Cinema, letteratura e intrattenimento in generale ci propongono di continuo personaggi di ogni genere, alcuni dei quali risultano talmente forti, potenti, imponenti, da riuscire a varcare i confini di fantasia in cui sono nati e cresciuti. Uno di questi è sicuramente Godzilla, il Re dei Mostri, nato nel 1954 e giunto, con la sua caratteristica camminata lenta e inesorabile, fino al ruolo di Ambasciatore culturale del Giappone nel 2015, eletto tale dal quartiere di Shinjuku che almeno tre volte ha raso al suolo nei film che l'hanno visto protagonista.
Il mostro partorito dalla Toho ha infatti all'attivo un totale di 31 pellicole, 29 delle quali prodotte proprio dallo studio che l'ha creato, ed è tornato sul grande schermo nel 2016 dopo dodici anni di pausa dall'ultimo successo nipponico, Godzilla - Future Wars, con quello che è a tutti gli effetti un reboot, un adattamento in chiave moderna, ma senza tradire il passato, delle gesta distruttive del mostro. Una nuova versione che la Toho ha affidato al papà di Neon Genesis Evangelion, Hideaki Anno, e che arriva anche nelle sale italiane per un'uscita evento di tre giorni grazie a Dynit e Minerva Pictures.
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La nuova vita di Godzilla
Quella datata 2016 è infatti una rinascita per il mostro giapponese, che Shin Godzilla ci racconta dalla prima apparizione nella baia di Tokyo accompagnata dall'inevitabile panico collettivo: l'esplosione d'acqua che si verifica in mare desta il sospetto delle autorità, un sospetto confermato dalle prime testimonianze visive di una creatura marina che arriva sulla terraferma e si fa largo tra gli edifici creando distruzione. Sono le prime avvisaglie di un dramma ancora più grande, perché la creatura rivela una capacità di adattamento fuori dal comune, mutando e crescendo una volta fuori dall'acqua, raddoppiando le proprie dimensioni ed assumendo la forma classica del kaiju che siamo abituati a conoscere da metà del secondo scorso.
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Dietro le quinte del disastro
Anche se è naturalmente Godzilla il protagonista della nuova pellicola targata Toho, Hideaki Anno ed il suo co-regista, nonché autore degli effetti visivi, Shinji Higuchi dedicano molta attenzione alle figure che si danno da fare per arginare l'emergenza mostruosa. Molto spazio viene infatti riservato al raccontare la frenetica attività di politici, militari e scienziati impegnati a trovare una soluzione per un dramma di tali proporzioni, ritagliando lo spazio per presentarli uno ad uno e seguirli nella loro corsa contro il tempo per fermare l'incedere compassato e distruttivo del mostro, che rappresenta quasi un conto alla rovescia verso l'inevitabile.
È la parte più importante, ma anche più confusa di Shin Godzilla, sia per la mole di dialoghi ed intrighi che veicola, sia per il montaggio rapidissimo con cui è messa in scena. Uno stile narrativo che volutamente contrasta con quello che mostra le sequenze di distruzione di Godzilla a spasso per le strade dell'area di Tokyo, potenti e evocative nell'alternare immagini ravvicinate della creatura ad inquadrature ampie e suggestive della città e della scia di distruzione che il mostro si lascia alle spalle. Una situazione familiare a chi conosce i film dedicati al mostro giapponese, amplificata dalle musiche composte da Shirô Sagisu, già collaboratore dei due autori di Shin Godzilla per i loro Evangelion e L'attacco dei giganti, che evocano il passato e incorporano anche alcuni frammenti dello score classico di Akira Ifukube.
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Lo specchio della tragedia
Modernizzare un personaggio come Godzilla significa anche attualizzarne il messaggio: nel 1954, il kaiju nasceva con l'intento di raccontare il dramma e la paura del nucleare nato dal doppio attacco atomico subito a Hiroshima e Nagasaki; nel riportare in scena il Re dei Mostri nel 2016, il chiaro intento è di evocare un dramma ben più recente, ma ugualmente sentito: quello del terremoto e della successiva catastrofe nucleare di Fukushima del 2011. Le scene di distruzione, la contaminazione delle area attraversate dal mostro, l'attività di chi si sacrifica per affrontare l'emergenza, sono aspetti familiari ai giapponesi di oggi e che il film evoca con puntuale e drammatica suggestione, rilanciando il franchise più longevo della storia del cinema, dandogli nuova vita e, presumibilmente, un futuro altrettanto lungo e vitale.
Movieplayer.it
3.5/5