The Parades, la recensione: storia di anime inquiete ma non perdute

La nostra recensione di The Parades, il film di Michihito Fujii disponibile dal 29 febbraio 2024 su Netflix che parla di vita, morte e rimpianti.

The Parades, la recensione: storia di anime inquiete ma non perdute

Vivere senza rimpianti, stringere legami e prendersene cura, guardare in faccia il dolore e quando possibile, farne tesoro. Di questo parla The Parades, film di Michihito Fujii disponibile su Netflix. Quella della morte e del rimpianto è una tematica cara al cinema e alla narrativa giapponese da secoli: molte delle leggende e del folclore del Sol Levante si basano proprio su questo, spiriti inquieti destinati a vagare sulla Terra senza sosta, alla ricerca di qualcosa che hanno perduto, oppure protesi nel tentativo di raggiungere quell'obiettivo, quello scopo primario che in vita non sono riusciti ad afferrare.

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The Parades: una scena del film

L'eterno peregrinare al quale sono condannati è tanto straziante quanto carico di significati, monito per i vivi a condurre un'esistenza, sì retta ma, soprattutto, piena, dedicata a godere delle proprie passioni e soprattutto dei propri affetti, persone con le quali abbiamo scelto di condividere il viaggio oltre che parte di noi stessi. Scrivere questa recensione di The Parede ci ha permesso di elaborare questo lungometraggio che, vi confessiamo, non riusciamo a lasciar andare dal momento che, nonostante i difetti, è riuscito in qualche modo a lasciarci qualcosa. Un senso di malinconia persistente, una sensazione dolce e amara allo stesso tempo.

Nella trama cinque personaggi in cerca di catarsi

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The Parades: una foto del film

Una città costiera viene atrocemente devastata da uno tsunami conseguente ad un violento terremoto. Minako si risveglia sulla spiaggia in mezzo ad un mare di detriti, è spaesata ma il suo primo pensiero è per suo figlio. Non lo ha accanto a sé, non sa che fine abbia fatto e proprio per questo, disperata, si rivolge a un gruppo di soccorritori che però non sembrano prestarle attenzione. Nemmeno al centro di raccolta riesce a parlare con qualcuno, la donna sembra invisibile e ben presto tutto le è chiaro: è morta e coloro che le stanno intorno non riescono né a vederla né a sentirla. Il suo pensiero però è ancora rivolto a suo figlio: deve trovarlo per assicurarsi che stia bene.

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The Parades: una suggestiva immagine del film

È mentre vaga tra i detriti che incontra uno strano uomo in un furgoncino. Questa persona sembra poterla vedere e con una certa premura la conduce ad un luna park abbandonato dove altri come lei versano nelle stesse condizioni: anime che ancora non hanno trovato la pace ma che vagano mosse dal rimpianto, intente a perseguire ancora un qualche obiettivo. Conosciamo così un anziano regista, la madre di una famiglia numerosa, uno yakuza, uno scrittore, un'adolescente e un uomo misterioso e taciturno che legge spesso un giornale. Questo improbabile gruppo di fantasmi, che forse mai nella vita si sarebbero incontrati, si ritrovano nella morte a trovare conforto l'una nell'altro, nella speranza, un giorno, di poter finalmente trovare la pace.

Raccontare attraverso personaggi tipo

L'elemento che maggiormente caratterizza The Parades è sicuramente la delicatezza: quel modo di raccontare, di frequente utilizzato dal cinema giapponese, che spesso sceglie la via di una gentilezza, sia narrativa che visiva, che non punta a scuotere lo spettatore ma piuttosto a farlo riflettere, a farlo empatizzare con i personaggi attraverso situazioni dall'alto impatto emotivo. Sono proprio i personaggi infatti a costituire il cuore del film: anche se non caratterizzati tutti con la stessa cura, le loro storie e fragilità vengono raccontate con calma e attraverso tanti piccoli indizi, anche visivi, molto efficaci.

Ciascuno di loro rappresenta un archetipo, ovvero un personaggio tipo, particolarmente riconoscibile, attraverso il quale veicolare un messaggio o un concetto che in questo caso ha a che fare con i legami affettivi, con la narrazione di un amore romantico o filiale che trascende il tempo e le leggi del mondo. Siamo quel che siamo anche grazie alle persone che in vita abbiamo incontrato ed amato. Che siano state esperienze piacevoli o meno portiamo preziosi frammenti nel nostro essere, frammenti che si legano direttamente alla nostra anima e che sono i più difficili da lasciare andare.

La cura delle immagini

Se un peccato c'è in questa pellicola è quello di spingere un po' troppo sul melodramma: ogni personaggio in gioco ha un passato doloroso che piano piano viene disvelato ma, nel farlo il regista, anche sceneggiatore dell'opera, preferisce indugiare nelle situazioni più dolorose scegliendo di dedicare lunghe sequenze alle reazioni emotive dei personaggi posti davanti al proprio irrisolto. Questo aspetto è comunque marginale nella riuscita complessiva e The Parades risulta comunque un lungometraggio nel complesso riuscito, anche grazie a diverse scelte visive particolarmente interessanti. Le immagini delle lunghe processioni che i fantasmi effettuano ogni novilunio per cercare i propri cari rispecchiano quella bellezza e delicatezza di cui parlavamo prima. Una piccola parte del film, infatti, si impegna a celebrare proprio l'estetica del cinema, quella poesia permessa dal connubio di immagini, suoni e testo il cui racconto è affidato alla figura del regista anziano, una piccola dichiarazione d'amore verso la settima arte che può divenire mezzo di una catarsi necessaria alla salvezza.

Conclusioni

Per riassumere la nostra recensione di The Parades possiamo affermare che questo film, disponibile su Netflix, vi colpirà grazie alla sua delicatezza, raccontandovi la storia di anime inquiete ma non perdute. Attraverso personaggi stereotipati ma ben caratterizzati la narrazione si prende i suoi tempi per veicolare messaggi importanti sulla vita e sulla morte, celebrando in qualche modo anche la settima arte vista come mezzo per una tanto cercata catarsi. Molto belle e suggestive alcune sequenze cardine della poetica del film.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • La storia commovente e profonda.
  • Le immagini molto curate e d’impatto.
  • I personaggi ben caratterizzati e interessanti…

Cosa non va

  • … anche se piuttosto stereotipati.
  • L’indugio, forse eccessivo, sul melodramma.