In un progetto come quello di Dracula Untold, era inevitabile che un ruolo di un certo peso lo avesse un personaggio femminile. Il film di Gary Shore, infatti, raccontando le origini del principe dei vampiri, mette in luce in modo non secondario il suo aspetto romantico: aspetto in un certo senso connaturato al suo mito, ma ancora più presente in questo film, che ci mostra un Vlad III di Valacchia umano e affezionato al suo popolo, e ancor più a sua moglie e suo figlio. Affezionato al punto di sacrificarsi per loro, trasformandosi nella tenebrosa creatura che verrà poi raccontata da Bram Stoker.
A vestire i panni della moglie di Vlad, Mirena, c'è l'attrice canadese Sarah Gadon: uno dei volti più interessanti del panorama attoriale più giovane, divisa tra cinema e televisione, e già usa a storie dai toni cupi: non a caso, David Cronenberg l'ha voluta per quasi tutti i suoi film più recenti, e anche il figlio Brandon Cronenberg le ha affidato il ruolo di co-protagonista per il suo esordio Antiviral. Del suo lavoro per questo nuovo film, e della sua ancor breve ma interessante carriera, abbiamo parlato proprio con la Gadon, giunta a Roma per la presentazione della pellicola, e intrattenutasi con noi in un interessante incontro.
Un personaggio universale
Hai fatto delle ricerche particolari, per interpretare il personaggio di una principessa della Transilvania del 1400?
Sarah Gadon: In realtà, Gary voleva combattere ogni tentazione di cliché. Lui voleva che nella mia parte mettessi molta "luce", e un'energia molto contemporanea. Infatti, nel film non c'è l'immagine della donna vista come elemento di secondo piano, il feeling è molto contemporaneo: questo perché gli spettatori devono sedersi ed entrare nel film, e per questo bisognava evitare che si vedessero troppi legami con il cliché di una principessa del passato.
Nel personaggio di Mirena, secondo te, prevale la ripulsa per ciò che il suo amato ha scelto di diventare, o l'ammirazione verso di lui, nella consapevolezza che l'ha fatto per proteggere la sua famiglia?
Lei è molto innamorata di Vlad: all'inizio sente repulsione per ciò che ha fatto, e successivamente senso di colpa, visto che lui ha preso questa decisione per proteggere la sua famiglia. Prima si sente tradita, e poi passa per un forte senso di colpa. Cerca di convincerlo a non passare del tutto al lato oscuro, fino all'ultimo istante. Credo che, più che provare ammirazione, lei colga chiaramente il sacrificio di ciò che ha fatto.
In cosa ti senti affine al tuo personaggio, e in cosa invece te ne senti totalmente distante?
Io e lei viviamo in periodi molto diversi: tuttavia, entrambe abbiamo forti convinzioni, entrambe siamo disposte a lottare per ciò in cui crediamo. In questo, credo che abbiamo molto in comune. D'altra parte, io non sono una madre, non sono neanche sposata, ma credo di avere anch'io una forte capacità di amare; però non ho mai dovuto sacrificare me stessa per una persona che amo.
Il vampiro, tra classicismo e modernità
Hai approfondito anche il Dracula di Bram Stoker?
E' un libro che amo molto. Quando l'ho letto per la prima volta, mi ha colpito subito la sua visuale, aveva già un potenziale molto cinematografico. E' una storia che sembra fatta appositamente per il cinema.
Pensi che l'elemento romantico, presente qui (depurato della deriva adolescenziale in stile Twilight) sia da sempre parte del mito del vampiro?
Sì, assolutamente, c'è qualcosa molto legato all'amore e alla sessualità nel vampirismo, qualcosa che ha anche fare col desiderio per l'amore. Mirena è davvero innamorata di suo marito, loro celebrano questo bellissimo amore insieme; per tutto il film, cercano di proteggerlo. È questa la loro motivazione, ed è il cuore del film.
Credi che un personaggio come Dracula possa ancora attrarre il pubblico nel 2014, attraverso la sua rilettura in nuovi aspetti?
Sì. Credo che Stoker abbia creato un personaggio e una storia che sono già, in sé, molto cinematografici; e allo stesso credo che il nostro sia un film che davvero riflette il periodo in cui è stato girato. Ci sono effetti speciali, molta azione, ritmo, e al suo centro c'è una bella storia d'amore. E' un film molto contemporaneo.
In questo film sei la moglie di un vampiro. Interpreterai anche una vampira, in futuro?
Beh, vedendo altri film con donne vampiro, sempre bellissime e cool, mi sono detta che sì, sarebbe davvero bello farlo. Chissà, magari in futuro succederà.
Una carriera all'insegna del dark
Spesso e volentieri, nella tua carriera, hai frequentato l'horror. Cosa ti attira nel genere?
Non credo di aver fatto molti film horror, solo film molto dark; c'è qualcosa nell'oscurità che mi attira, mi piace che la gente si trovi in luoghi oscuri, trovo ci sia qualcosa di molto stimolante in questo. Forse questo mi rende strana, non so.
La tua carriera si divide quasi equamente tra cinema e televisione. In quale dei due ambiti preferisci lavorare, e perché?
Sono cresciuta a Toronto, dove si fa molta televisione, ho iniziato a recitare quando ero molto giovane proprio in quell'ambito. Crescendo, ho iniziato a lavorare sempre più in tutti e due gli ambiti. Da adulta, però, la maggior parte dei miei ruoli sono stati cinematografici: nel cinema, c'è qualcosa a cui mi sento legata in modo profondo. Non è che non ami la televisione, è solo che ho una vera passione per il cinema: non c'è niente come i film, per la mia opinione, e quindi spero di continuare a farne.
C'è un ruolo, tra quelli che hai interpretato, a cui ti senti particolarmente legata?
Mi sento fortemente legata al film Enemy, di Denis Villeneuve: è stata un'esperienza molto creativa, fare quel film, lui è un regista straordinario. Ho avuto molta libertà sul set, lui punta molto sull'improvvisazione, e per me è stata un'esperienza estremamente stimolante lavorarci. Sono davvero fiera di aver fatto quel film, credo che sia un'esperienza che porterò con me per il resto della mia vita.
Modelli diretti e indiretti
Hai qualche modello, per il tuo stile di recitazione?
Non ne ho, perché non credo si possa ricreare davvero la carriera di qualcun altro: ognuno si costruisce la sua. Non sono quindi interessata ad imitare la carriera di altri, ma voglio creare la mia: e non voglio essere limitata da confini o strutture. Se si parla di persone che mi hanno "ispirata", posso citare David Cronenberg: è un regista che fa veramente quello che vuole, senza limitazioni o confini di nessun genere, e questa è una qualità che ammiro molto nelle persone.
E lavorare con Brandon Cronenberg com'è stato? In cosa si differenzia il suo stile da quello del padre?
Quando ho lavorato con Brandon, lui era al suo primo film: in questo, c'è già molta differenza rispetto al lavoro con David. Lui comunque è un regista incredibilmente intelligente e di talento ed ha la sensibilità di suo padre. Sono molto fiera di aver lavorato in Antiviral, e sono contenta che l'abbia fatto Brandon: è davvero uno sguardo oscuro, distorto e attraente sulla fama.
Tornerai a lavorare con la famiglia Cronenberg, in futuro?
Se me lo chiederanno, certamente, mi piacerebbe molto. Amo lavorare con loro, sono una famiglia che dà molto supporto: non sarei qui, adesso, se non fosse stato per loro.