Potremmo scegliere un'espressione audace come Reggipetto caput mundi per iniziare la nostra recensione di The Bra - Il reggipetto, il nuovo film diretto dal regista tedesco Veit Helmer, in uscita dal 14 novembre nei nostri cinema grazie a Lab 80 film. Un'espressione che, come il film, unisce l'ironia all'intelligenza, la leggerezza alla complessità.
Ambientato quasi completamente in una zona ormai demolita dell'Azerbaigian, ristretta e chiusa e così affascinante e piena di vita, la fiaba senza dialoghi di un macchinista di un treno che decide di riportare un reggipetto perduto alla proprietaria sconosciuta ci viene raccontata tra commedia e dramma senza dimenticare la complessità dei rapporti umani.
La trama: la vita si svolge sui binari
La storia del film è molto semplice. Nurlan è un macchinista di un treno merci ormai prossimo alla pensione. Il tragitto quotidiano lo porta ad attraversare Baku e, nella fattispecie, un quartiere di nome Shangai dove la vita si svolge sui binari dove il treno passa. All'arrivo del treno gli abitanti del quartiere devono sgomberare la via: ci sono gli uomini che devono togliere sedie e tavolini dove stavano bevendo un the, ci sono i bambini che interrompono i loro giochi per spostarsi a lato della strada e ci sono le donne che, il più velocemente possibile, devono raccogliere la biancheria appesa lungo i binari. Capita spesso che qualche indumento rimanga attaccato al treno ed è premura di Nurlan, la sera dopo il turno di lavoro, riportare le lenzuola o i vestiti "rubati" dal treno ai loro proprietari. Un giorno, si incastrerà sul treno un reggipetto senza che Nurlan possa vedere a chi appartiene. Inizierà per il macchinista una lunga ricerca per riportare il reggipetto alla misteriosa donna del quartiere.
L'importanza della location
Vero e proprio personaggio del film, il quartiere Shangai svolge un ruolo importante nella vicenda a partire dalla sua particolarità di essere un quartiere nato intorno ai binari del treno e dove lo stile di vita è basato su questo. La trama del film nasce proprio da un viaggio del regista che, rimasto affascinato dal posto, decise di girare in loco. Oggi, purtroppo, il quartiere è stato demolito e ciò rende il film una delle ultime testimonianze di quel posto. Adattando uno stile di regia semplice, senza virtuosismi, quasi documentaristico, Helmer ci accompagna insieme a Nurlan per le strade di Baku mostrandone, in maniera sottile, la cultura. Nonostante il film sia composto da un cast di professionisti come Paz Vega, Maia Morgenstern, Chulpan Khamatova, Miki Manojlovic e Denis Lavant, la sensazione è quella di trovarsi di fronte a persone del posto con tutta la loro umanità.
Una fiaba non ha bisogno di parole... o sì?
Come in tutte le fiabe, la storia è una scusa per interrogarsi sull'animo umano, sui gesti quotidiani, sulla gentilezza e la cattiveria dell'uomo, sulla solitudine e il bisogno di essere amati. Per questo motivo appare una scelta sensata e coerente aver girato il film senza dialoghi prediligendo le qualità pure del cinema come il semplice connubio d'immagine e suono. Se è vero che per gran parte del film i dialoghi sarebbero risultati pleonastici, non si può fare a meno di notare che in certi frangenti la loro assenza mette in mostra la scrittura artificiosa di alcune scene facendole apparire innaturali e, nel peggiore dei casi, capaci di interrompere la nostra sospensione dell'incredulità.
Nonostante questi momenti, gli attori, capaci di usare la gestualità del loro corpo senza risultare parodistici o esagerati, sono in grado di catalizzare continuamente l'attenzione dello spettatore anche se la storia raccontata, perfetta per un meraviglioso cortometraggio, sembra non reggere il peso della durata di un lungometraggio.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di The Bra - Il reggipetto con le parole del regista: "Spero che gli spettatori possano vedere il film come un piccolo cesto che contiene gioielli preziosi, che magicamente scintillano quando si apre il coperchio." In effetti, complice un finale dolce e raffinato non possiamo fare a meno di promuovere questo film. Non sempre abbiamo bisogno di film straordinari per amare il cinema; a volte basta un piccolo e grazioso film, quasi ordinario.
Perché ci piace
- E' ambientato in un luogo affascinante.
- Gli attori reggono il peso del film.
- E' una fiaba che con delicatezza unisce la commedia, il dramma e la poesia.
Cosa non va
- A volte la mancanza di dialoghi ci estranea dal film.
- Non sempre il film sembra reggere la durata di un lungometraggio.