The Good Wife: il commento all'episodio Tying the Knot

Un altro episodio scoppiettante e ambizioso per la quinta stagione del legal drama della CBS, con Josh Charles alla regia, con ottimi esiti, e il ritorno di una delle guest star più amate dello show, Dylan Baker.

Il plot
Alicia, che ha poco più di un'ora per ottenere una firma importantissima, arriva a casa di uno dei suoi clienti più facoltosi, l'uxoricida Colin Sweeney, durante il suo party di fidanzamento con la bella e vivace Renata Ellard. Durante la festa, però, la migliore amica di Renata, Morgan, viene trovata impiccata: è presto evidente, tuttavia, che la giovane donna non si è suicidata ma è stata uccisa, e Alicia, che era presente in casa Sweeney, diventa un testimone importante all'udienza preliminare. Nel frattempo Finn Polmar, che tra l'altro si trova a gestire il caso contro Renata senza preparazione, è sempre più ai ferri corti con il suo capo, il procuratore Jimmy Castro, e Eli è in fibrillazione a causa di una foto emersa su Internet, la quale ritrae il giovane Zach Florrick con un bong per fumare marijuana.

Party da incubo a casa Sweeny
Un cold open da cardiopalma per questo Tying the Knot, che ci fa ritrovare uno dei più ambigui e accattivanti clienti della nostra Alicia Florrick: il milionario erotomane e uxoricida Colin Sweeney, interpretato dal bravissimo Dylan Baker. Alicia ha tempi stretti per ottenere una firma che farà guadagnare al suo studio legale un bonus favoloso; ma oltre alle prevedibili difficoltà che l'eccentrico Sweeney rappresenta, l'aspetta una serata frenetica tra scene deliranti, cameriere-replicanti che salgono e scendono dalle scale, telefonate moleste e problemi familiari. E alla fine, a completare il quadro da incubo, un cadavere impiccato.

La memoria inganna
Nonostante le molte grane, e la concreta possibilità di dover fare scagionare Sweeney per un altro omicidio, Alicia mantiene il suo sangue freddo (almeno fino a che qualcuno non la costringe a pensare a Will Gardner), gestisce la situazione con lucidità e risponde con sicurezza alle domande dei detective. Forse con troppo sicurezza. La regia di Tying the Knot, che è firmata da Josh Charles, l'ormai ex co-star di Julianna Margulies, fa un uso puntuale e brillante di quello che è diventato ormai uno dei marchi di fabbrica stilistici di The Good Wife, i memory pops, brevi flash tra ricordo e ricostruzione che mostrano la soggettività e la fallibilità della memoria: in questo caso, Alicia si rende conto di aver dato falsa testimonianza e torna sui suoi passi, ma per molti aspetti ci resta il dubbio che stia ancora mentendo, o almeno deformando la realtà, per proteggere Sweeney e l'inquietante ombra di un serial killer.

Renata, l'altra metà della mela (avvelenata)
Ma Colin Sweeney non ha, di fatto, ucciso la sfortunata Morgan: era la vittima predestinata della sua futura moglie, che, per poter "essere al suo livello", voleva scoprire la sensazione che si prova nel togliere la vita a un altro essere umano. La deliziosa Laura Benanti (già vista nel rimpianto Go On) abbraccia con energia questo personaggio spumeggiante e raggelante allo stesso tempo, e Alicia, nel suo "successo" in tribunale, è doppiamente beffata: da Diane, che la manipola per influenzare la sua testimonianza all'udienza preliminare, e dagli sposini, che le sbattono in faccia la loro colpevolezza lasciandola ancora una volta a riflettere amaramente sugli aspetti più oscuri della sua professione.

Team Diane Lockhart
In un episodio che non ha nemmeno un fotogramma ambientato nei sontuosi uffici della Lockhart/ Gardner/ Canning, è Diane a intervenire in una storyline particolarmente ricca e coesa, chiamata dalla stessa Alicia, che non può difendere Sweeney e Renata perché coinvolta nell'indagine e chiamata a testimoniare. Ed è una piacere vedere Miss Lockhart di nuovo in azione in aula, come sempre preparatissima, sagace ed elegante, ma non restia ad adottare metodi subdoli e capace di incalzare con ferocia la sua cara amica. Forse sono destinate a tornare a fare fronte comune, Alicia e Diane, ma intanto è interessante vedere come siamo capaci di tenere testa l'una all'altra. Colin Sweeney, che non ha mai fatto mistero del suo debole per Alicia, ora ha una cotta anche per Diane; e chi no?

Bentornato fratellino
Sa essere fastidioso come tutti i fratelli minori, ma per stavolta è davvero un piacere rivedere Owen Cavanaugh (Dallas Roberts), finalmente al fianco della sorella apparentemente ristabilita, ma, nel profondo, ancora inevitabilmente sofferente. Dopotutto Owen era il più entusiasta shipper di Willicia, e voleva bene a Will quasi quanto detesta invece Peter. Quanto al suo suggerimento un po' indelicato di portarsi qualcuno a letto perché tanto probabilmente Peter lo sta già facendo, è evidente che Alicia non è ancora pronta. Per via di Will, non di Peter.

Finn for the win
A proposito del futuro romantico di Alicia, è un vero peccato che Finn Polmar si sia dichiarato a più riprese sposatissimo, perché Matthew Goode è uno degli uomini più desiderabili del pianeta Terra e lo metteremmo volentieri sotto contratto per un'altra stagione. O anche sei. La storyline relativa al suo paventato licenziamento e all'idea di Alicia di farlo presentare alle elezioni per il posto di procuratore per evitarlo non è delle più solide o meglio imbastite, ma è un bel miglioramento rispetto all'orrido triangolo Damian-Jenna-Kalinda, e la sua espressione quando riceve l'incredibile endorsement del governatore Peter Florrick è impagabile.

What's Next? Post hoc ergo propter hoc? Owen incoraggia Alicia a guardarsi intorno, e nel prossimo episodio, The Deep Web, arriverà la tentazione dei begli occhi di Nestor Carbonell. E avremo anche il ritorno di mamma Stockard Channing.