Silent Friend, la recensione: Un ginkgo biloba testimone silenzioso di un piccolo grande film

Una delle sorprese di Venezia 2025. Silent Friend di Ildikó Enyedi è un piccolo grande film che nasce da una grande idea e vive della forza del suo montaggio e la messa in scena.

Il ginkgo biloba protagonista di Silent Friend

Che gran cosa il cinema, che magia quando si spegne la luce e ci ritroviamo catapultati in qualcosa di imprevisto, in una storia che non potevamo immaginare. Un'esperienza sempre più rara, visto che fin troppo spesso sappiamo tanto (troppo?) dei film che vedremo ancor prima di andare in sala o cliccare play a casa, ma che rappresenta l'incredibile valore aggiunto nel seguire i grandi eventi e le kermesse internazionali.

Silent Friend Enzo Brumm
Una scena del film presentato a Venezia 2025

Infatti a Venezia 2025 è successa ancora una volta la magia, con un film che colpevolmente era sfuggito ai nostri radar fino alla proiezione stampa ufficiale, distratti dai grandi autori che aspettavamo di vedere, dalle star attesa sul tappeto rosso, dal glamour, le interviste, le uscite da tenere d'occhio. E invece è arrivato Silent Friend a ricordarci quanto di bello ci sia nello scoprire qualcosa di originale, nuovo e imprevisto, rivelandosi un piccolo grande film realizzato con passione, al netto di qualche lungaggine di troppo.

Il mondo attorno a un ginkgo biloba

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Il ginkgo biloba protagonista di Silent Friend

Cuore del film è il ginkgo biloba a cui abbiamo accennato nel titolo, che si erge in tutta la sua maestosa presenza in una città universitaria medievale in Germania. Testimone silenzioso, come detto, di un secolo della nostra esistenza, che si concretizza in tre vite umane, in tre storyline separate che Silent Friend segue: nel presente, ovvero nel 2020, un neuroscienziato che si occupa della mente dei bambini decide di compiere un esperimento sull'albero; una trentina d'anni prima, nel 1972, una giovane studentesse vive un periodo di cambiamento parallelo alla connessione che prova con un geranio che sta studiando; infine un secolo fa, nel 1908, seguiamo la prima donna ammessa all'università e la sua scoperta, attraverso la fotografia, dei grandi schemi universali nella più umile delle piante.

L'amico silenzioso di cui avevamo bisogno

Tre storie e altrettanti spiazzanti tentativi di costruire dei legami e comprendere qualcosa di altro rispetto a noi come il mondo vegetale, potente, silenzioso e misterioso ai nostri occhi. Almeno quanto le tre vite che vengono raccontate sono misteriose per l'imponente ginkgo biloba cui ruotano attorno. Da questo presupposto Silent Friend costruisce il suo messaggio di accettazione e nell'indagare cosa voglia dire essere un albero riflette sulla necessità di comprensione del prossimo, qualunque forma abbia.

Silent Friend Tony Leung Chiu Wai Scena
Il protagonista di una delle tre storie del film

E lo fa con una costruzione narrativa e un montaggio tra i diversi segmenti che ha spesso del sorprendente, anche se va ammesso che il film avrebbe giovato di qualche taglio e qualche alleggerimento per essere ancor più efficace e fruibile, eliminando il superfluo e dando ancor più spessore ad alcuni momenti di grandissimo valore anche visivo. L'unico peccato di un film che nasce da una grande idea e la sviluppa con altrettanto valore, regalandoci anche alcune sequenze particolarmente riuscite.

Tre storie univesitarie... e non per caso

Silent Friend Foto
Una scena del film di Ildikó Enyedi

Non è un caso che sia l'università il centro del racconto, il background comune delle tre storie, il luogo in cui il sapere umano si è storicamente formato, in cui è stato sapientemente coltivato e preservato, cattedrali della cultura, della conoscenza, senza le quali il nostro mondo contemporaneo non sarebbe quello che è oggi. Ed è bene ricordarlo, ribadirlo, e Silent Friend ci tiene a sottolineare l'importanza della scienza e della curiosità umana in un mondo in cui questa sembra essere messa fin troppo in discussione da alcune fette della popolazione. Mentre intrattiene e sorprende, il film di Ildikó Enyedi resta con noi anche al termine della visione con quelle suggestioni e spunti che lascia sedimentare e germogliare pian piano. Come un potente e silenzioso albero.

Conclusioni

Una delle sorprese di Venezia 2025, il film distribuito in Italia da MoviesInspired colpisce sia per l'idea di partenza di mettere al centro del racconto, o delle tre storie, il maestoso albero, sia per il modo in cui sviluppa l'intreccio per sottolineare la necessità di comprensione e accettazione dell'altro e l'importanza del sapere e la scienza fin troppo spesso, oggi, messe in discussione. Peccato per qualche lungaggine di troppo che rischia di annacquarne la potenza.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • L'idea di far ruotare le tre storyline attorno al maestoso ginkgo biloba.
  • I messaggi che lo sviluppo del film veicolano, dalla necessità di comprendere l'altro e preservare la conoscenza.
  • Alcune sequenze particolarmente riuscite che rimangono impresse...

Cosa non va

  • ... ma che rischiano di essere meno d'impatto per il minutaglia del film che avrebbe giovato di qualche taglio.