La 39° SIC di Venezia è “nel segno di un pop contemporaneo”. L'intervista a Beatrice Fiorentino

"Il nuovo neorealismo italiano, il ritorno degli Stati Uniti e l'importanza della critica cinematografica fuori dai social", Beatrice Fiorentino, delegata generale della SIC, anticipa a Movieplayer.it un programma di altissima qualità.

No Sleep Till, in concorso alla SIC 39

Un programma di altissima qualità. Un programma visionario, completo, decisamente pop nelle sue declinazioni di genere, nazionalità e autori. Alla soglia dei quarant'anni, la SIC - Settimana internazionale della critica, competizione autonoma e parallela rispetto alla Mostra del Cinema di Venezia, torna con un'offerta artistica che prova a rispecchiare "il presente indeterminato". Un mondo "indecifrabile", e "colmo di incertezze", come spiega Beatrice Fiorentino, delegata generale della SIC, presentando il programma dell'edizione numero 39. Un'edizione che spalanca la porta alle nuove sfide, tanto "sul piano della realtà che sul fronte dell'immaginazione", per un confronto con un "presente schizofrenico ma anche elettrizzante. Non per forza distruttivo, ma potenzialmente rigenerante. Un'opportunità per ripensare la storia e il futuro del cinema".

Beatrice Fiorentino Foto Sic Venezia
Beatrice Fiorentino, delegata generale della SIC

Sette film in concorso, due proiezioni speciali (su 7000 titoli visionati!) e poi i nove corti della SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) che vanno a comporre il calendario, aprendosi con il distopico Planet B di Aude Léa Rapin e chiudendosi con il polar di Lawrence Valin, Little Jaffna. Unico film italiano in concorso, l'attualissimo Anywhere Anytime dell'iraniano Milad Tanshig, già acquisito nel listino Fandango. Insomma, la SIC - Settimana internazionale della critica punta ad un pop contemporaneo, che parla in modo onesto e accessibile, tanto alla stampa, quanto al pubblico. "Quest'anno i film effettivamente sono rivolti ad un pubblico molto vario", ci dice Beatrice Fiorentino, presentando a Movieplayer.it il programma 2024. "Questa è una tendenza che stiamo cavalcando da qualche anno a questa parte e mi sembra che stia funzionando. Non mi pare che ci stiamo snaturando, e non stiamo tradendo il nostro DNA di critici. Riusciamo a trovare comunque dei film molto interessanti su cui è possibile riflettere da ogni punto di vista, anche sul piano formale, con film che raggiungono molto facilmente un pubblico, perché poi alla fine pensiamo che questo sia l'obiettivo del cinema: raggiungere la gente, farsi vedere, farsi commentare. Quindi alimentare, se vuoi, anche un dibattito critico. È un pop di chiaro-scuro, questo: una selezione figlia di questo presente un po' dark".

Beatrice Fiorentino: "La SIC 2024? Un corpo organico e umanista"

Secondo Beatrice Fiorentino, che per la selezione ha collaborato con Enrico Azzano, Chiara Borroni, Ilaria Feole e Federico Pedroni, è sempre il pensiero umanista al centro dei film scelti: "I generi popolari ci sono, ma la selezione è un corpo organico, e mi sembra umanista. L'uomo al centro del pensiero e della rappresentazione. Oggi abbiamo bisogno della collettività, di guardare attraverso anche gli occhi dell'altro, quindi di empatizzare. Questo mi sembra un segnale molto importante nell'oscurità del presente".

Alexandra Simpson, l'avvento del cinema indie americano

Homegrown Scena Film Documentario Venezia Sic
Homegrown di Michael Premo e l'America di Trump

Tra l'altro, nel programma della SIC torna protagonista il cinema degli Stati Uniti con due titoli da tenere d'occhio: il documentario Homegrown di Michael Premo e No Sleep Till di Alexandra Simpson. "Non c'è mai stata la volontà da parte nostra negli anni passati di non avere del cinema americano, anche se poi ovvio che a Venezia, fuori dai confini della SIC, gli Stati Uniti sono molto rappresentati", prosegue la Fiorentino.

