Gli appassionati ricorderanno con piacere Verónica (2017), horror spagnolo che riusciva a coniugare sane dinamiche di genere, rivisitando per l'ennesima volta il tema delle case infestate, con sussulti drammatici ed emotivi degni di nota. D'altronde il film portava la firma di un certo Paco Plaza, colui che ci ha regalato alcuni dei più spaventosi incubi cinematografici con la fortunata saga di Rec.
Come vi raccontiamo nella recensione di Sorella Morte, ci troviamo di fronte ad un prequel incentrato sull'omonimo personaggio di Suor Narcisa, che compariva per l'appunto nella sua versione anziana nel film citato in apertura. In quest'occasione si è deciso di indagare sul suo passato, nel tentativo di sfruttare il successo di produzioni a tema che vedono protagoniste - nei panni di villain o di sfortunate protagoniste - proprio novizie o consorelle alle prese con questioni sovrannaturali: basti pensare soltanto al clamoroso successo del franchise spin-off The Nun.
Terrore divino
Nel 1939 una piccola comunità spagnola è ossessionata dalla figura di una bambina, osannata dai suoi concittadini che la ritengono una santa in grado di compiere miracoli. Dieci anni dopo, ormai cresciuta, Narcisa viene ricevuta in un convento nel quale dovrà poi prendere i voti e consacrare definitivamente la sua vita al Signore. Nell'istituto religioso frequentano diverse ragazzine e proprio tra le alunne circolano le voci riguardo a una presenza spaventosa che si aggirerebbe di notte tra quelle mura. Narcisa inizialmente non crede a queste dicerie ma con il passare dei giorni si accorge di fenomeni sempre più strani e inquietanti, che avvengono anche all'interno della sua stanza: sedie che si spostano e disegni che compaiono sui muri, apparentemente legati a una tale suor Socorro, che tutte le altre religiose sembrano aver volutamente dimenticato e cancellato dagli archivi. E scoprirà una verità spaventosa e crudele...
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Un passato rimosso
Plaza sa come giocare con i luoghi e con la tensione e l'ora e mezzo di Sorella Morte vive su un'atmosfera inquieta e pregnante, ricca di scene madri di impatto e abile nel suo sfruttare gli jump-scare senza diventarne schiava, costruendoli sempre e comunque con un certo senso logico e senza mai gettarli in faccia gratuitamente allo spettatore. Ne esce fuori un'opera compiuta, con quel pizzico di mystery nelle "indagini" condotte dalla protagonista che prosegue su sfumature mistiche e quasi apocalittiche, con tanto di eclissi solare a giocare un ruolo determinante negli eventi. Ma la sceneggiatura, curata dallo stesso regista a quattro mani con l'esperto Jorge Guerricaechevarría, dà modo di riflettere anche su un periodo complesso vissuto dalla Spagna, ovvero gli anni di quella guerra civile che così profondamente ha scosso la vita della povera gente, con fatti di sangue che saranno infine svelati in quell'intenso flashback accompagnato da musica elettronica, a sottolineare quell'effetto di astrazione con ancora maggior incisività.
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Un'anima senza pace
Una storia che si tinge di note melanconiche e strazianti nella vendicativa redenzione, con la spaesata protagonista - che già nutriva dubbi sulla propria fede - che diventerà suo malgrado entità catalizzante di quel dolore e di quella rabbia repressi troppo a lungo tra le mura di quel convento, teatro di orrori ed omertà. Sorella Morte possiede un'anima visionaria che conquista e affascina anche nelle sue derive più grottesche e dal taglio splatter, riuscendo a offrire spunti non soltanto dal punto di vista prettamente di genere ma anche nel versante introspettivo, accompagnandoci alla scoperta delle origini di un personaggio che in Verónica (2017) era per l'appunto soltanto secondario, con l'epilogo che ricollega le rispettive storie con una sua coerenza, forse parzialmente forzata ma comunque giustificata. Ottima l'interpretazione di Aria Bedmar, già apprezzata dal pubblico di Netflix nella miniserie In silenzio, e qui brava nel dar vita ad una figura incerta e fallibile che si ritrova al centro di un caos primigenio e inarrestabile.
Conclusioni
Il monastero di San Girolamo di Cotalba fa da suggestivo teatro degli orrori a questa storia di suore e fantasmi, che si pone come effettivo prequel di Verónica (2017), accompagnandoci alla scoperta delle origini che riguardano l'affascinante personaggio di Sorella Narcisa, meglio conosciuta come la Sorella Morte del titolo. Che si ritrova negli anni Quaranta a svolgere il noviziato in un convento dove accadono fenomeni inquietanti, legati a un mistero che toccherà proprio alla malcapitata protagonista svelare prima che sia troppo tardi. Paco Plaza, maestro dell'orrore iberico, firma un film solido e piacevolmente spaventoso, in bilico tra atmosfere visionarie e grottesche, tra tocchi d'autore e modernismo del filone, intrattenendo con gusto per un'ora e mezzo di visione ad alto tasso di emozioni e spaventi.
Perché ci piace
- Emozioni e dinamiche di genere ben equilibrate.
- Un'atmosfera sottilmente inquieta con una gestione della paura mai banale.
- Cast eterogeneo e convincente su una sceneggiatura affilata.
Cosa non va
- L'epilogo è legato in maniera parzialmente forzata al film del quale è prequel.