Nell'anno 2032 la robotica ha fatto passi da gigante e ormai da tempo sono stati creati dei robot in grado di svolgere i lavori comuni, al punto che non è più necessario "importare" manovali messicani, con il confine che è stato sigillato da un muro che impedisce l'immigrazione - legale o illegale che sia - negli Stati Uniti.
Come vi raccontiamo nella recensione di Robots, mentre gran parte degli androidi hanno fattezze che dimostrano comunque le loro origini, vi sono anche dei modelli avveniristici, messi fuori commercio pena una pesante condanna, in grado di fungere da una sorta di doppione del proprietario. Questo è il caso di Elaine e Charles, che a loro disposizione hanno rispettivamente E2 e C2, le loro controparti elettroniche perfettamente identiche da essere indistinguibili da un occhio esterno. Al punto che usano il loro doppelgänger per andare a lavorare o fare altre mansioni faticose, mentre loro se la spassano alla grande. La situazione prende però una piega imprevista quando E2 e C2 si innamorano e decidono di fuggire insieme verso il Messico...
Una trasposizione sbagliata
Il breve prologo che ci introduce a questo mondo futuro, parzialmente distopico, dove il lavoro umano è sostituito dai robot è forse l'elemento più riuscito e centrato di un film che poi si perde ben presto in quisquiglie e stupidità assortite, dilapidando le potenzialità che erano insite nel racconto alla base. Perché Robots è infatti l'adattamento di Il robot che sembrava me, storia pubblicata nel 1978 da Robert Sheckley. Sheckley è stato uno dei massimi scrittori di fantascienza americana - tra le sue opere ricordiamo tra gli altri Anonima aldilà, divenuto poi film con Freejack - In fuga nel futuro (1992) nonché l'omonimo racconto dal quale Elio Petri ha tratto il fenomenale La decima vittima (1965) - famoso particolarmente per quel tocco satirico e paradossale con il quale sfruttava il genere per parlare del contemporaneo. Siamo certi quindi che l'autore, scomparso nel 2005, difficilmente avrebbe apprezzato il tono fin troppo superficiale di quest'infelice adattamento, recentemente sbarcato nel catalogo di Prime Video come produzione originale.
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Tutto in superficie
Ci troviamo infatti di fronte a una commedia dai toni leggeri e farseschi, ricolma di battute improbabili quando non volgari, dove è il sesso a giocare un ruolo fondamentale per tratteggiare i rapporti tra i vari personaggi. Sembra di assistere ad un'involontaria parodia di un ipotetico episodio di Black Mirror, senza però l'arguzia in fase di scrittura per dar vita a situazioni effettivamente esilaranti: anzi a dominare è una stancante monotonia di fondo, nel riciclare battute e gag sempre indirizzate sul medesimo versante. D'altronde l'opera che funge da ispirazione è relativamente breve, poco più di una decina di pagine, e si concludeva in maniera ben più incisiva, senza tirarla inutilmente per le lunghe e con un significato metaforico che qui viene fin troppo semplificato in una morale annacquata sull'importanza del vero amore e sulla presunta intelligenza sviluppata dalle macchine.
Ritorno al futuro
Un divertimento che non colpisce mai nel segno, con soltanto un paio di passaggi che strappano timide risate qua e là, ma che si perdono nell'inconsistenza generale. Allo stesso modo le emozioni sono altrettanto grandi assenti, non giustificate: non vi è un vero e proprio scavo dei personaggi, umani o robotici che siano, e l'ora e mezzo di visione si trascina su situazioni forzate che mettono costantemente in contrasto Elaine e Charles coi loro doppi, con qualche figura secondaria qua e là ancor più anonima quando non fastidiosa. Dispiace soprattutto per i due protagonisti, alle prese con alter-ego difficili da gestire nonostante la duplice essenza. Jack Whitehall, conosciuto soprattutto per Bad Education, appare qui più spaesato del previsto mentre la bella e simpatica Shailene Woodley è totalmente sprecata in un ruolo - addirittura triplice a un certo punto - figlio di un'ispirazione comica trita e ritrita, specchio di certe frivolezze contemporanee.
Conclusioni
In un prossimo futuro i robot vengono impiegati per i compiti più scomodi, al punto che la forza lavoro data dall'immigrazione non è più necessaria. I due protagonisti hanno a disposizione un loro doppione identico in tutto e per tutto, ma devono stare attenti a non farsi scoprire in quanto tali modelli sono considerati illegali. Il problema si crea quando i due androidi si innamorano e progettano la fuga verso il Messico per vivere liberi dai loro padroni. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Robots, il film è l'adattamento di un breve racconto di Robert Sheckley, autore che usava la sci-fi con taglio satirico e acuto. Elementi che si sono persi in questa trasposizione debole e superficiale, incentrata su una commedia degli eccessi dove il sesso gioca un ruolo fondamentale per ribadire ancora una volta l'importanza dell'amore, tramite una sceneggiatura infarcita di luoghi comuni e cadute di stile.
Perché ci piace
- Shailene Woodley si impegna ed è il solo elemento parzialmente positivo di un cast fuori parte.
- Il racconto alla base è ricco di sfumature...
Cosa non va
- ... ma la sceneggiatura le spreca tutte in un adattamento dozzinale.
- Personaggi secondari fastidiosi.
- Poche risate e zero emozioni, con una retorica fiacca e prevedibile.