"Quest'anno ce ne sono due, ma c'erano moltissimi esordi americani veramente potenti e maturi. C'è un recupero, una rinascita, una rivitalizzazione di quello che siamo abituati a conoscere come cinema indipendente americano. E questo mi fa molto piacere, perché è comunque un cinema su cui ci siamo formati, ci siamo divertiti, ci siamo riconosciuti, abbiamo creato un immaginario sociale. Per dire, Homegrown si colloca nella migliore tradizione del documentario civile, in scia a Morris o Wiseman. Un viaggio reale che segue i sostenitori di Trump. Ci sono tutti gli elementi per mettere lo spettatore nella condizione di trarre le proprie conclusioni. Siamo lì con queste persone che spiegano il loro punto di vista, le accompagniamo, sappiamo che sono individui che entrano al supermercato e possono comprare il cartone di latte e un fucile. Alla vigilia delle elezioni del 2024, questo film ci aiuta a capire cosa sta succedendo".

No Sleep Till Film Alexandra Simpson Foto Scena Venezia
I colori al Neon di No Sleep Till di Alexandra Simpson

E dall'America arriva anche Alexandra Simpson, per quello che viene definito un esordio "Tra Jeff Nichols, Sean Baker e Gus Van Sant. Nel film c'è un'idea di cinema totalmente rappresentativa dell'America di oggi e non solo, perché anche noi come i protagonisti del film siamo in attesa di una tempesta all'orizzonte. E questo tempo sospeso, questo senso di attesa è lo specchio del nostro sentire oggi dell'America, del nostro presente. Come dire, è la natura che deciderà come andranno le cose".

Venezia 2024: un documentario sull'assalto al Campidoglio nella Settimana della Critica

Dagli Stati Uniti all'Italia contemporanea

Dagli USA all'Italia con Anywhere Anytime, che nel concetto base rivede l'idea del capolavoro neorealista Ladri di biciclette. "Milad Tanshig è iraniano ma vive a Torino da molti anni, e fa parte del nostro mondo. Ha portato un suo sguardo, forse più neutrale, che cattura l'essenza del pensiero di Cesare Zavattini. Anywhere Anytime aggiorna la lezione del neorealismo aggiornandola al presente, mettendosi in dialogo con il cinema contemporaneo. Quindi da un certo punto di vista parla con Ladri di Biciclette di De Sica, ma parla anche con Io capitano di Garrone. Si racconta una realtà che esiste, e il film ce la porta ad osservare con gli occhi di un ragazzo senegalese arrivato in Italia".

Anywhere Anytime Film Sic Venezia Scena Immagine Foto
Anywhere Anytime di Milad Tanshig

Con Beatrice Fiorentino, critica, giornalista e saggista, abbiamo affrontato in chiusura il tema della critica cinematografica, oggi minacciata da un linguaggio social pre-impostato, che svilisce il ragionamento rispetto ad un'opera visiva. La stessa critica che tra l'altro muove l'anima della SIC. "La critica è più necessaria che mai proprio per contrastare i format social dei '5 motivi per vedere', o 'i 10 film dell'anno da non perdere'. Credo che la critica sia ancora ragionare sull'immagine e metterle in relazione. Anzi, devo dire che per me la recensione è stata sempre meno interessante con il passare del tempo e trovo che non sia poi l'espressione massima del fare critica. Tra l'altro c'è un'immensa produzione, c'è fame di contenuti e di approfondimenti, che si perdono nel mare dei like. Capisco poi che i linguaggio social avvicini i lettori, ma la critica per contrastare questo inarrestabile rumore deve avere ancora spazio e responsabilità. Certo, bisogna inventarsi forme nuove".

Una forma nuova, per un nuovo modo di fare immagini: "Per esempio, alla SIC scegliamo un film di chiusura o apertura per via di un discorso da compiere, non come titoli da evento. Il modo in cui poi arriva è libero, è aperto, rimandiamo a voi la lettura e il modo di mettere insieme i pezzi. Da anni sento che il cinema è morto. No, il cinema non muore, si rigenera. La stessa cosa mi sembra possa valere per la critica o comunque per un pensiero che deve rinnovarsi, stare al passo con i tempi, sfidarsi. Abbiamo moltissimi elementi su cui ragionare, tipo le intelligenze artificiali. Che cosa sarà l'immagine tra dieci anni? Io non lo so, ma non devo avere paura".