The Ugly Stepsister, recensione: la fiaba dark di cui abbiamo bisogno

Dal 30 novembre in sala, l'horror di Emilie Blichfeld che racconta la fiaba di Cenerentola vista sotto un nuovo punto di vista.

Una scena del film

Fin da piccoli le fiabe ci hanno narrato che la felicità per una donna passasse dall'incontro con un principe predestinato. Qualcuno che, ad un certo punto della nostra misera esistenza, ci avrebbe condotto nel suo castello concedendoci un futuro radioso. Beh, di balle ce ne hanno sempre raccontate tante e The Ugly Stepsister parla proprio di questo, di quei meccanismi malati che portano a desiderare qualcosa di irraggiungibile e menzognero, qualcosa di cui non abbiamo bisogno: la perfezione volta a compiacere.

The Ugly Stepsister Lea Myren Frame
Una scena di The Ugly Stepsister

Il film scritto e diretto da Emilie Blichfeldt è infatti un efficace prontuario di tutti quei processi grazie ai quali la società patriarcale ha dettato le regole del rapporto tra i sessi, spingendo le donne ad una forsennata corsa verso l'effimero, con l'illusoria promessa di essere amate, rispettate o anche solo considerate. Al cinema dal 30 ottobre questo lungometraggio risulta essere quindi molto più del solito intrattenimento di halloween: un'opera pop e al contempo femminista che inquieta con il reale mostrando l'assurdo.

Un nuovo punto di vista sulla fiaba di Cenerentola

The Ugly Stepsister Lea Myren In Una Foto Del Film
Il personaggio di Elvira

Elvira è una giovane donna che sogna di coronare il suo desiderio d'amore con il principe Julian, poeta per diletto ed erede al trono. L'occasione le si presenta quando insieme alla sorella si reca nella casa del nuovo marito di sua madre, un nobile che abita con la rispettiva figlia Agnes. Quando, poco dopo il matrimonio, il nuovo consorte muore, l'unica occasione di sopravvivenza per le donne sembra risiedere nel ballo che Julian ha indetto per scegliere la sua futura compagna. Agnese di sicuro la favorita e così Elvira, spinta da sua madre, inizierà un percorso fatto di privazioni e dolorosi interventi estetici, in bilico tra follia e brama di successo.

Patriarcato e pressione estetica nel racconto

La fiaba di Cenerentola è forse una delle più gettonate di sempre: una ragazza docile e gentile che, dopo aver subito incessanti vessazioni da parte di matrigna e sorelle cattive, trova la felicità tra le braccia del principe azzurro. Accantonando l'immaginario disneyano, che ad oggi è quello preponderante, scopriamo che quello dei fratelli Grimm, originatasi a sua volta da un'altra fiaba popolare, è invece oscuro e violento: una storia fatta di sopraffazione, sotterfugi, arti mozzati e bulbi oculari enucleati da graziose colombe. Insomma, un testo perfetto per un film horror, non solo per la componente gore ma perché le dinamiche tra i personaggi in gioco danno l'occasione di parlare di un mondo femminile sommerso e cupo, plasmato da una società patriarcale.

The Ugly Stepsister Lea Myren In Una Scena Del Film
Un'inquietante scena del film

Tutto questo viene rielaborato da The Ugly Stepsister in maniera chiara ed impeccabile spostando il focus della narrazione su una delle sorellastre anziché su Cenerentola. Il personaggio di Elvira, infatti, è tanto tragico quanto tristemente grottesco: vittima di un sistema che le ha sempre detto che per essere felice e riconosciuta avrebbe dovuto un giorno compiacere un uomo, la giovane subisce lo sguardo spietato di una società malata e con esso le pressioni che la spingono a sentirsi sbagliata.

The Ugly Stepsister Thea Sofie Loch Nss  Scena
Il personaggio di Agnes

La forza dell'opera opera di Emilie Blichfeldt risiede, quindi, proprio in questo: nel mostrare le dinamiche descritte mantenendo salda la colpa sulla società e mai sui singoli personaggi: Elvira e Agnes sono due facce della stessa medaglia perché a nessuna delle due è veramente permesso di decidere della propria vita, nessuna può seguire sentimenti e aspirazioni a favore di un percorso prestabilito, mite e per nulla "problematico".

Una regia efficace

The Ugly Stepsister Lea Myren Immagine Del Film
Un momento del film di Emilie Blichfeldt

Man mano che la storia si dipana, quindi, il film diventa sempre più cupo ed esplicito nel mostrare sangue, liquidi corporei e orrori vari perché è proprio nelle imposizioni, che diventano sempre più rigide e folli, che si nasconde il marcio e il vero disgusto. Blichfeldt attua così una regia attenta ai particolari che tutto mostra in modo brutale eppure mai veramente gratuito, con una particolare cura nei primi piani e nelle espressioni delle protagoniste, una finestra impareggiabile sulle loro emozioni, disagi e reali desideri. The Ugly Stepsister è quindi l'horror che meritavamo e di cui avevamo bisogno, una piccola perla che speriamo diventi un cult del genere.

Conclusioni

The Ugly Stepsister è decisamente il film di cui avevamo bisogno: un horror che racconta la fiaba di Cenerentola con intelligenza, cambiando il punto di vista ma amplificando a dovere quella componente oscura e grottesca della fiaba dei fratelli Grimm. Grazie a questo riesce portare su schermo in modo impeccabile i meccanismi tipici di una cultura di stampo patriarcale che rinchiude gli individui in percorsi non scelti, imponendo alle donne canoni estetici e linee di condotta irreali e irraggiungibili. Un ottimo lungometraggio, ben realizzato, adatto a coloro che, come noi, pensano che attraverso l'horror sia possibile raccontare tematiche forti e fondamentali.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La scrittura e il modo di raccontare le tematiche principali.
  • Il cambio di prospettiva sulla storia.
  • La regia, accorta ed efficace.

Cosa non va

  • Lo sconsigliamo solo a chi non ama su schermo sangue e scene disturbanti.