The Italian Banker, la recensione: quando il buon teatro si fa cattivo cinema

La recensione di The Italian Banker, il film diretto da Alessandro Rossetto e basato su una pièce teatrale di Romolo Bulgaro, al cinema dal 7 ottobre.

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The Italian Banker: una sequenza del film

"Mi dite cosa sta succedendo, sì o no?" dice uno dei personaggi presenti nel film, dando voce a una domanda che lo spettatore stesso si stava ponendo. La nostra recensione di The Italian Banker vuole iniziare proprio da questa battuta che racchiude la difficoltà di un film come quello diretto da Alessandro Rossetto nel trovare un proprio pubblico, prima, e una vera ragione d'essere (nella fattispecie, un'urgenza narrativa), poi. Basato su una pièce teatrale di Romolo Bulgaro, questo breve film in bianco e nero, dalla durata di poco meno di 80 minuti, è un'opera che sembra fuggire dal pubblico pur avendone bisogno.

Metti una notte di festa

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The Italian Banker: una scena del film

In una villa veneta sta avendo luogo una festa esclusiva dove importanti uomini d'affari, dal ceto sociale piuttosto alto (almeno stando all'abbigliamento che portano e al modo in cui si esprimono), ballano e si confrontano sul recente fallimento della Banca Popolare del Nordest. Soldi e investimenti persi conducono a una sempre più emergente rabbia repressa che sfocia anche sulle relazioni personali, in particolare in quella di una coppia sposata che vediamo, durante il prologo, durante un amplesso senza emozione e sentimenti. La festa prosegue a ritmo di salsa in attesa dell'arrivo dell'ex direttore della Banca, volonteroso di dare voce alla sua versione dei fatti. Ed è così che, tra un monologo e un altro, si mostra una storia che, allo stesso tempo, sembra condannare e assolvere tutti. Si tratta, in definitiva, di un cinema di stampo sociale che prende spunto da fatti reali, opportunamente esplicitati attraverso le didascalie che introducono i titoli di coda, cercando di mettere in mostra un sistema in cui vittime e carnefici si cannibalizzano a vicenda.

Troppo teatro e poco cinema

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The Italian Banker: una scena

Il film non cerca un adattamento cinematografico dell'originale opera teatrale, prediligendo la parola sull'immagine, a tratti anche in maniera insistita. Si tratta di un film molto dialogato dove la dimensione del monologo ruba la scena creando un artificio che poco si sposa all'interno di una narrazione cinematografica. Con scambi troppo letterali che ben si applicano sul palcoscenico ma risultano stranianti in un'opera cinematografica e monologhi che interrompono il flusso del racconto, la musica e tutto ciò che crea il cinema, The Italian Banker si adagia su una narrazione metaforica che appesantisce non solo il ritmo, ma anche la pazienza dello spettatore. I personaggi che popolano la villa veneta nel quale si svolge la festa non riescono a creare il benché minimo legame con il pubblico, e quindi a causarne l'interesse necessario per seguire la vicenda. Non aiuta la recitazione insistita e artificiosa del cast, che proviene dal teatro e che non funziona allo stesso modo all'interno del linguaggio cinematografico, non supportato dalla regia. Nonostante un piacevole bianco e nero che funziona soprattutto nei primi piani, la macchina da presa non riesce a coinvolgere limitandosi al minimo indispensabile, quasi tradendo la sensazione di non essere alle prese con qualcosa nelle proprie corde.

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Il problema del pubblico

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The Italian Banker: una foto del film

Arrivati a un finale dove un lungo e denso monologo viene pronunciato sfiancando lo spettatore non si può fare a meno di compiere una riflessione proprio su come il pubblico potrebbe recepire un film come The Italian Banker. Non si discute il testo teatrale, quanto le modalità con cui questo è stato traslato su un medium diverso. Esiste un cuore all'interno della pièce che non riesce a farsi spazio, soffocato in un'autoindulgenza che allontana il pubblico. Ed è così che, tra un missaggio audio non ottimale che - specie nella prima parte - rende la maggior parte dei dialoghi difficilmente comprensibili, una colonna sonora composta da una manciata di brani ripetuti continuamente e che si scontra con l'unità di tempo e luogo che il film vuole ricreare (e quindi il realismo ricercato, almeno per quanto riguarda la finzione cinematografica), The Italian Banker vuole lanciare un messaggio, senza trovare orecchie che possano ascoltarlo.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di The Italian Banker non possiamo che sottolineare come il film di Alessandro Rossetto non riesca a costruire a dovere una dimensione cinematografica per il testo teatrale di partenza. Troppo artificioso nei dialoghi e nella recitazione, con una regia incapace di supportare il contenuto (che invece è presente), il film, nonostante un bianco e nero che regala un paio di immagini quantomeno evocative, non riesce a coinvolgere lo spettatore, risultando un esperimento fine a sé stesso e poco interessante per il pubblico.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Il bianco e nero regala alcuni momenti interessanti.

Cosa non va

  • Il film non riesce ad esprimere e mettere in scena il cuore presente all’interno del testo teatrale di partenza.
  • Mantenendo la forma teatrale, il film non trova la propria dimensione cinematografica.
  • Cast, recitazione e dialoghi, uniti a un missaggio sonoro non ottimale, appaiono sin troppo artificiosi e innaturali.
  • I lunghi monologhi e il modo in cui sono definiti i personaggi non risultano coinvolgenti per lo spettatore.