A prescindere dalla riuscita - ottima - della serie, Smoke - Tracce di fuoco, nuova creatura targata Dennis Lehane arrivata in streaming su Apple TV+ dallo scorso 27 giugno, ha un grandissimo merito (come la precedente Black Bird): ricordare a tutti quanto Taron Egerton sia un attore ingiustamente sottovalutato un po' da tutti. Fin dall'apparizione nel film, Kingsman, che l'ha fatto conoscere al mondo intero, l'attore inglese classe 1989 ha costruito il suo curriculum con grande intelligenza passando attraverso ruoli molto variegati fra loro accumunati dalla bravura sempre crescente dimostrata dal nostro. Forse il vero punto di svolta c'è stato con Rocketman, il biopic diretto da Dexter Fletcher sulla vita di Reginald Kenneth Dwight.

Meglio noto come Sir Elton John. Con circa 195 milioni di dollari d'incasso a fronte di "soli" 40 spesi, non si è di certo trattato di un flop, ma il riscontro commerciale e il raccolto di premi è stato infinitamente inferiore rispetto a quel Bohemian Rhapsody che, invece, ha quasi sfiorato il miliardo e si è portato a casa una sfilza infinita di riconoscimenti, fra cui due del tutto immeritati come l'Oscar per il Migliore attore a Rami Malek e quello per il miglior montaggio a John Ottman. In Rocketman Taron Egerton ha dato letteralmente anima e corpo a Elton John ma si è dovuto accontentare del solo Golden globe (mentre il vero Elton John, nel 2020, si è portato a casa il suo secondo Oscar per la Miglior canzone, dopo quello analogo del 1995 per Il re leone).
Ma bando all'amarezza. Smoke è l'ennesima dimostrazione che Egerton ha tantissimo da dare e che, come si suol dire, invecchiando migliora come il vino. Basta citare quei passaggi della serie in cui il suo sorriso passa dall'essere qualcosa di affascinante e caldo a un ghigno che ridefinisce i contorni stessi dell'aggettivo "inquietante". L'abbiamo intervistato al junket virtuale della serie organizzato dalla Apple.
Smoke - Tracce di fuoco, intervista a Taron Egerton
Così come già accaduto in Black Bird, sempre prodotta da Apple Studio e con Dennis Lehane nelle vesti di showrunner, anche in Smoke Taron Egerton ricopre il duplice ruolo di protagonista e produttore esecutivo. Una doppia responsabilità che, come ci ha spiegato nel corso della nostra chiacchierata, non è stata particolarmente complicata da gestire. Questo perché a suo dire l'importante è non "pubblicizzare" la cosa sul set, non assumere un atteggiamento "da produttore" che vada a inficiare i rapporti con gli altri membri del cast.
La differenza sostanziale sta semmai nel maggior coinvolgimento fuori dal set. Proprio in virtù del suo credito da EP, si è sempre trovato coinvolto nelle discussioni creative relative alla strada da percorrere con la storia e i personaggi pur in una produzione in cui, ad avere l'ultima parola, era comunque uno scrittore come Dennis Lehane.
Insomma, per citare direttamente le sue parole: "Penso che se cominci a comportarti 'da produttore' sul set finisci per piazzarti in una posizione diversa da quella degli altri componenti del cast, un cambio di status che penso non sia salutare".
I traumi disneyani
Nel cast di Smoke - Tracce di fuoco c'è anche un'attrice che, fra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta, è stata una delle più famose child star di Hollywood, Anna Chlumsky. Per chi è stato preadolescente o adolescente in quegli anni, sarà sempre collegata al ricordo della morte del piccolo Thomas J. Sennett di Macaulay Culkin in Papà ho trovato un amico diretto da Howard Zieff. Un decesso accompagnato da un marcato terrore per le punture delle api in puro stile ansia da bagno al mare post visione dello Squalo.

Per questo abbiamo chiesto a Taron Egerton quale sia il suo più grande trauma collegato alla visione di un film o una serie TV. I primi due che ci cita sono, inevitabilmente, traumi figli della visione dei film d'animazione Disney in tenera età: la morte della mamma di Bambi e quella di Mufasa ne Il re leone. Invecchiando invece ha trovato particolarmente incisiva la scena di Breaking Bad in cui Jesse Pinkman elimina Gale per far sì che non si sostituisca a Walt. Un momento che ha trovato straziante proprio grazie alla performance del collega Aaron Paul.
Un futuro da villain?
Anni fa, grossomodo ai tempi del secondo Kingsman, arrivato nei cinema nello stesso anno in cui il Wolverine di Hugh Jackman pareva morto per sempre, Taron Egerton era l'attore più indicato per molte persone come nuovo interprete del personaggio. A gettare ulteriore benzina sul fuoco il fatto che, in quel periodo, i due attori parevano essere molto amici. Poi è andata come è andata e, negli anni a seguire, l'attore ha anche detto di essere diventato troppo vecchio per una pellicola di quel genere.
Cosa un po' forte da dire da chi a novembre spegnerà solo 36 candeline sulla torta. Età anagrafica a parte, proprio osservandolo in azione in Smoke abbiamo realizzato che, in un cinecomic, potrebbe addirittura rendere di più nei panni di un villain che in quelli di un eroe. Quando glielo abbiamo fatto notare chiedendogli se sarebbe disposto a partecipare a un blockbuster di quel tipo ha detto che "alcuni film Marvel sono davvero straordinari" e non avrebbe alcun problema a parteciparvi. La sua preoccupazione principale non è tanto collegata alla tipologia di film, quanto all'eventuale tipologia di contratto che si troverebbe a firmare: la prospettiva di doversi vincolare per troppo tempo a una data cosa lo spaventa un po'.

Eppure, parlando di tempo che passa, siamo tutti in trepidante attesa del terzo capitolo della saga di Kingsman. Lo salutiamo dicendogli proprio che non vediamo l'ora di ritrovarlo nei panni di Eggsy e prima di accomiatarsi col più classico dei "cheers mate", ci rivela che anche lui non vede l'ora di lavorare all'episodio 3 dell'epopea.