Tanto fumo e poca sostanza
Giunto alla sua opera terza come regista, dopo le esperienze di Mac e Illuminata, John Turturro alza il tiro e si dà al musical (post)moderno con venature di commedia da un lato e tragedia dall'altro. Al centro delle vicende di Romance & Cigarettes c'è il personaggio interpretato da James Gandolfini, un operaio del Queens che mette a repentaglio il suo matrimonio con Susan Sarandon per una storia di sesso (ma anche sentimento) con una rossa esuberante e volgarotta cui presta volto e forme Kate Winslet.
Da questo spunto di base parte un film che vorrebbe stupire con un utilizzo (fintamente) detournante di molte canzoni degli anni Cinquanta e Sessanta, cantate in playback dai protagonisti nei momenti opportuni della narrazione. Che vorrebbe divertire con un umorismo sfacciatamente volgare e fintamente provocatorio nella forma e nel linguaggio, che vorrebbe raccontare una storia che risulta essere invece priva di mordente e interesse e che termina (attenti allo spoiler o voi che leggete) in maniera bigotta e manichea con il ritorno all'ovile da parte di una pecorella smarrita che non eviterà purtroppo un severo castigo divino.
Quello che stupisce di più e che più irrita del film di Turturro è la sua falsità, la sua evidente artificiosità, il suo essere il prodotto di un regista che sentendosi profondamente intellettuale gioca a fare lo sboccato, lo sregolato ed il filmicamente anarchico senza avere un briciolo dei talento di quei fratelli Coen che vorrebbe imitare e che sorprendentemente figurano nei credits del film in veste di produttori.
Perso in quelle che sembrano presunzione e arroganza, il Turturro regista gioca la carta della risata facile, della riproposizione sterile di figure iconiche (vedi il personaggio di Christopher Walken che ne cita molti altri della carriera dell'attore, compreso il video di Fatboy Slim Weapon of Choice), della sovrabbondanza di celluloide di parole e di corpi in (tanta) carne e ossa. Dimenticandosi del tutto di alcuni elementi fondamentali di un film, tra tutti la tecnica registica e la fotografia.
Spiace vedere un ottimo cast così sprecato, spiace vedere situazioni potenzialmente efficaci annegate dalla presunzione e dall'ego di Turturro. Continueremo ad amarlo come attore, sarà per sempre nei nostri cuori come il Jesus de Il grande Lebowski, ma per favore, non fatelo tornare dietro la macchina da presa.