Romulus, la recensione: la spettacolare serie Sky creata da Matteo Rovere

La recensione di Romulus, la spettacolare serie tv Sky Original creata da Matteo Rovere e girata in protolatino.

Romulus Luperci
Romulus: I Luperci

C'è un aspetto talmente fondamentale che colpisce in maniera davvero incredibile e che vogliamo citarlo subito, all'inizio della nostra recensione di Romulus. Nei primi sei episodi che abbiamo visto, su dieci in totale, la meravigliosa cura della messa in scena è qualcosa di ipnotico. Si percepisce l'amore e l'attenzione che Matteo Rovere, creatore della serie e regista dei primi due episodi, e la sua casa di produzione Groenlandia, insieme a Sky e Cattleya hanno messo nella realizzazione della serie: ogni sequenza è ricca di dettagli, ogni dettaglio ha il ruolo di costruire un tassello essenziale per contribuire a creare l'atmosfera giusta e dare vita a un mondo antico reale e vero. Per questo motivo, ve lo diciamo subito, una serie come Romulus va vista solamente in protolatino (così com'è stata girata e recitata dagli attori), sopportando la presenza dei sottotitoli a cui il pubblico televisivo è poco abituato.

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Romulus: Francesco Di Napoli in una scena del secondo episodio

Una sfida ulteriore per lo spettatore che si ritroverà sin dalle prime sequenze in un mondo davvero molto distante rispetto al solito, sia dal contesto narrativo (siamo ancor prima della nascita dell'antica Roma) sia dal punto di vista squisitamente produttivo. C'è da apprezzare il tentativo di svecchiare il modello seriale italiano guardando a un obiettivo di grandeur che non può che fare piacere. Romulus è una serie violenta, sporca, per adulti, con sequenze che non siamo abituati a vedere nemmeno nella maggior parte dei nostri film. È una serie che sprizza la parola novità da tutti i pori, ma basterà per far breccia nel cuore degli spettatori? Romulus è la nuova serie Sky Original che troverete ogni venerdì, a partire dal 6 novembre, su Sky ed in streaming su NOW TV.

Una trama dal sapore antico

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Romulus: Andrea Arcangeli e Gabriel Montesi sono Iemos e Cnaeus

Sembra esserci un solo protagonista in Romulus ed è, paradossalmente, il mondo in cui vivono i personaggi. Un mondo dove vige ancora la legge del più forte, dove gli uomini, nonostante giochino a diventare re e a conquistare sempre più potere, rimangono pedine del volere degli dei. In questo mondo dove la natura sembra accogliere la razza umana (e mai il contrario), si svolgono le vicende di tre personaggi principali che hanno un sapore antico. C'è la storia di Yemos, un erede al trono tradito e costretto alla fuga, quella di Ilia, una sacerdotessa in cerca di vendetta, e infine quella di Wiros, un giovane ragazzo che deve diventare adulto sopravvivendo sei mesi in mezzo ai boschi, dove si dice vivano i figli della Lupa, una tribù di primitivi violenti. Non vogliamo raccontare di più, per non rovinare alcun tipo di sorpresa e lasciare che queste tre storie, che poi andranno a intersecarsi tra loro, si svolgano davanti ai vostri occhi.

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Romulus: Marianna Fontana è Ilia in una scena del secondo episodio

Il modello narrativo è quello ben consolidato nella serialità italiana recente, con alcuni personaggi già ben delineati decisi a portare avanti una lotta di potere, con tutto quello che ne consegue. Il riferimento più facile è quello della prima stagione di Gomorra - La Serie che, a sua volta, si basava su sviluppi narrativi classici, inserendoli in un contesto suburbano realistico e contemporaneo qui sostituito da un crudo mondo dell'VIII secolo a.C. elegantemente messo in scena.

Un mondo vivo e dettagliato

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Romulus: Francesco Di Napoli è Wiros

La novità predominante di Romulus è, infatti, la cura maniacale della messa in scena di questo mondo vivo e dettagliato. Si potrebbe pensare che, più che la storia, l'interesse di Rovere e del suo staff sia proprio quello di dimostrare che si può fare "altro" all'interno della nostra industria italiana. Romulus guarda decisamente all'internazionalità, con una serie di ambientazioni particolari e magistralmente fotografate che lasciano letteralmente stupefatti. È proprio la maniera in cui il tutto viene illuminato che crea un'atmosfera particolare a cui contribuisce anche il fattore linguistico. La recitazione in protolatino da parte degli attori non diventa, quindi, un puro capriccio, un surplus di maniera tanto per dare un po' di eccentricità al progetto, ma un vero e proprio elemento essenziale per immergere lo spettatore in questo mondo.

