Tienimi presente, recensione: il cinema italiano riparta da Alberto Palmiero

Il film d'esordio del trentenne regista è pure neorealismo post-moderno: un cosmo di ragazze e ragazzi che lottano per inseguire sogni giganteschi. Tra birrette e pasta al sugo. Presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Alberto Palmiero in Tienimi presente

Tienimi presente racconta di desideri giganteschi e di mondi piccoli. Racconta di scelte, di rinunce, di fughe e di tormenti. Tieni presente dell'esordiente Alberto Palmiero racconta di lui, scalcinato (aspirante) regista, ma anche di noi. Inguaribili sognatori fatti a pezzi da una vita che gioca sporco, che interroga senza mai rispondere. Pone l'accento sulla generazione di chi ha trent'anni, troppo in là con l'età, ma ancora troppo in dietro secondo gli standard di una società imposta e non corrisposta. E sì, senza dubbio i produttori Simone Gattoni e Gianluca Arcopinto c'hanno visto lungo nel talento di Palmiero, che oltre alla regia firma il soggetto e la sceneggiatura (insieme a Davide de Rosa) di un film che, senza strafare, si potrebbe addirittura considerare neorealista.

Tienimi presente: storia di un regista

Tienimi Presente
Alberto Palimero, attore e regista di Tienimi presente

Nel film, la vita e il cinema si confondono. Si mescolano, come se fossimo in un film di Woody Allen (quello degli esordi, però). Ma ad Alberto, interpretato dallo stesso Palmiero, il cinema "l'ha deluso". Sembra di sentire Carlo Verdone ne La grande bellezza, quando se ne va da Roma, stufo di una città che promette e non mantiene. A proposito: Carlo Verdone, oltre ad un certo Troisi, pare sia l'altra diretta influenza del regista. Alberto è casertano (di Anversa), ma trapiantano nella Capitale. La birretta a San Lorenzo, la pasta al pomodoro, il Centro Sperimentale, l'accredito alla Mostra del Cinema di Venezia, per fare rete, per farsi vedere.

Tienimi Presente Scena Film Alberto Palmiero
Un primo piano di Palmiero

Ma le cose non girano. La speranza di fare un film svanisce nell'ennesima telefonata che non arriva. Ad Alberto non resta che tornare giù, a casa da mamma e papà (interpretati dai veri genitori del regista, strepitosi), rifugiandosi nella "vita lenta" di una provincia dai contorni netti. Con lui gli amici di sempre, una ragazza appena conosciuta (Gaia Nugnes, che è la ragazza del regista) e un simpatico cagnolino che lo segue ovunque (Johnny, il cane del regista). La quiete, però, dura poco. Almeno per chi sogna in grande, almeno per chi accetta di affrontare i propri dubbi, sfruttandoli per ricominciare.

Credere nei sogni

Lo ha scritto direttamente Palmiero nelle note di regia: "Tienimi presente nasce da un periodo piscologicamente complesso". Con coraggio, miscelando l'umorismo alla frustrazione, il regista realizza un film a conduzione famigliare, scritto seguendo un'idea istintiva, capace di elaborare gli episodi realmente vissuti. Perché sì, affrontare i propri demoni e i propri dubbi non è mai facile, e ci vuole carattere per trasformare la difficoltà in una forza motrice. Girato con una troupe ridotta al minimo indispensabile (nonostante il supporto di Marco Bellocchio e Francesca Calvelli), il film identifica con lucidità e sincerità quel cosmo compresso di ragazze e ragazzi che si portano dietro l'ingombrante fardello di non volersi accontentare, dimostrando di esserci e di esistere, di meritarsi quel sogno chiuso in un vecchio cassetto. Nonostante tutto.

Il cinema italiano dovrebbe ripartire dai giovani

In mezzo c'è il fatidico posto nel mondo da trovare, e pure da difendere. Quel punto di partenza e quel punto d'arrivo di un viaggio sconnesso e leggero, segnato dallo sconforto di un trentenne come tanti, perfetto rappresentate di una generazione spaesata, abituata a vivere sull'orlo del precipizio. Perché la parola d'ordine è precarietà. Oggi c'è, domani chissà. Tienimi presente, dal tono allegro e scanzonato ma segnato dalla malinconia e dall'ansia, dimostra con intelligenza ed efficacia quanto i trentenni abbiano molte cose da dire. Cose interessanti, mai banali, quasi rivoluzionarie. Senza dubbio cose normali. Quella normalità sempre più rara in un cinema borghese che cerca a tutti costi l'effetto, ignorando una realtà ammaccata e disillusa che, però, non perde mai la voglia di sorridere.

Conclusioni

Alberto Palmiero e il coraggio di rischiare, ma anche il coraggio di rinunciare. Un cosmo perfetto, vero, che racconta i sogni grandi di una generazione fin troppo criticata, abusata, sfruttata. Tienimi presente è un esordio che funziona, dimostrando quanto il cinema italiano sia ancora in grado di offrire una narrazione fresca, nuova e meravigliosamente popolare.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La decisione con cui Palmiero ha portato avanti il suo sogno.
  • La precisione di tono.
  • La verità.
  • I corollario, strepitosi tutti.

Cosa non va

  • Un esordio che va supportato, nonostante i limiti del caso.