina imbevuta. I capelli? Non è stato troppo facile farli ricrescere!".
Gli chiediamo che tipo di lavoro fisico abbia fatto per trasformarsi nell'Agente 47:
"Il giorno dopo la firma del contratto - racconta Olyphant - ho cominciato subito con la palestra: lavoravo duramente, era terribile. Avevo dolori dappertutto ed era piuttosto imbarazzante! C'è voluto un po' per riprendermi. Ho fatto ben quattro settimane di pesi per aumentare la massa muscolare, che adesso è sparita altrettanto rapidamente. Sul set in Europa orientale ho avuto diversi consulenti di armi ed ero circondato da stuntmen professionisti: credo di aver imparato ogni singolo modo per uccidere un uomo. Ho chiesto "Dove eravate al college, quando questa roba mi serviva davvero?" ".
Parlando della forte fandom videoludica che ha seguito la gestazione del progetto, Olyphant confessa: "Ho scoperto da poco che esistono queste community, ma era meglio ignorare quello che si diceva riguardo alla mia scelta per il ruolo. Credo che ogni lavoro abbia la sua china scivolosa e allo stesso tempo che sia rischioso stare troppo attenti a quello che dicono tutti quanti".
"Fino ad ora non era stato reso onore a quella che era l'essenza del videogame - prosegue l'attore - un po' come è successo ai fumetti o alle graphic novel. C'è voluto del tempo. Xavier Gens (il regista del film, N.d.R.) mi ha spiegato come intendeva affrontare il film e ho capito che sarebbe riuscito a fare qualcosa di buono. Un film di classe, che fosse ricco nei suoi riferimenti cinematografici e che fosse guidato da una vera icona. Mi sono detto: se Xavier ci riesce, allora ne vale la pena".
Per quanto riguarda il personaggio del protagonista, rispetto al videogame un elemento delicato è proprio il volto dell'agente 47, che nel gioco resta misterioso, dato che l'eroe è sempre di spalle. Olyphant ha puntato sull'istinto: "Ho cercato di seguire degli istinti viscerali: quando ero un bambino schiacciavo le formiche, ho cercato di ritirare fuori quelle sensazioni. So che vuol dire fare l'attore: gli altri pensano che sia una cosa super cool, ma per me e i miei colleghi vuol dire alzarsi presto e andare a lavorare. Ho cercato di riportare questo nel personaggio".
Non manca, nei cronisti, l'interesse per il personaggio di Nika (Olga Kurylenko), la splendida conquista del protagonista del film. Ma Olyphant minimizza."Non bisogna esagerare con elementi romantici in un film che non lo è, altrimenti si rischia di tradire il personaggio e anche la storia che si vuole mettere in scena. Mi sono davvero appassionato a quest'uomo, un personaggio esperto nell'uccidere a sangue freddo, molto cool, che quando si siede al tavolo con una donna si agita e preferisce chiudersi in bagno a uccidere tre persone, perché è quella la cosa che lo rilassa, in fondo".
Infine, una parola su un altro ruolo carismatico recentemente interpretato da Tim Olyphant, quello del villain in Die Hard - Vivere o morire, e sul fascino che i personaggi malvagi esercitano sul pubblico. "Che dire, i cattivi piacciono anche a me, come a chiunque altro. Posso solo immaginare che noi tutti condividiamo questa speranza che possiamo migliorare. Il miglioramento dei cattivi è una proiezione di quello che pensiamo per noi. Poi c'è una percentuale, e spero che sia piccola, che s'ispira a certi personaggi perché pensa di poter uccidere e farla franca!".