"Quando cuciniamo dei funghi è vero o non è vero che abbiamo più o meno consciamente voglia di sbarazzarci di qualcuno? Sono partito da questo interrogativo per creare un personaggio che in apparenza ha tutte le caratteristiche della "nonna che prepara le torte", ma che in sostanza potrebbe essere più inquietante dell'immagine che proietta". Nelle note di regia del suo nuovo film, Sotto le foglie, al cinema con Bim dal 10 aprile, François Ozon, rivela la divertente domanda a far da spunto all'idea del suo film.

Un episodio vissuto dalla sua famiglia quando era piccolo, dei funghi tossici erroneamente (?) cucinati per grandi e piccini da una zia. Questa immagine è esattamente il presupposto giusto per entrare nell'atmosfera del film, quella di un piccolo villaggio della Borgogna, nel mondo rurale e forse borghese di Michelle (Hélène Vincent), una gentile e affettuosa 81enne che va a funghi con la sua migliore amica da trent'anni, Marie-Claude (Josiane Balasko) e non vede l'ora di accogliere a casa la figlia Valérie (Ludivine Sagnier) e l'adorato nipote pre-adolescente Lucas.
Un grande incipit
In pochi minuti dall'inizio del film, Ozon, come ha già fatto in passato, ribalta subito le carte delle prime impressioni e ci mostra che il dietro le quinte della vita di Michelle è molto meno da cartolina di quel che sembra. Valérie a stento tollera la madre tanto che, intossicata dai funghi da lei cucinati ( che lei è stata l'unica a mangiare), l'accusa di averla avvelenata e pone fine velocemente alla bramata estate in famiglia. Entrerà in scena anche Vincent (Pierre Lottin), il figlio di Marie-Claude, anche lui una persona mai chiara da leggere. Seguiranno piccole rivelazioni, grandi colpi di scena, una marea di non detti e ragioni, misteri da svelare e su cui dissertare. Usa il dramma, la commedia, il giallo ed anche il noir Ozon senza paura di non sapere gestire tutti questi generi, visto che lo ha fatto in passato, per confezionare una storia di colpe forse impossibili da espiare, dei perdono che tardano ad arrivare e per raccontare madri e figli, i segreti, fantasmi del passato.
Madri e figli
Si dice spesso che ognuno di noi, guardando un film, vede il proprio, poiché vi si relaziona con il carico emotivo di esperienze che porta con sé. Sotto le foglie è molte cose, un film di generazioni che non si incontrano, di affinità elettiva tra nonni e nipoti ma è impregnato di riflessioni sui rapporti tra madri e figli. Valérie è perennemente arrabbiata con sua madre, a stento la guarda in faccia, è subito pronta a pensarne male. Vincent è appena uscito di prigione dopo aver scontato una pena per un un crimine che non scopriremo mai e già smania per aprire una propria attività senza tenere un basso profilo.

Ozon riprende Michelle e Marie-Claude che borbottano sarcastiche un: "Ci siamo spaccate il culo per i nostri figli ed ecco il risultato", una frase che detta dopo due comportamenti tranchant come quelli dei rispettivi figli, ci dovrebbe naturalmente portare a parteggiare per le due mamme. Ma, c'è sempre un ma, è scaltro il regista di Nella casa e subdolamente sposta il fuoco sui due figli, che, in maniera diversa, hanno forse mal accettato i peccati commessi dalle loro madri ed elaborato queste genitrici con difficoltà. Insomma, François Ozon gioca con i sentimenti dello spettatore e con i suoi preconcetti e pregiudizi e con l'aiuto delle sfumature thriller e delle mille scene che avrebbe potuto girare ma che non vedremo mai, ci guida dentro la nostra personalissima interpretazione del suo film, visto attraverso il filtro di quel che è ed è stato il nostro personalissimo rapporto con le nostre, di madri.
Sotto le foglie e Il senso di colpa

Sotto le foglie è un film in cui il senso di colpa aleggia e coinvolge tutti i suoi interlocutori, è un velo che si posa su tutto. C'è la colpa di una scelta di vita, quella di Michelle e Marie-Claude che sembra essere un peccato originale del quale non solo è impossibile dimenticarsi ma è anche quasi inammissibile da espiare. Più Michelle scalcia per rivendicare il suo diritto a convivere con chi è stata e più sua figlia e tutto il suo mondo le ricordano, con ancora più forza, che dovrà invece sempre continuare a pagare letteralmente e metaforicamente, per ciò che ha fatto.
Ancora, c'è la colpa, ipotetica ed immaginata di un delitto, accentuata dalla presenza di un'indagine di polizia che irrompe nella tranquillità del piccolo e serenissimo villaggio della Borgogna. Infine, ci sono le colpe mascherate, quelle che sembrano rimorsi ed anche rimpianti, i "e se le accuse che mi rivolgono corrispondessero a realtà?". Nessuno è esente da questo atteggiamento revisionista rispetto al proprio operato ed in questo Ozon riesce ad entrare nell'inconscio e nella psicologia dei suoi personaggi con abilità antropologica, sociologica, illuminata.
Un mistero che rimane mistero

Lo si immagina indossare un sorriso che è quasi un ghigno François Ozon mentre mette a punto un film che pur essendo tanto dramma quanto giallo, prende il meglio da entrambi i generi senza mai veramente cedere a nessuno dei due. È così che Sotto le foglie è un perfetto film alla Agatha Christie a cui manca lo svelamento finale perché Ozon sta facendo un film sulla vita, sui rapporti umani, sull'ambiguità degli esseri umani e sui segreti che a volte arriviamo a portarci fino alla tomba. Dunque, nella realtà, spesso, un mistero rimane mistero.

Ed è per questo che il regista francese si permette anche il lusso di inserire i "fantasmi" lungo il percorso di Michelle perché le presenze spettrali affollano l'esistenza di molti di noi, sono le paure di chi temiamo di essere, le manifestazioni di ciò che abbiamo il terrore di provare. Ozon ci conosce e si conosce bene e non abbandona il gioco fino alla fine tanto che, molto tempo dopo i titoli di coda, Sotto le foglie si insinua sotto pelle perché è un film su noi stessi, facendo risalire rancori e timori che credevamo sopiti.
Conclusioni
Con all’attivo due premi al San Sebastian Film Festival e un risultato ineccepibile al botteghino francese, Sotto le foglie, il nuovo film François Ozon arriva nelle nostre sale e primette di ricordarci il perché del grande successo di questo regista e autore. Con l'uso sapiente degli strumenti del dramma e del giallo, Ozon confeziona una storia di peccati originali e sensi di colpa, di rapporti irrisolti tra madri e figli, di esseri umani avvolti da paure per ciò che sono e potrebbero essere. Un film che, come nella vita, mette in scena misteri impossibili da svelare.
Perché ci piace
- Hélène Vincent incarna perfettamente il passato e il presente di Michelle
- Ludivine Sagnier ruba la scena
- È sia dramma di colpe e rapporti disfunzionali sia avvincente giallo
Cosa non va
- Gli amanti dei gialli alla Agatha Christie non apprezzeranno il finale aperto.