Quando un adolescente si guarda allo specchio raramente approva la propria immagine. Sogna di essere più muscoloso, più alto o semplicemente diverso. Quando, poi, ha uno scontro con i genitori, fantastica su come sarebbe migliore la sua vita in una famiglia diversa. A volte i sogni si avverano, ma solo per trasformarsi in incubo. Ne sanno qualcosa le protagoniste di The Lying Game, la nuova serie tv in onda dal 12 gennaio ogni sabato alle 14 su RaiDue.
Sono due adolescenti che vivono in realtà diametralmente opposte: Sutton si annoia nella megavilla a Phoenix, è la più popolare della scuola ed ha appena trascorso le vacanze estive a Parigi mentre a Las Vegas Emma, in affido, deve affrontare quotidianamente maltrattamenti e accuse ingiuste tra le mura domestiche. Per caso scoprono di essere gemelle separate alla nascita e decidono di incontrarsi per scoprire le proprie origini (ad entrambe presta il volto Alexandra Chando). Sutton è sulle tracce della madre biologica e "scappa" a Los Angeles per trovarla, mentre offre ad Emma la possibilità di coprirla fingendo di essere lei. "E' tutto ciò che ho sempre desiderato - commenta la nuova arrivata alle prese con il lusso sfrenato in cui si trova la sorellina - eccetto che non è mio, ma preso in prestito".
In effetti nessuno si accorge dello scambio, tranne Ethan, il fidanzato "segreto" di Sutton, interpretato da Blair Redford. L'attore per questo ruolo ha abbandonato un'altra serie TV firmata ABC Family, Switched at Birth (attualmente in onda con la prima stagione su Dee Jay TV) ed in entrambi i telefilm interpreta un ragazzo in gamba dalle origini piuttosto umili che finisce sempre nei guai.
In maniera piuttosto paradossale, questa brunetta snob vessa persino i genitori adottivi e la loro figlia naturale, che si sente sminuita da Sutton, la preferita di papà. Emma, al contrario, tratta la "nuova famiglia" con rispetto e gratitudine, riuscendo a instaurare legami profondi, nonostante siano fondati su un'enorme bugia.
Lo scambio di persona è un espediente narrativo classico e in The Lying Game ritroviamo tutti i clichè del caso nella contrapposizione tra il disagio di Emma e la ricchezza di Sutton. Nessuno dei due personaggi, però, riesce a colpire lo spettatore al punto tale che si prenda a cuore la sua situazione: bidimensionali e prevedibili, non riescono neppure ad incuriosire il pubblico sul passato oscuro che le ha separate dopo un tragico incendio in cui la mamma biologica era convinta che una delle bimbe fosse morta. La banalità con cui è costruito il mistero sull'identità e l'operato di questa donna non giustifica affatto lo sforzo profuso dal padre adottivo di Sutton e dal suo amico, il procuratore distrettuale, per insabbiare le prove del "misfatto".
Siamo distanti mille miglia dagli intrighi deliziosi delle quattro bugiarde amiche di A e dalla profondità psicologica dei protagonisti di Switched at Birth, alle prese con uno scambio di bambine alla nascita. Il massimo del dramma qui ruota attorno al ballo scolastico o alle lezioni di danza senza un pizzico di sarcasmo o di originalità.
Nonostante questa soporifera miscela di luoghi comuni, la serie TV è tornata per una seconda stagione negli USA l'8 gennaio scorso, ottenendo una chance che altre trasposizioni letterarie su piccolo schermo (prima tra tutte The Secret Circle) non hanno avuto.
Non stupisce che Variety, tra gli altri, la liquidi come la "classica soap per ragazzini". Le premesse, insomma, sembrano coerentemente sviluppate. Il risultato? Un buonismo di fondo a tal punto rassicurante da far passare in secondo piano tutto il resto.