Stanotte mi uccido in tv
I reality show hanno una vita ormai decennale. Tutto il peggio che è stato visto negli ultimi anni in televisione è sempre venuto da quelle trasmissioni in cui i protagonisti fingono di affrontare delle situazioni nel modo esatto in cui farebbero nella vita reale. Ci sfugge perciò la necessità, oltre il messaggio palese e ingenuo di cui si fa carico, di un film che ipotizza la messa in onda del 'peggio del peggio': la sfida volontaria alla morte, motivata dal miraggio di fama facile o di un ricco montepremi, con un suicidio assicurato in diretta. Live! - Ascolti record al primo colpo si propone come un mockumentary, dal ritmo sostenuto, che testimonia la nascita di un reality estremo in un network americano alla ricerca affannosa dell'audience. L'idea è quella di portare in tv il tragico gioco della roulette russa, con una pistola, contenente un solo vero proiettile, che gira di mano in mano tra i concorrenti, costretti a premere il grilletto puntandosi l'arma alla tempia, sperando non sia il colpo fatale.
Siamo in piena fantascienza e dobbiamo perciò sospendere l'incredulità. Vincendo le resistenze del buon senso, il programma si fa, va in onda, seppure a notte fonda, l'orrore si consuma e fa il boom d'ascolti. Si può realizzare un intero film su un'idea del genere? Lo ha fatto Bill Guttentag, vincitore di due premi Oscar per altrettanti documentari brevi, che scrive e dirige un'opera dal taglio documentaristico che documenta la storia del format-scandalo, dalla sua nascita alla messa in onda, fino alle clamorose conseguenze. L'obiettivo dichiarato è naturalmente quello di far riflettere sui limiti che si stanno oltrepassando nel campo del trash televisivo, che prima o poi potrebbe portare alla spettacolarizzazione della morte per appagare una presunta perversione dello spettatore, bramoso di assistere al calpestamento totale della dignità umana. Prodotto e interpretato da Eva Mendes, il film si dimostra in realtà già superato, con una critica alla cattiva televisione che vorrebbe essere provocatoria, ma si rivela piuttosto sterile quando scimmiotta la deriva amorale del tubo catodico favorendo lo sberleffo. La Mendes ci crede, interpreta con autorevolezza e con la necessaria antipatia un personaggio scomodo come la dirigente del network che sfida leggi, inserzionisti pubblicitari e dirigenti per mettere in pratica un progetto che giudica geniale. Decisamente limitato a livello contenutistico, il film si rivela invece godibile nei passaggi più ironici (i filmati di presentazione dei concorrenti) mentre la messa in scena risulta corretta seppur scolastica, e l'utilizzo della camera a mano con fotografia patinata indirizza l'attenzione su un altro piano, che si interseca con quello principale: anche quello che la televisione (o il cinema) ci presenta come reale, in questo caso un documentario, in realtà può nascondere una grande beffa. Insomma, nulla che non sia già stato detto e svelato altrove.