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Romulus: Francesco Di Napoli in una scena del primo episodio

Un mondo violento, dove i corpi e la fisicità hanno un ruolo preponderante. Anche in questo caso il coraggio di non tirarsi indietro nel mettere su schermo certe sequenze parecchio toste, inedite nel panorama italiano e che potranno mettere a dura prova gli spettatori più sensibili e poco abituati, è un ulteriore tassello che rende la serie innovativa. In Romulus la violenza è il motore portante di ogni azione. Comportamenti, decisioni, paure, timori, sentimenti: tutto passa attraverso le lame, il sangue e la morte. Onnipresente, la morte - e di conseguenza il sesso, il classico connubio tra eros e thanatos - è la vera padrona di quel mondo. Si uccide e si muore per gli stessi uomini, tra vendette, rabbia o semplice piacere, o per gli dei, ma tutto in Romulus è coperto da una coltre di fatalità tragica. E a questo proposito non possiamo non notare come il personaggio di Wiros, giovane e fragile, sia l'unico a usare il potere della parola e dell'intelligenza per sopravvivere in un mondo di bestialità e forza fisica. Tutti questi elementi sono perfettamente amalgamati tra loro e creano un vero e proprio legame tra gli occhi e l'attenzione dello spettatore con lo schermo e la storia raccontata.

Romulus: 5 motivi che la rendono rivoluzionaria e da non perdere

Un cast che fa la storia

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Romulus: Marianna Fontana è Ilia

Una storia che non sempre trova un bilanciamento equilibrato nel modo in cui viene raccontata. Dal ritmo molto disteso e rilassato, a cui seguono rapide e brevi accelerazioni, il racconto sembra chiedere allo spettatore uno sforzo ulteriore, quello dell'attesa e della pazienza. Più che puntare sulla consequenzialità degli eventi maggiori, la serie sceglie di concentrarsi sul contorno e lasciare che lo spettatore si immerga nell'atmosfera creata prima di procedere attraverso un colpo di scena.

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Romulus: Andrea Arcangeli e Gabriel Montesi nel secondo episodio

Se questo stile di narrazione agli occhi dello spettatore potrebbe risultare un difetto, ciò che colpisce è la bravura del cast, costretto a un vero e proprio tour de force fisico: gli interpreti combattono nel fango, si sporcano, nuotano nelle acque gelide, soffrono fisicamente. Raramente si vede il corpo degli attori così martoriato e (ab)usato, messo in mostra in tutta la sua carnalità e, in certi casi, eroticità. Gli attori principali, nessuno escluso, da Andrea Arcangeli nel ruolo di Yemos, fino a Marianna Fontana nel ruolo di Ilia (un personaggio che avrà una bellissima trasformazione), passando per il giovane Francesco di Napoli (è Wiros), sembrano nati per essere chi interpretano. A loro modo, sono già icone. Non fanno eccezione alcuni personaggi secondari come l'ottimo Gabriel Montesi nel ruolo di Cneus (peloso e grosso come dovrebbe essere) e la terribile - in senso buono - Lupa di Silvia Calderoni.

Conclusioni

Alla fine della nostra recensione di Romulus, possiamo ammettere di essere soddisfatti dall’esperimento di Matteo Rovere. Romulus è una serie anomala e innovativa nel panorama italiano che mette in scena un mondo davvero curato, violento, ma immersivo. Gli attori riescono a dare corpo a personaggi interessanti che richiamano modelli consolidati della narrazione. Le maggiori criticità si ritrovano nell’impianto narrativo: un ritmo compassato e un po’ disequilibrato e un racconto di stampo classico sacrificano la storia in favore dell'ottima messa in scena.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • L’atmosfera che si respira immerge completamente lo spettatore nel mondo vivo e dettagliato in cui si svolge la vicenda.
  • Gli attori danno il meglio di loro stessi usando il loro corpo in maniera inedita rispetto agli standard produttivi.
  • La cura della messa in scena ha il respiro di grandezza internazionale.

Cosa non va

  • La trama si adagia su certi modelli narrativi consolidati.
  • Il ritmo disteso e le accelerazioni improvvise non sempre trovano il giusto equilibrio.