Lo dice lo stesso Alberto Rizzi, quando ci spiega il perché del titolo. "Gli Squali sono la ferocia, ma anche i fossili. Un paradigma perfetto per il film". E ora ci siamo, dopo il passaggio in anteprima ad Alice nella Città, arriva al cinema dal 12 novembre l'ambiziosa opera seconda di Rizzi, che segue il buon Si muore solo da vivi. Il regista, che abbiamo incontrato in occasione della release, ci tiene subito a mettere le cose in chiaro: Squali è una tragedia moderna che gioca con i generi, ispirandosi liberamente a I Fratelli Karamazov di Dostoevskij.
Al centro del film i fratellastri Camaso, che si ritrovano nella casa d'infanzia del padre, Leone. Siamo ne Veneto rurale, e i loro caratteri finiranno per scontrarsi, ampliando il senso del conflitto. Alberto Rizzi, allora, esplica il motivo (ambizioso) per cui ha scelto lo scrittore russo: "Se non leggiamo senza saccheggiare, perché fare film sulle opere piccole, e non sulle grandi? I grandi romanzi dovrebbero spaventarci, ma ci danno una grande libertà".
Squali e la rivisitazione dei Karamazov
Nel cast di Squali (prodotto e distribuito dall'indipendente Magenta Film) ecco Mirko Artuso, Stefano Scherini, Diego Facciotti, Maria Canal, Gregorio Righetti, Sara Putignano, Chiara Mascalzoni, Alessandro Apostoli. Un cast corale, per una storia originale che, in verità, ha poche righe di trama: "La trama dei Karamazov ha una storia stringata", spiega il regista. "Il resto è abisso del genere umano. Dostoevskij è molto cinematografico, erutta come se fosse un vulgano. Tuttavia si deve semplificare per rappresentare".
E prosegue, poi, sul senso di frontiera, oggi riscoperta dal cinema western tornato in voga. Per Albero Rizzi: "Ci raccontata della frontiera americana, ma il genere western noi lo abbiamo reinventato noi. Anche Squali è un western con tanto di frontiera, in cui luce e ombra combattono. Un far west, una storia di conflitto. E il Veneto è il Texas d'Italia".
I temi del film
Per ammissione del regista, Squali è un film che gioca sull'estetica: "Volevamo girare un film visivo e visionario, facendo coesistere l'anima nera con un mio filo ironico e più leggero".
Tra i temi, quello della religione. "Un tema antico del film è quello della religione. C'è spiritualità, e la ricerca della spiritualità. E la salvezza viene da un personaggio femminile: una religiosità popolare, con una santa. Diventare madri è importante". Da Alberto Rizzi, poi, un pensiero sul cast, di grande spessore. "Il film è un lavoro corale, e un lavoro pensato per uno ad uno. Ho chiesto loro di aderire ad un progetto più che ad una sceneggiatura".
Dostoevskij come spirito guida
Se Squali è, appunto, liberamente ispirato all'ultimo romanzo di Fëdor Dostoevskij, pubblicato nel 1879 (rivelandosi ancora attuale), per Alberto Rizzi è il nucleo della storia a fare la differenza, con la famiglia elemento archetipico: "Il mio personaggio preferito è la famiglia, e l'ho scoperto dopo il montaggio", rivela il regista. "La prima stesura durava due ore e un quarto. Il montatore ha ricomposto tutto. L'obbiettivo era realizzare un'opera libera, sia nella forma che nel contenuto, capace di esplorare il confine geografico ma anche e soprattutto quello umano".