Amore senile, nostalgia e rimpianto. Mr. Morgan's Last Love è una commedia garbata e malinconica che vede protagonista un divo del calibro di Michael Caine, qui nei panni di un anziano vedovo che si imbatte in una bella insegnante di danza parigina la quale gli farà provare per l'ultima volta antiche emozioni. Al fianco di Caine troviamo la deliziosa Clemence Poesy, uno dei volti più interessanti del panorama francese, mentre Justin Kirk e l'Agente Scully di X-Files Gillian Anderson interpretano i figli dell'uomo, cinici, scontrosi e sarcastici. Il film, una co-produzione internazionale, è diretto dalla regista tedesca Sandra Nettelbeck che interviene a Locarno in rappresentanza del cast per parlare del suo film delicato e senza tempo e per condividere la speciale dedica legata al film.
Il film è dedicato a tuo padre.
Sandra Nettelbeck: Ho perso mio padre nel 2007 e per me è stato un periodo estremamente difficile. Era la persona più importante della mia vita e per ricordarlo ho deciso di scrivere una sceneggiatura adattando un romanzo che mi era piaciuto molto, La Douceur Assassine di Francoise Dorner. Ho cercato di fare un tipo di film che sarebbe piaciuto a lui.
Quale è stata la sfida produttiva del film?
La sfida principale è stata far partire una produzione europea. Il film è tratto da un romanzo francese, i produttori sono tedeschi e ha nel cast una stella internazionale. All'inizio i produttori erano dubbiosi perché non siamo abituati ad avere a che fare con pellicole dall'identità globale, ma alla fine abbiamo trovato i partner giusti. Abbiamo avuto grande fortuna con il cast e abbiamo deciso di mantenere il bilinguismo usando l'inglese, ma anche il francese. Spero che questo tipo di produzione diventi abituale.
A Michael Caine avrebbe fatto piacere essere qui, ma Christopher Nolan gli ha cambiato lo schedule all'ultimo momento ed è dovuto partire per il Canada.
Mr. Morgan's Last Love presenta qualità da film d'altri tempi. Il ruolo di Caine avrebbe potuto essere interpretato da Spencer Tracy.
Spero che ci sia qualcosa di old fashioned, ma in senso positivo. Il film riflette le mie influenze, autori francesi come Chabrol, Truffaut. Io non riesco a girare pellicole dal ritmo frenetico, non fa parte del mio DNA.
Come ti sei trovata a dirigere Michael Caine?
Lavorare con Michael Caine è stato incredibile. E' un attore incredibilmente generoso, tratta tutti con rispetto e ha reso le cose facili per tutti. Ha apprezzato molto la mia sceneggiatura. A volte non voleva girare un altro take, ma quando io gli spiegavo le ragioni per cui volevo ripetere accettava ogni mia richiesta. Ha legato immediatamente con il resto del cast e come dice John Huston gran parte del lavoro dipende dal cast.
Perché hai scelto di mantenere il bilinguismo nel film?
Mi piaceva giocare con la barriera linguistica. I miei genitori vivevano in Francia e anche io ci ho vissuto pur non parlando bene francese, quindi conosco bene quel senso di isolamento che prova chi vive in un paese straniero.
Da dove deriva la scelta di mostrare la moglie defunta del protagonista come una specie di visione?
Io credo che quando le persone care muoiono non scompaiano del tutto. Ci restano sempre vicino e per visualizzare questa mia credenza ho scelto di far comparire in molte occasioni la moglie di Michael Caine. Alla fine ho scelto di inserire una nuova storia d'amore, quella tra Pauline e il figlio di Caine, per dare circolarità al tutto. Pauline sarà il grande amore di Miles, come la madre è stata il grande amore di Matthew.
Pauline è una creatura speciale, ma il primo ad accorgersene è Matthew quando la incontra sull'autobus. Prima il padre e poi il figlio si innamorano di lei. I due condividono molte similarità e il fatto che Pauline si avvicini a Matthew serve a farle incontrare il suo destino.
Come hai lavorato per adattare il romanzo di Francoise Dorner?
Non avevo in mente il libro dall'inizio. Me l'ha mandato il mio agente pensando che il progetto mi potesse interessare. Riesco a capire subito quando un romanzo sia adatto o meno per il cinema. Molti grandi romanzi sono complicatissimi da portare sul grande schermo perché non sono abbastanza aperti. Occorrono dei ganci, ma in questo caso ho intuito immediatamente che la storia era ricca di interpretazioni e sfaccettature e ho scritto la sceneggiatura.