Stregoneria e vampirismo in un gotico moderno
La notte dei diavoli è la seconda incursione nel genere horror del regista Giorgio Ferroni, dopo l'ottimo Il mulino delle donne di pietra (1960).
Nicola, un commerciante di legname, rimane con l'auto in panne nei pressi di un bosco al confine con la Yugoslavia. Avventuratosi tra gli alberi trova ospitalità da una famiglia di contadini che sembra temere particolarmente il calare della notte. Il padrone di casa e i figli si dimotrano piuttosto diffidenti, ma la giovane Sdenka sembra avere un debole per Nicola, che si avvicina sempre di più a lei finendo con l'innamorarsi. Tuttavia scopre che i contadini del luogo credono di essere minacciati
da morti viventi in grado di trasformare in mostri assetati di sangue le loro vittime. Convinto di aver assistito a un omicidio parte per denunciarlo alle autorità, ma si convincerà a tornare dall'amata Sdenka, minacciata con la sua famiglia da questi mostri sanguinari.
Il film esce nel 1972 e si ispira al racconto di Tolstoj "I Vurdalak", anche se in maniera meno fedele rispetto a quanto fatto da Mario Bava nel secondo episodio del suo splendido I tre volti della paura
(1963). Il risultato è un film denso di situazioni affascinanti, ottime atmosfere e scenografie impreziosite della solida regia di Ferroni, che disegna un intreccio simile a quello usato da Lado per il suo La corta notte delle bambole di vetro (1971). La pellicola si apre infatti con il ritrovamento di Nicola (Gianni Garko), immediatamente ricoverato in stato di choc, e la narrazione prosegue come un flashback di quanto accaduto nel bosco, a cui segue un finale inaspettato e dal sapore forte che conferma la qualità del film.
La trama riprende personaggi e situazioni classiche di molti racconti gotici ottocenteschi, ma Ferroni sposta la storia negli anni settanta, esperimento riuscito e non a caso realizzato in contemporanea a nuovi film Hammer ambientati in età moderna (1972: Dracula colpisce ancora! e I satanici riti di Dracula). L'ottima qualità visiva si ispira infatti, oltre al già citato Mario Bava, ai film Hammer, casa cinematografica britannica maestra nel creare atmosfere suggestive e scenografie gotiche. Sicuramente non si raggiungono i livelli di film come Dracula il vampiro (1958) o La mummia (1959), ma la messa in scena rimane di altissimo livello, con fotografia molto curata di Manuel Berenguer e musiche di Giorgio Gaslini a sottolineare sequenze di grande impatto visivo.
La sceneggiatura scritta dal trio Brochero, Migliorini e Grossetto avanza senza intoppi e gli attori offrono buone performance, a cominciare da Gianni Garko (Sette note in nero, I contrabbandieri di Santa Lucia). Agostina Belli (All'onorevole piacciono le donne) interpreta Sdenka, la ragazza di cui si innamora Nicola e che diventerà la causa del ritorno nel bosco del protagonista, ad aprire un (primo) finale in cui verranno svelati i "diavoli" del titolo.
Gli effetti speciali sono opera di Carlo Rambaldi ma, più che sui trucchi, il film si regge su quella bellezza espressiva dei paesaggi (il bosco spettrale) e degli ambienti (la casa di campagna simile alle locande dei film vampireschi come Per favore non mordermi sul collo) ispirati al gotico italiano e inglese. La maschera del demonio (1960) lascia inoltre in eredità al film di Ferroni il fascino per le storie nere di stregoneria e occultismo impregnate di credenze popolari che una volta portate sullo schermo affascinano e trasportano lo spettatore in un mondo fantastico, isolato e governato da
leggi innaturali.
Purtroppo però il film è di difficile reperibilità, l'unico dvd disponibile oggi è della label Filmax, con formato anamorfico ma unica traccia audio in lingua spagnola.
Un vero peccato, perchè La notte dei diavoli entra a pieno diritto nella storia dell'horror italiano.