È sempre difficile adattare i grandi classici della letteratura, perché ogni lettore che ha incrociato il suo cammino con questi testi preziosi che rappresentano le fondamenta della nostra cultura ne ha una sua idea personale, soggettiva: ognuno ha dato un suo personale volte ai protagonisti delle grandi storie letterarie, ancora più se l'autore ne dà una descrizione sommaria, o addirittura assente. Come per Lo straniero di Albert Camus e la sua figura principale, Meursault, che ogni lettore dell'opera può immaginare secondo la propria sensibilità.
Compreso François Ozon che ne ha diretto l'adattamento presentato in concorso a Venezia 2025 con il titolo internazionale The Stranger (in originale è L'étranger), che si è dichiarato grandissimo amante del romanzo originale che ha approcciato con un rispetto e una consapevolezza evidenti guardando l'opera: il suo film è una versione fedele, ma allo stesso tempo personale, dell'originale cartaceo, che può far (ri)scoprire l'opera a una nuova generazione di lettori.
Un enigma di nome Meursault

Siamo ad Algeri nel 1938 e incontriamo Meursault, impiegato modesto e tranquillo che vive una esistenza intrappolata in un ordinario conformismo. Una vita che ha un fugace sussulto quando, dopo aver partecipato al funerale della madre, inizia una relazione occasionale con una collega, Marie, per poi tornare subito alla solita routine quotidiana. Ciò che invece gli sconvolge la vita è il vicino Raymond Sintès, che lo coinvolge in affari loschi che lo conducono a una tragedia che si consuma su una spiaggia: per pure caso uccide un arabo e, una volta arrestato, non cerca nemmeno di difendersi e viene processato e condannato a morte.
Un adattamento rispettoso e voluto
Quello de Lo straniero è un adattamento che Francois Ozon ha cercato, voluto. Aveva già realizzato altri adattamenti in precedenza, ma mai di un'opera così importante nel panorama letterario mondiale, tanto da aver dichiarato di provare ansia e incertezza al riguardo. Allo stesso tempo, però, la voglia di realizzare questo film e di proporre la propria visione di questa storia e personaggio ha vinto sui dubbi, ma ha anche guidato la sua visione: è evidente nel guardare The Stranger quanto tenesse a questo lavoro, in cui ha trovato anche un modo per rimettersi in connessione con il proprio passato, visto che il suo nonno paterno era giudice istruttore in Algeria.

Questo legame, oltre alla passione per il romanzo, ha influito sul modo rispettoso e profondo con cui l'adattamento è stato trattato, ha guidato le scelte del regista, permettendogli di realizzare un'opera elegante e matura, profonda e appassionata, trasportando su grande schermo quelle immagini che ha sicuramente immaginato in precedenza, leggendo e rileggendo l'opera.
L'elegante bianco e nero di The Stranger
In controtendenza rispetto a quello che si potrebbe immaginare, Ozon sceglie il bianco e nero per mettere in scena e raccontare l'avventura di Meursault. Una scelta fuori dal comune, perché rinuncia ai colori che l'ambientazione algerina avrebbe potuto proporre e che Camus racconta, affidandosi all'eleganza del bianco e nero, lavorando sulla messa a fuoco e la luce per ottenere una profondità di campo che dà respiro alla storia, ai personaggi e l'ambientazione.
Il risultato ha un sapore molto classico, da cinema del passato che regalare le grandi storie letterarie al pubblico del grande schermo, ma assolutamente moderno anche nei temi: l'ambientazione algerina e l'incontro/scontro delle due culture che la popolano, quella araba e quella francese, parla al mondo di oggi quanto riusciva a farlo alla pubblicazione, mettendo in scena quelle zone di contaminazione culturale sempre più comuni nella nostra contemporaneità. Anche per questo l'adattamento de Lo straniero firmato da Ozon ha le carte in regola per parlare al pubblico moderno e ridar vita e lustro a un classico intramontabile della letteratura.
Conclusioni
Girato in un elegante e curato bianco e nero, l'adattamento de Lo straniero curato da Francois Ozon ha il sapore del cinema d'altri tempi, ma allo stesso tempo riesce a parlare con modernità al (e del) mondo di oggi. Si nota la passione e partecipazione con cui il regista francese ha trattato l'opera originale, portandola su schermo con rispetto e fedeltà, ma senza rinunciare ad aggiungere qualcosa di personale e sentito. Un buon cast completa l'opera dando forma alle suggestioni dell'autore.
Perché ci piace
- Il cast e soprattutto il Meursault dell'adattamento di Ozon.
- La visione del regista, allo stesso tempo fedele e rispettosa, ma personale.
- L'eleganza del bianco e nero, il lavoro sulla messa a fuoco e sulla luce.
Cosa non va
- È cinema che ha il sapore di altri tempi e può mancare di catturare l'attenzione di un certo tipo di pubblico che cerca opere innovative.