Sei mai stata sulla luna? Questa è la domanda che Paolo Genovese rivolge al pubblico e non solo. In questo caso, naturalmente, la luna, ossia quella bugiarda incostante per dirla alla Shakespeare, conduce l'essere umano verso la follia d'amore in territori a lui sconosciuti. I primi a rispondere a questo quesito, solo in apparenza bizzarro, sono i protagonisti Liz Solari e Raoul Bova. Lei, argentina, bionda e sconosciuta al pubblico italiano, interpreta Guia, una donna in carriera nel mondo della moda. Mentre lui, affascinante come sempre, questa volta veste i panni di un eroe romantico un po' scontroso e campestre. Il suo personaggio, Renzo, è un fattore che si occupa di una masseria in Puglia ereditata inaspettatamente dalla milanese Guia.
L'incontro tra i due è inevitabilmente esplosivo, sotto molti punti di vista. "Ho amato questa donna - dichiara la Solari arrivata sul set di Genovese attraverso un casting internazionale - si tratta di un personaggio elastico che inizia in un modo e finisce in un altro. Nonostante viva nella moda ed abbia un carattere razionale, è tutt'altro che superficiale. Anzi, nel suo cuore nasconde un passato che si ripresenta in superficie con il ritorno in Puglia". Altrettanto entusiasta di questa esperienza è stato Bova che si è sentito particolarmente a suo agio nella quotidianità di una fattoria. "Adoro la natura, soprattutto gli alberi - chiarisce - tanto che vicino Rieti ho creato proprio una piccola zona rurale con tanto di animali, il tutto gestito da mio padre. Che ci posso fare, amo alzarmi presto e lavorare li. Mi emoziona e non c'è alcun bisogno di parlare." Accanto a loro, per dare vita a questa favola romantica distribuita da 01 Distribution in oltre 400 copie dal 22 gennaio, anche un cast di caratteristi unici come Sergio Rubini, Neri Marcoré, Sabrina Impacciatore, Giulia Michelini, Pietro Sermonti, Emilio Solfrizzi e Nino Frassica.
Una commedia a ritmo di De Gregori
Diversamente da quanto si può pensare, costruire una commedia non è un'impresa facile. All'interno di una griglia narrativa sperimentata fin troppe volte, infatti, bisogna inserire se non l'innovazione quanto meno il sogno e la leggerezza. E questo è proprio quello che si è proposto di fare Genovese provando a organizzare questo viaggio sulla luna andata e ritorno. "I due cuori che battono all'unisono in questo film - spiega il regista - sono il forte desiderio di emozionare e la volontà di mettere a nudo una parte delicata che appartiene a chiunque: l'essere prigionieri di noi stessi, dei nostri desideri e delle nostre aspettative fino a non riconoscerne più la ragione e il senso." Ad aiutarlo in questo compito poi è accorso anche Francesco De Gregori che, per l'occasione, ha composto la canzone finale del film. "Per tutti quelli della mia generazione De Gregori è un mito, soprattutto in un'epoca in cui ce ne sono sempre meno. Così, quando ci siamo incontrati a Los Angeles in occasione di una manifestazione per il cinema italiano, mi sono avvicinato a lui, ma non ho avuto certo il coraggio di chiedergli una canzone per il film che stavo scrivendo. E' stato lui, invece, ad offrirsi di farlo. Cos'altro dire. Credo sia meraviglioso avere una canzone come la sua. Anche perché un brano musicale così allunga notevolmente la vita del film."
Sergio, Emilio, Neri e gli altri
Se il film di Genovese ha un pregio evidente è quello di aver organizzato un cast di comprimari tanto numerosi quanto di talento. Tutti loro, capeggiati idealmente dai pugliesi Emilio Solfrizzi e Sergio Rubini, hanno costruito dei personaggi profondi e definiti di cui non si perde mai traccia per l'intera durata del film. Cosi, mentre Solfrizzi e Rubini hanno il compito di definire il volto della Puiglia, divisa tra tradizione e modernità anche a livello commerciale, Marcorè da vita all'anima candida di Pino, cugino di Guia con deficit di apprendimento, destinato però a vedere spesso la dove gli altri non arrivano. Chiude il cerchio Pietro Sermonti, carogna di professione con l'indole da evasore fiscale, unico personaggio incapace di evolvere per obblighi di sceneggiatura. "Quando Paolo mi ha chiamato è stato subito chiara la sua intenzione di lanciarmi un guanto di sfida - commenta ironico Solfrizzi - pensate mi ha detto che voleva ambientare il film in Puglia, cosa nuova per il cinema italiano, e che avrei dovuto perfino parlare pugliese. A parte gli scherzi, insieme a Sergio, ricostruiamo una realtà da sogno, rappresentando il bianco e il nero della stessa realtà culturale. Tutti e due, infatti, abbiamo ereditato un bar che gestiamo con stile diverso. Uno lo conduce in modo molto tradizionale, mentre l'altro cerca di apportare qualche novità. Il mio personaggio è quello che guarda verso il futuro, anche se non ha questo coraggio fino in fondo e non si accorge di avere la bellezza intorno a se."
Da parte sua Rubini, mentre aspetta di aprire una scuola di pugliese con Solfrizzi, dice la sua sul film: "Il problema del sud è in come viene rappresentato. La realtà, come sempre, si trova in una via di mezzo e Paolo, finalmente, si è rifiutato di fare una scelta di campo. Per quanto mi riguarda, però, l'elemento positivo del film è nel terminare proprio al di fuori della Puglia. In un luogo diverso come Parigi dove, forse per la prima volta, non è la donna a dover rinunciare a se stessa ma è un uomo del sud che abbandona tutto per inseguire il suo amore. E in questo io ci vedo un'immagine trasgressiva del sud che non può fare che bene."