Per gli appassionati del poliziesco all'italiana degli anni Settanta e Ottanta lui sarà sempre Nico Giraldi, ispettore di polizia, e l'indimenticabile Monnezza. In realtà, però, Tomas Milian è cubano e deve il suo chiaro accento romano alla voce indimenticabile di Ferruccio Amendola. Nato all'Avana, si trasferisce negli Stati Uniti prima della rivoluzione di castro. A Miami e poi a New York inizia a recitare, arrivando all'Actor's Studios dopo molte difficoltà. In Italia approda alla fine degli anni Cinquanta senza un soldo in tasca e, grazie a Mauro Bolognini, si lega a doppio filo con Cristaldi iniziando un percorso nel cinema italiano d'autore. Ma come si passa da Lattuada, Visconti e Pasolini ad interpretare er Monnezza?
Facile, insoddisfatto dei ruoli offerti fino a quel momento e non intenzionato ad aspettare oltre, decide di passare al cinema popolare che lo incorona senza esitazione un protagonista assoluto per oltre un decennio grazie a dei film diventati cult movie come Non si sevizia un paperino, Roma a mano armata, Il giustiziere sfida la città e La banda del gobbo. Il filone, però, non è inesauribile. Così, quando il cinema di genere entra in crisi, Milian torna negli Stati Uniti. Oggi, dopo alcune parti minori ottenute nei film di Sydney Pollack, Oliver Stone e Steven Soderbergh, è di ritorno a Roma per ritirare il Marc'Aurelio Acting Award alla carriera al Festival internazionale del film di Roma e per fare il punto sulla sua vita. Accolto da una calorosa standing ovation del pubblico e degli addetti ai lavori, ringrazia commuovendosi fino alle lacrime. "Quando parlo di Roma mi viene da piangere. Le lacrime, però, le trattengo dentro di me per alimentare tutto l'amore che ho per questa città e per voi." A questo punto possiamo dire ben tornato Monnezza.
Tutta colpa di James Dean
Ogni ragazzo ha i suoi miti adolescenziali e per il giovane Tomas, figlio di un padre dispotico e fascista, James Dean rappresentava la ribellione nei confronti dell'autorità famigliare e il desiderio di affermare se stesso lontano dal disappunto paterno. Così, con la rivoluzione di Castro alle porte e la consapevolezza che molto sarebbe cambiato, trova nelle immagini de La valle dell'Eden e nel conflitto di Dean il coraggio di preparare i documenti per trasferirsi in America ed inseguire i suoi sogni di gloria come attore. "Non avendo il coraggio di parlare con mio padre - ricorda l'attore ancora commosso e scosso dall'affetto della sala - andai da mia zia confessandole i miei progetti. Lei mi diede i soldi per partire ma ad una condizione. Voleva che io andassi a provare la fatica quotidiana che un uomo qualunque affrontava per portare il pane a casa. E a quel tempo, di lavoro e di uomini qualunque non ne sapevo poi molto. Ero solamente uno stupido il cui unico pensiero era ballare tutto il giorno. Così sono partito con pochi soldi in tasca e in quel modo ho scoperto un mondo sconosciuto. A Miami mi sono adattato a qualsiasi lavoro, fino a che non ho deciso di prendere il pullman e correre verso New York. Inseguivo un sogno chiamato Actor's Studios."
A scuola d'inglese in Marina
Come molti sogni ambiziosi, anche quello dell'Actor's Studios non è stato certo facile da realizzare. Frequentato da due mostri sacri come Marlon Brando, per un ragazzo di belle speranze non poteva che rappresentare una specie di terra promessa. Ma quel luogo di sogni e speranze era negato ad un cubano. Ad escludere Milian, però, non è un fatto razziale quanto la scarsa conoscenza dell'inglese, obbligatoria per entrare nel sancta sanctorum della recitazione. "Non mi sono mai arreso di fronte alle difficoltà. Così, uscii da li e decisi di entrare nella marina esclusivamente per imparare meglio la lingua. Dopo sei mesi parlavo alla perfezione e sentivo che era tempo di uscire da quella situazione indesiderata per inseguire il mio sogno. Per questo motivo decisi di mettere in scena la mia prima interpretazione proprio lì. Feci di tutto per ammalarmi e farmi portare all'ospedale. Dopo di che presi spunto dal mio passato familiare, dal disinteresse con cui ero stato cresciuto da mia madre e dal rimorso che sentivo nei confronti della morte di mio padre per mettere in scena la perfetta rappresentazione di un ragazzo affetto da gravi problemi mentali ed emotivi. Dopo aver esaminato il mio caso ed avermi comunque ritenuto idoneo a servire il paese, mi lasciarono andare alla mia vita." A quel punto il ritorno a New York sa di trionfo e rivalsa. Milian ottiene un'audizione all'Actor's Studios, ricevendo risposta affermativa poco prima delle feste di Natale. Probabilmente il più bel regalo della sua vita.
Viaggio nel cinema italiano
Con ironia e senza esibire troppi moralismi, Milian confessa chiaramente di aver fatto qualsiasi cosa pur di entrare nel mondo del cinema. Stiamo parlando di auto promozione e di una certa disponibilità che, abbinata al suo bell'aspetto, sembra averlo aiutato non poco. "Ero bello e non ho fatto altro che mettere a buon frutto la mia bellezza - dichiara sorridendo - credo che in ognuno di noi ci sia una sottile curiosità per il proibito. Per questo motivo io non mi sono mai fatto troppi problemi." A portarlo in Italia, però, è la sua fama di un talento naturale con cui sembra rendere qualsiasi emozione reale. A lanciarlo è La notte brava di Bolognini, in cui interpreta un ragazzo omosessuale destinato a colpire la fantasia di molti e a farlo conoscere dal cinema d'autore. "Dopo quel film mi contattò Cristaldi. Da quel momento ho collaborato con molti autori italiani, fino allo scadere del contratto d'esclusiva. A quel punto mi sono dato ai cavalli, ossia agli spaghetti western, e al cinema popolare. E non mi sono mai pentito di questa scelta. La stessa che oggi mi porta a ricevere un premio alla carriera per aver interpretato un personaggio come il Monnezza. Ossia quello stesso uomo comune che mia zia si augurava imparassi a conoscere." E per concludere, dopo aver presentato il figlio Mattia, che prenderà il suo posto nella produzione di un prossimo ritorno sul grande schermo dell'ispettore Giraldi, dichiara il suo eterno amore a Roma. "Io ho conosciuto l'amore materno quando sono arrivato qua. Questa città è stata la madre che non ho mai avuto. Mi ha accolto a braccia aperte e con un calore immenso. Ed oggi dedico tutta la mia vita a lei e a voi."