C'era un'aria vibrante di allegria durante la conferenza per Captives alla 67esima edizione del Festival di Cannes; i presenti, la produttrice Simone Urdl, il regista e sceneggiatore Atom Egoyan, gli interpreti Mireille Enos, Ryan Reynolds, Scott Speedman, Rosario Dawson e Kevin Durand, hanno risposto alle domande in maniera affabile e con attenzione, svicolando qualche domanda ridicola ("Lanterna verde catturato a Cannes?") con classe. A dire il vero l'atmosfera era così ridente che quasi strideva considerato il tema pesante del film - la pedofilia e rapimenti di minori - ma come ha detto Rosario Dawson, anche sul set si è riso tanto, forse perchè era l'unico modo per andare fino in fondo senza rischiare il crollo nervoso.
Ricerche, documenti, libri e immaginazione
Che tipo di ricerca fare per prepararsi a questo tipo di ruolo, per comprendere, anche lontanamente, cosa un genitore, una vittima o anche un criminale, può provare, pensare, in questo genere di circostanze? Un compito gravoso quello degli attori, quello di cercare di rendere giustizia al dolore, inimmaginabile, che una coppia di genitori subisce quando un figlio gli viene strappato via. Il primo a farsi carico di questa risposta è Reynolds il quale ha detto di aver letto molto materiale in merito, libri che trattano dei risvolti emotivi e psicologici provocati da queste terribili tragedie "la cosa che trovo interessante è che mentre altri tipi di drammi, di traumi, tendono a spingere le famiglie ancor più vicino, quando si verifica un rapimento quasi sempre la reazione più diffusa è quella di una spaccatura nella coppia, molto spesso irrimediabile". L'attore ha continuato parlando di come a volte la speranza a cui ci si aggrappa non è motivo di conforto ma causa di allontanamento e come i meccanismi di difesa che la mente adotta per affrontare la realtà, non fanno altro che "disintegrare le persone con il passare del tempo. Loro due sono una coppia, ma al momento non riescono a stare insieme, anche se vorrebbero per poter affrontare insieme questa difficoltà".
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Il povero Durand invece, ha ribadito quanto sia stato "terribile e allo stesso tempo un grande onore che Atom abbia pensato che fossi perfetto per questa parte. Ero abbastanza spaventato e dopo aver letto del materiale ricevuto dalla produzione lo era ancora di più. Ma è stata una sfida interessante". "Penso che Kevin abbia il ruolo più difficile" ha detto Reynolds "non credo sarei riuscito ad affrontare questa sfida se fossi stato al posto suo e penso che Kevin sia riuscito a fare un lavoro incredibile, dando al personaggio molti strati, addirittura ispirando empatia, creando un villain che è realistico al contrario dei cliché hollywoodiani. Non so se ci sarei riuscito, voglio pensare di si, ma in realtà non lo sapremo mai!".
La realtà è agghiacciante
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Evil doesn't lurk in dark corners...
La Dawson ha poi detto che una delle scelte più convincenti del film è stata quella di creare un villain che fosse credibile, realistico "nei film i pedofili sono sempre descritti come reietti della società, gente che automaticamente riusciamo a individuare perchè è "fuori posto", ma la realtà è esattamente opposta, la maggior parte delle volte si tratta di persone all'apparenza normalissime, che conosciamo, insegnanti, vicini, un collega. Non se ne stanno in agguato in un angolo buio, sono persone con amici, famiglie, vite sociali e quello che è interessante è che il film ti mette di fronte a questa realtà, non ti da' la sicurezza di dire "oh, questa persona è lontana anni luce da me, non ha niente a che vedere con me", ti fa capire che la realtà è molto più insidiosa e vicina a noi di quanto si pensi".
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The Queen of the Night
Titolo originale dell'opera è un omaggio all'aria omonima de Il flauto magico di Mozart "quell'aria mi sconvolge e infatti si trova nel film" ha detto l'autore, continuando "la musica è sempre un elemento fondamentale dei miei film" il compositore "di fiducia" di Egoyan, Michael Danna è riuscito a creare qualcosa di specifico per descrivere la storia, un suono che è "quasi una distorsione di Mozart, una deviazione caotica che rispecchia quello che è il clima del film"
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Sotto l'occhio del grande fratello
Egoyan ha risposto a svariate domande sul tema della tecnologia intensa come forma di sorveglianza, dicendo che oggi siamo tutti, costantemente, sotto osservazione "immaginare una sorta di culto, una setta, che installa telecamere per riprendere e guardare in maniera voyeuristica il dolore di queste persone - usando la vittima rapita come voce narrante per duplicare il danno e la beffa - non poi così difficile nel mondo di oggi, dove tutti siamo sempre a guardare cosa succede e siamo a nostra volta guardati".
The original spark
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