Davi Kopenawa è uno sciamano del popolo Yanomami del Brasile: si batte da tutta la vita per il benessere della sua gente e dell'Amazzonia, che considera una madre. Dopo aver ricevuto premi come il Global 500, assegnato dalle Nazioni Unite, per il proprio operato, ha raccontato la propria esperienza in un libro, il primo scritto da uno Yanomami, pubblicato nel 2013: The falling sky - Words of a Yanomami Shaman (in Italia è arrivato nel 2018, pubblicato da Edizioni Nottetempo, con il titolo La caduta del cielo. Parole di uno sciamano yanomami). Ad aiutarlo nella stesura l'antropologo Bruce Albert.
Ispirati dal testo, i registi Eryk Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha hanno raccontato l'impegno di Davi Kopenawa e del suo popolo in un film, The Falling Sky, presentato al Festival di Cannes 2024 nella sezione Quinzaine Des Cinéastes. Co-produzione italo-brasiliana, la realizzazione del film è stata possibile grazie a Aruac Filmes, Hutukara Yanomami Association, Stemal Entertainment con Rai Cinema, in collaborazione con Le Film D'Ici, prodotto dagli stessi registi e da Donatella Palermo.
La pellicola racconta l'impegno di Davi Kopenawa a protezione della sua gente e dei territori in cui vive da sempre: 30mila persone, divise in 300 comunità, che stanno affrontando una grave crisi a causa della deforestazione dell'Amazzonia e dell'attività mineraria illegale. Gli "invasori bianchi", i "nape", come li chiamano, andando a estrarre l'oro del territorio stanno inquinando l'acqua e portando malattie. Per fermare tutto questo lo sciamano cerca di raccontare la sua storia il più possibile: prima con il libro, ora grazie al film. Il 10 aprile scorso è stato anche ricevuto da Papa Francesco. Abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo a Cannes, dove, nella nostra intervista, ci ha raccontato qualcosa in più sulla sua lotta.
Chi è Davi Kopenawa e per cosa si batte
Come dicevamo, Davi Kopenawa è uno sciamano, diventato portavoce del suo popolo, gli Yanomami. Al Festival ci ha detto di essere sorpreso dall'accoglienza del film: "Sono meravigliato da questo luogo. E sono felice di essere qui. Penso sia importante. Sto cercando di trarre il massimo da questa opportunità, frequentato persone che, facendo cinema, combattono per la vita. Sono qui per raccontare i problemi del mio popolo e della mia terra. Faccio da portavoce per gli Yanomami. E sono commosso dallo scoprire che le persone siano interessate a ciò che ho da dire. Siete molto distanti da noi, non conoscete la nostra realtà ed è per questo che sono venuto".
Com'è nato quindi il progetto The Falling Sky ? "Penso che fare il film sia stata una buona idea: vedo che le persone non indigene lo stanno apprezzando. È stato un lavoro all'insegna dalla pazienza: abbiamo dovuto venire a patti con le forze della natura e ci abbiamo lavorato a lungo. I registi sono venuti nella mia casa, hanno vissuto un mese con noi per girare. I loro lavoro mi ha reso molto felice perché ci ha resi più forti. The Falling Sky sta facendo il giro del mondo ed è una testimonianza del nostro lavoro a difesa della foresta".
Deforestazione in Amazzonia: Lula e gli Yanomami
La deforestazione della foresta Amazzonica può sembrare qualcosa di molto lontano ed estraneo alla nostra vita quotidiana, ma la foresta brasiliana è il polmone verde del mondo e il suo decadimento potrebbe avere conseguenze devastanti per tutti. Cosa sta facendo di concreto il presidente del Brasile Lula? L'abbiamo chiesto allo sciamano: "Diverse persone nel mondo parlano dell'Amazzonia senza conoscerla davvero. Senza aver visto la deforestazione che sta subendo. Gli alberi vengono abbattuti, ma l'Amazzonia è un luogo importantissimo per tutti noi. Bisogna proteggerla. Io non sono bianco, sono figlio della foresta, sono nato lì, quindi posso parlare a nome dell'Amazzonia. Lula dice che vuole proteggerla, ma allora gli chiedo di smettere di abbattere gli alberi, di fermare l'attività mineraria illegale e l'inquinamento dei nostri fiumi. Dice che lo farà, ma parlare è più facile che passare ai fatti. Si dicono tante parole, ma nel concreto siamo noi, le popolazioni indigene, a proteggere la foresta, che è nostra madre".
Le riprese del rituale in The Falling Sky
Nel film The Falling Sky i registi Eryk Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha hanno potuto riprendere anche un rituale funebre misterico "Reahu". Si tratta una cerimonia magica di evocazione, che esorta la comunità a fare uno sforzo collettivo per sorreggere il cielo, impendendo che cada. Come è stato portare sullo schermo una cerimonia del genere?
La regista ci ha spiegato che è stata la naturale conseguenza di una relazione costruita nel tempo: "Penso che ogni film sia un caso a sé. Non ho mai girato un film nello stesso modo. Certamente riprendere il rituale ci ha portato un'altra dimensione: di rispetto, di desiderio di connettersi a qualcosa che non fa parte del nostro mondo. La connessione è stata il cinema: questo film nasce come espressione cinematografica di un legame che si è creato nel corso di sette anni. Abbiamo cominciato a lavorarci nel 2017: ci sono voluti quattro anni prima di riuscire ad andare lì per girare. Il suocero di Davi è morto nel mezzo della lavorazione e non era stato programmato di riprendere la cerimonia rituale. Ma, quando è successo, Davi e la comunità ci hanno invitato a riprenderla. E questo è stato possibile perché tra noi si era già creato un rapporto di fiducia. L'abbiamo fatto con una crew molto ridotta, cinque persone in tutto. Abbiamo girato con molto rispetto. E ci sono state delle difficoltà tecniche: una parte del rituale è avvenuto di notte e non avevamo portato grandi fonti di illuminazione. Ed è stato giusto così: abbiamo portato la verità di quel momento nel film".
The Falling Sky: il cielo sta per cadere?
Nel film Davi Kopenawa dice: "La foresta è viva. Morirà solo se i bianchi continueranno a distruggerla. Allora moriremo, uno dopo l'altro, sia noi che i bianchi. Tutti gli sciamani alla fine moriranno. Quando non ci saranno più loro vivi a sostenere il cielo, esso crollerà".
Il cambiamento climatico è reale, gli scienziati ce lo stanno dicendo da anni, cercando di smuovere le cose utilizzando come metafora l'Orologio dell'Apocalisse. Il popolo Yanomami ha un'idea di quando potrebbe avvenire la fine del mondo? E cosa si può fare per cercare di impedirlo? Per lo sciamano: "Il cielo non cadrà ora. La nostra terra è ancora viva e se combatteremo per cercare di diminuire l'inquinamento ci vorrà ancora tempo prima che lo faccia. Il popolo Yanomami è ancora in vita, quindi il cielo non cadrà: tanti sciamani stanno lavorando per questo. Non c'è una data o un anno previsti per quando accadrà: io sono vivo, la mia famiglia è viva, altri continueranno a nascere e gli sciamani continueranno a difendere la foresta. Ma dobbiamo interrompere la distruzione: va interrotto l'abbattimento degli alberi e l'inquinamento dei fiumi. Vi esorto a parlare con le persone che ci stanno facendo questo: ditegli anche voi di fermare questa devastazione".