The Substance, recensione: la nuova carne di Demi Moore

La recensione di The Substance, body horror orgogliosamente splatter, con una Demi Moore strepitosa, al miglior ruolo della sua carriera. La regista Coralie Fargeat, al secondo film, si conferma un grande talento.

Demi Moore è l'attrice Elizabeth Sparkle in The Substance

Dopo il rosa di Barbie e quello del poster di C'è ancora domani, anche The Substance comincia con una stella rosa. È quella di Elizabeth Sparkle, attrice che dalla Hollywood Walk of Fame è passata alla televisione, con un programma di fitness. Calpestata, sporcata, ormai incrinata: proprio come quella mattonella, anche lei sente di non essere più amata come una volta. E in effetti è così: il giorno del suo 50esimo compleanno il direttore del network per cui lavora, Harvey (un nome che non può essere un caso, interpretato da un Dennis Quaid satanico), le dice che è tutto finito. Addio. Tanti saluti. Ci vuole una più giovane.

The Substance Demi Moore
Demi Moore in una scena di The Substance

Viene quindi a sapere di un trattamento misterioso, The Substance appunto, che promette "una versione migliore di te stesso". Guardando il proprio ritratto, appeso in salotto, eternamente giovane e bello, quasi come fosse una Dorian Grey al contrario, Elizabeth chiama. Le arriva una carta, che apre una cassetta di deposito, in cui c'è il kit. Diverse fiale, aghi, nutrimento artificiale. La paura di invecchiare vale il rischio di iniettarsi una sostanza sconosciuta, dall'inquietante colore verde fluorescente?

A interpretare Elizabeth Sparkle è Demi Moore e, lo diciamo subito, questo è il ruolo migliore della sua carriera. Coraggioso, completamente fuori di testa. Non tutte le attrici di Hollywood avrebbero accettato di mettersi a nudo così a fondo, non soltanto fisicamente (ci sono diverse scene di nudo): tutti abbiamo paura di invecchiare, ma alle donne si perdona ancora meno di non essere più sode e lisce. Per qualcuno che lavora anche grazie al proprio aspetto, poi, il peso del tempo che passa è dieci volte maggiore. Presentato al Festival di Cannes 2024, The Substance è il secondo film di Coralie Fargeat e ci conferma due cose: che è una regista di grande talento e ha la capacità innata di trasformare in cult ogni suo progetto.

Da Revenge a The Substance: sangue e ironia

Una stella rosa dicevamo. Ce n'è una anche in Revenge, primo film dell'autrice francese: è un orecchino, lo indossa Matilda Lutz, che con quella pellicola ha dato una svolta potremmo dire "ematica" alla sua carriera, diventando una vera e propria icona del cinema splatter. E chissà, magari questo simbolo diventerà un tratto distintivo della filmografia di Fargeat, un po' come le sigarette Red Apple di Tarantino. Quello che sicuramente è un elemento fondamentale è il sangue: in quell'esordio folgorante la protagonista si vendica di chi le ha fatto del male, diventando una vera e propria furia sterminatrice. In The Substance ce n'è ancora di più, ma questa volta l'oggetto della violenza non è esterno.

Revenge: Matilda Lutz e le altre. La vendetta al cinema è donna

"La versione migliore di se stessa" di cui parlavamo è infatti una vera e propria copia, nata dalla carne di Elizabeth: si chiama Sue e ha il viso e il corpo di Margaret Qualley. Il clone non perfettamente identico può vivere una settimana, per poi mettersi in stand-by e ricaricare le proprie cellule, alternandosi con l'originale. Ovviamente Sue prende il posto di Elizabeth nel programma televisivo ma, quando comincia a diventare famosa e richiesta, vuole sempre più tempo per sé.

Body horror sconvolgente

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Margaret Qualley è Sue in The Substance

Fargeat costruisce con cura l'inevitabile conflitto tra le due protagoniste: con un'attenzione maniacale a sound design, ambienti e oggetti (il packaging del kit del farmaco è fantastico), la tensione monta fino a una terza parte non adatta agli spettatori più sensibili. Astenersi soprattutto chi ha la fobia degli aghi. Al centro della scena non c'è soltanto la ricerca ossessiva della bellezza, ma l'odio autodistruttivo che la società pianta nel cervello delle donne (un tema che torna nell'opera della regista: nel corto del 2014 Reality+ un chip fa vedere a chi lo ha in testa un aspetto bellissimo).

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Demi Moore e Margaret Qualley in The Substance

The Substance, Demi Moore e la denuncia della violenza sul corpo (e sulla mente) delle donne

La conseguenza più grave del valutare una donna soltanto in base alla bellezza e alla sua età è infatti la profonda ostilità per se stessa che genera il non allineamento a standard sempre più elevati. Guardandosi allo specchio Elizabeth si disprezza ogni volta con maggior forza e più invece Sue è amata, più lei si odia.

L'elemento vincente di The Substance è però il non rappresentare tutto questo con spiegazioni o monologhi, ma mettendo in scena una pioggia di sangue che non è né purificatrice né salvifica, ma fieramente disturbante. Basta slogan: il femminismo di Fargeat passa per la nuova carne. Cronenberg, tra le chiare fonti di ispirazione, apprezzerebbe.

Conclusioni

Con The Substance Coralie Fargeat si conferma una regista di talento, che sa entrare nella testa (e soprattutto nelle viscere) del pubblico grazie all'utilizzo dissacrante e ironico del sangue. Demi Moore è al ruolo migliore e più coraggioso della sua carriera, quello di un'attrice, un tempo amatissima, in crisi per essere stata messa da parte dopo aver compiuto 50 anni. Se non avete la fobia degli aghi, non potete perdervi questo body horror che fa ridere e inorridire contemporaneamente.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • L'abbraccio divertito e irriverente dello splatter.
  • Le interpretazioni di Demi Moore e Margaret Qualley.
  • La cura per sound design, props, scenografie e costumi.

Cosa non va

  • Nella parte centrale il film si ripete e cala un po' di ritmo, ma il finale riparte in quinta.