È una prospettiva davvero unica quella al centro di The Rising, il nuovo crime soprannaturale Sky Original ideato da Julian Stevens, già produttore di The Fall e The Missing, dal 15 luglio su Sky Atlantic con appuntamento settimanale. La stessa prospettiva che c'era nell'episodio La donna che ha risolto il suo omicidio della serie Roar di Apple Tv+, come vedremo in questa recensione di The Rising.
Morta ammazzata
E se ti svegliassi all'improvviso e scoprissi di essere morta? È quello che accade a Neve Kelly (Clara Rugaard), diciannovenne pilota di motocross talentuosa, audace ed irrequieta con tutta la vita davanti, che si ritrova a uscire da un lago dove, qualche ora più tardi, capirà giace il suo cadavere. La sua vita è stata bruscamente interrotta da qualcuno e lei ha molta rabbia dentro per questo, ed è determinata a scoprire la verità su cosa le sia successo davvero, dato che non ha memoria della notte precedente e i ricordi riaffiorano a tratti attraverso flashback confusi e in pillole. C'è un ulteriore fattore strano in questa già anomala situazione: l'unico a poterla vedere e sentire è il padre biologico Tom (Matthew McNulty), un insegnante di letteratura in pensione dal buon cuore ma con il vizio dell'alcol. Un padre che in vita non aveva un buon rapporto con lei, anzi era quasi inesistente, soprattutto da quando si era lasciato con la madre Maria (Emily Taaffe), ora risposatasi con Daniel (Alex Lanipekun). La verità sul brutale omicidio della ragazza verrà alla luce proprio attraverso i rapporti che ha lasciato in vita: complessi, non sempre compresi e detentori di segreti a volte inconfessabili.
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Adolescenti serpenti
Nello stile di quel gioiellino crime che è stato The Killing, dove la location era specchio della storia raccontata, non tanto e non solo gli adulti vengono sospettati da Neve, ma soprattutto gli adolescenti che la circondavano: il fidanzato Joseph (Solly McLeod), sua cugina Alex (Nenda Neururer) enigmatica e fin troppo attratta dal caso di Neve, la sorellastra Katie (Robyn Cara) e il fratellastro Max (Cameron Howitt), i due figli di Daniel che hanno più di qualcosa da nascondere. Neve scoprirà delle "abilità soprannaturali" man mano che la storia si dipana davanti agli occhi dello spettatore, dovendo scoprire da sola il colpevole del proprio omicidio (un trauma post mortem non da poco per una ragazzina) e cercando in tutti i modi di far parlare i possibili sospettati e far venire alla luce i loro segreti. The Rising - Caccia al mio assassino vuole riflettere sui rapporti familiari e su quelli di amicizia, e mostrare attraverso il contrappasso come troppo spesso questi rapporti si vogliano recuperare dopo la morte di una persona cara, quando insomma è troppo tardi. Lo show sembra anche volerci dire che proprio chi pensavamo ci conoscesse meno in vita e con cui parlavamo poco, potrebbe rivelarsi la persona che più era riuscita a leggerci dentro.
Crime unico
Oltre alla premessa sicuramente originale e interessante nel marasma di molti crime tutti uguali, che non riguardano necessariamente la sfera sessuale, la sceneggiatura asciutta di Pete McTighe e la regia di Ed Lilly danno un aspetto visivo altrettanto unico alla storia raccontata. Scelgono di utilizzare moltissimo la luce nella messa in scena: colori diversi per rappresentare lo stato d'animo della ragazza nel corso degli otto episodi e un chiaroscuro tra i paesaggi rurali a vista d'occhio da cui Neve voleva fuggire per costruirsi il proprio futuro in qualche grande città. Un elemento spesso comune ai ragazzi cresciuti nella campagna e nell'entroterra statunitense, con grandi sogni e grandi speranze, a volte uccisi letteralmente troppo presto. Ciò che Neve, con una grande prova attoriale della protagonista Clara Rugaard, è costretta a fare, è riesaminare la propria vita e mettere in discussione se stessa e le proprie scelte, proprio come se le mettesse al microscopio, proprio come la scientifica fa con il suo caso. Tutto per arrivare alla dura, ma necessaria, verità.
Conclusioni
Arrivati alla fine della recensione di The Rising confermiamo come si tratti di un crime che riesce a distinguersi dagli altri prodotti del genere grazie all’impronta soprannaturale, alla messa in scena che utilizza colori, luci e fotografia per raccontare le varie fasi del post mortem della giovanissima protagonista, che si ritrova ancora sulla Terra per indagare sul proprio omicidio e scoprire la verità.
Perché ci piace
- La premessa originale e unica nel panorama crime sempre più vasto
- L’interpretazione genuina della protagonista Clara Rugaard
- Lo sviscerare l’importanza dei rapporti familiari e di amicizia e soprattutto il “non detto”
- La messa in scena a tratti serrata e psichedelica specchio delle sensazioni della storia raccontata…
Cosa non va
- …che potrebbe allontanare chi cerca un crime più classico