La giovane Roxana è indecisa sul suo futuro: non sa se continuare gli studi e seguire la volontà della madre oppure prendersi un periodo di pausa per pensare a se stessa. La risposta alle sue domande le viene offerta dopo che partecipa ad un corso gratuito di immersioni nel sud della Francia. Proprio in quell'occasione ha modo di conoscere il campione mondiale di apnea, il carismatico Pascal Gaunthier.
Come vi raccontiamo nella recensione di Senza limiti, tra loro scatta la scintilla e Roxana decide di seguire l'uomo nelle sue avventure in giro per il mondo, sempre a caccia di nuovi record. Ma al contempo anche lei decide di cimentarsi in prima persona e diventa un'esperta subacquea, tanto da diventare la primatista femminile nella suddetta specialità. Il successo che ottiene e la conseguente attenzione mediatica rischia di infrangere la stabilità della coppia e l'interesse verso di lei da parte di un altro membro del team complica ulteriormente le cose, oltre al fatto che Pascal scopre ben presto di avere dei problemi di salute che potrebbero compromettere definitivamente la sua carriera.
Una drammatica storia vera
Il film è ispirato alla storia vera di Audrey Mestre, apneista francese scomparsa il 12 ottobre del 2012 mentre tentava di superare i record maschili di specialità. Una scomparsa avvenuta in circostanze dubbie, con accuse alla sicurezza e in particolar modo alla figura di Francisco "Pipín" Ferreras, campione maschile con il quale la ragazza si era sposata qualche anno prima.
Una vicenda mai completamente chiarita ed evento chiave del libro ispirato alla loro storia, quel Nel blu profondo: una storia di amore e ossessione che ripercorreva in maniera più o meno fedele una love-story tra gli abissi, destinata come visto ad una tragica conclusione. L'adattamento di cui vi parliamo in quest'occasione, sbarcato in esclusiva nel catalogo Netflix, cambia i nomi dei protagonisti e aggiunge dinamiche fittizie, in un'operazione moralmente dubbia visto anche come si è poi risolto il tutto nella realtà.
Tra mare e terra
Senza limiti cerca di destreggiarsi nelle sue due, eccessive, ore di visione tra due versanti, quello prettamente agonistico e quello romantico, manifestando una certa disomogeneità nella gestione di situazioni e personaggi. Se le sequenze sott'acqua risultano effettivamente affascinanti e in grado di generare una discreta dose di tensione a tema, con inquadrature che ben restituiscono il fascino e le insidie che si nascondono in una disciplina così pericolosa, lo stesso non si può dire per le dinamiche sentimentali, schiave di logiche mainstream. Ci troviamo infatti di fronte ad un banale triangolo, con la protagonista combattuta tra due uomini e alle prese con il classico innamoramento per l'uomo sbagliato, come da lei ripetuto in più di un'occasione, che si risolve in un epilogo volutamente ambiguo che toglie profondità a quanto costruito in precedenza.
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Un film poco ispirato
La sceneggiatura suggerisce diversi spunti potenzialmente interessanti ma li spreca in un'evoluzione priva di reali sussulti e colpi di scena, con un paio di gratuite scene erotiche a far capolino qua e là nel tentativo di vivacizzare una visione che soffre di troppi tempi morti.
A brillare soprattutto è l'intensa performance di Camille Rowe, vista di recente nell'horror La casa in fondo al lago (2021), bella e brava nel dar vita ad una ragazza tormentata, divisa tra un duplice amore e l'ambizione di superare i limiti e realizzarsi finalmente per la prima volta in vita sua. Una sfida contro se stessa e contro la natura che purtroppo viene raccontata seguendo le logiche di un dramma passionale fine a se stesso, quando proprio l'ardore e la dedizione per quella disciplina avrebbero meritato maggior attenzione. Ci sarebbe voluto qualcuno come Ron Howard per rendere effettivamente giustizia alla memoria di Audrey Mestre e la regia del modesto David M. Rosenthal può ben poco per risollevare uno script concettualmente povero e sbilanciato.
Conclusioni
Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Senza limiti, il film è ispirato alla storia vera di Audrey Mestre, campionessa francese di apnea scomparsa tragicamente mentre cercava di realizzare un nuovo record mondiale. La sceneggiatura cambia non solo i nomi dei protagonisti ma inserisce ulteriori ambiguità nel menage romantico al centro del racconto, con soluzioni non sempre credibili e rispettose, e le due ore di visione soffrono di diverse lungaggini soltanto parzialmente risollevate dalle sequenze sott'acqua, discretamente spettacolari e cariche di passaggi tensivi.
Perché ci piace
- Sequenze sott'acqua discretamente coinvolgenti.
- La protagonista Camille Rowe è bella e brava.
Cosa non va
- Sceneggiatura sbilanciata.
- Il versante sentimentale risente di ingenuità e forzature gratuite.