Super Me, la recensione: sogni e poteri nel film Netflix

La recensione di Super Me, un film disponibile in catalogo su Netflix, in cui uno sceneggiatore trova fortuna nel mondo dei sogni.

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Super Me: una scena

"Non cercare di capirlo. Sentilo". È una frase che ci torna spesso in mente quando abbiamo a che fare con dei film ambientati nel mondo dei sogni. Fuori da ogni regola prefissata ed estranei ad ogni legge della fisica, incuranti del raziocinio e interessati a tutt'altro, i film che hanno a che fare con una dimensione alternativa a quella tangibile richiedono uno sforzo non indifferente da parte dello spettatore. O almeno, a una parte di loro. Perché più ci si addentra nell'onirico lasciandosi alle spalle la realtà delle cose, meno si deve avere la pretesa di aspettarsi un senso che possa racchiudere tutto ciò che vedremo. È per questo motivo che la nostra recensione di Super Me perde già in partenza una sfida che, a dire il vero, il film disponibile su Netflix non intende nemmeno affrontare. Saremo costretti a limitare dentro le parole un film che, invece, vuole lasciare lo spettatore nei meandri dell'inspiegabile, assolutamente conscio delle conseguenze. È il maggior pregio del film, ma è anche il suo peccato più grande: è nella vanità che anima anche il protagonista che risiede il film stesso. Nell'egocentrismo da cullare costantemente, Super Me, titolo che sottolinea un solo riflettore puntato su sé stesso, dimentica di dover fare i conti con un pubblico che si deve anche appassionare alla vicenda. Perché è bello perdersi nei labirinti, a patto che ci sia divertimento.

Perso nella storia

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Super Me: un'immagine

La trama del film narra la storia di Sang Yu, un giovane sceneggiatore che non sta vivendo il periodo migliore della sua vita. Incapace di trovare idee valide per scrivere, in arretrato coi pagamenti (e presto sfrattato dal suo misero appartamento), Sang Yu soffre anche di un'insonnia che non gli lascia scampo. Ogni notte i sogni si trasformano spesso in incubi in cui una figura misteriosa e apparentemente invincibile, quasi di origine mistica, lo uccide. Sogna la morte così spesso che, a lungo andare, Sang Yu non riesce più a distinguere ciò che è reale da ciò che sta immaginando. E lo sforzo di immaginare storie e imprevisti per poter scrivere è solo l'aggiunta inopportuna che lo rende ancora più confuso. Nel momento più cupo della sua esistenza, il nostro protagonista scopre, però, di avere un potere unico: può rimanere cosciente nei suoi incubi e può usare questa consapevolezza a suo vantaggio, rubando oggetti preziosi e misteriosi che provengono da quella dimensione, rivenderli al miglior offerente nella realtà in cambio di una bella somma di denaro. Forse è l'occasione giusta per ricominciare a vivere, in meglio. Ma, come ben sappiamo, ogni potere porta con sé la propria dose di responsabilità: questi furti e questa ricchezza dureranno per sempre o anche Sang Yu dovrà fare i conti con una spietata legge del contrappasso?

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L'importanza delle idee

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Super Me: una scena del film

Parte benissimo Super Me, con quello che sarebbe a tutti gli effetti un buon cortometraggio perfettamente concluso. C'è poca voglia nelle intenzioni del regista Zhang Chong di perdere tempo, soprattutto nelle fasi iniziali, e si vede: nei primi minuti il ritmo è altissimo, in pochi momenti si definiscono le caratteristiche del protagonista a cui si aggiungono un paio di sequenze "di spettacolo" ben riuscite (la prima nella metropolitana catapulta lo spettatore subito nel mood del film). Cerca un equilibrio tra leggerezza e serietà che, però, mostra presto i limiti. Si intuisce una prima frattura quando a momenti divertenti si cerca di imbastire un discorso che riguarda Freud e Jung, la vita e la morte, la realtà e i sogni, con una serietà che appare un po' disomogenea rispetto allo stile scelto per mettere in scena la storia. La recitazione è abbastanza caricaturale, ma questo permette una facile immedesimazione con il protagonista che avrebbe tutte le carte in regola per risultarci antipatico. In questo primo atto il film coglie l'occasione per sottolineare quanto siano importanti le idee e sembra riuscire dove il protagonista, incapace di superare il blocco dello scrittore, fallisce. Anche il finale, lo diciamo subito, funziona a dovere riuscendo a soddisfare lo spettatore che, come un guerriero, è riuscito arrivare fino a quel punto. Perché a volte le idee da sole non bastano e crollano contro il peso di uno svolgimento non all'altezza.

Ritrovare un protagonista, perdere uno spettatore

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Super Me: una sequenza

A un inizio e a un finale riusciti (escluso un plot twist all'ultimo secondo che appare davvero pleonastico) si contrappone una parte centrale davvero troppo elementare e confusa. Il protagonista, una volta conscio del potere, inizierà a cambiare la propria vita cercando ricchezze sempre maggiori e usando il proprio conto in banca per risolvere ogni problema. Lavoro e successo, divertimento notturno, casa di lusso, persino la ragazza dei suoi sogni. Il tutto viene raccontato attraverso una struttura sempre uguale che, alla lunga, mette a dura prova lo spettatore. Non arriva mai un vero e proprio conflitto percepibile e il film, abbandonando quell'equilibrio a metà strada tra il serio e il faceto, sfocia in un dramma fantasy alla ricerca di qualche peso tematico inesistente. Più il protagonista ascende nella sua fortuna, più lo spettatore rischia di disinteressarsi alla vicenda dove anche i momenti più action e spettacolari sono caratterizzati da effetti digitali elementari che non contribuiscono alla ricchezza dell'immagine, ma la riempiono quanto basta. Infine, il film ad un certo punto prende una piega crime totalmente gratuita e poco coerente con il resto del film. Si ha come l'impressione che il film sia stato modificato continuamente in corso d'opera e che il risultato sia un insieme di suggestioni unite flebilmente tra loro per 100 minuti. A quel punto, nemmeno alcuni momenti ispirati di regia o la recitazione del protagonista Darren Wang possono far molto. Diventa davvero difficile anche solo "sentire" il film e lasciarsi trascinare dalla storia: troppa confusione e poco divertimento lasciano il pubblico parecchio interdetto.

Conclusioni

Concludiamo la nostra recensione di Super Me riepilogando gli aspetti positivi e negativi del film. A un inizio coinvolgente, il film contrappone, per la maggior parte della sua durata, una struttura basilare e ripetitiva, senza grossi colpi di scena, mettendo a dura prova l’attenzione dello spettatore. Si risolleva un po’ nei momenti finali nonostante un cambio repentino di tono poco coerente con il resto della vicenda. Il protagonista Darren Wang fa il possibile per creare empatia, ma la regia, nonostante alcuni buoni momenti, non spicca e non crea il giusto spettacolo, complici anche degli effetti visivi non all’altezza. Super Me si accontenta di quello che crede di essere, ricostruendo il protagonista, ma dimenticandosi di tutto ciò che fa divertire lo spettatore.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La premessa è coinvolgente e interessante.
  • Qualche buon momento di regia.

Cosa non va

  • Lo svolgimento del film è troppo ripetitivo e, a causa della natura onirica, poco appassionante.
  • Gli effetti visivi non sono all’altezza.
  • Troppi cambi repentini di tono e atmosfera che non rendono il film coeso.