Irlandese, sveglio e dalla parlantina brillante, ha debuttato a 15 anni in Angeli Ribelli e oggi è noto soprattutto per il serial di successo Misfits. Ma Robert Sheehan, classe 1988, ha le idee molto chiare in testa e diversi progetti in cantiere. Ad esempio, se la sua carriera andasse male, non gli dispiacerebbe affatto osare una carriera musicale, "però meglio non farmi cantare - avvisa sorridente sul palco del Taormina Film Fest - altrimenti poi mi cacciate".
In autunno vedremo la terza stagione di Misfits, è vero che lei non ci sarà?
Sì, o meglio, in una scena in realtà mi vedrete. Non voglio soffermarmi troppo sul motivo per cui non sarò più tra i protagonisti della serie, però vi assicuro che ci sarò in un episodio. Di più non posso dire, se non che il bello della prossima stagione sarà la sua connessione stretta con le nuove tecnologie, tra web, Twitter, Facebook, a dimostrazione che la storia più essere raccontata in più formati e mezzi.
Parliamo della sua esperienza nella serie in questi anni, come la definirebbe?
Come un incredibile turbinio di eventi. E' stato bello vedere un prodotto creato in una piccola stanza nel sud di Londra diventare un'incredibile avventura su un set "gotico" dove accadono cose decisamente strane.
Il cast era già ampio, sapevo che avrebbero creato un gruppo molto dinamico, divertente, matto, in una parola perfetto per la serie. Io mi sono semplicemente aggiunto a questo gruppo, facendo un provino incredibilmente andato bene, perché feci un vero casino nel leggere la mia parte e poi in genere non sopporto le audizioni lunghe ed estenuanti. Per fortuna mi chiesero di tornare il giorno seguente, così ho potuto conoscere meglio gli altri personaggi, interagire con loro e capire bene quale parte avrei potuto interpretare e come. Quindi, insomma, mi sono unito al team Misfits molto presto.
In Misfits interpreta un personaggio caustico, in Killing Bono uno che antepone il rapporto affettivo al successo: in quale si rivede di più, Nathan o Haven?
In entrambi: il personaggio che interpreti deve sempre, in qualche modo, venire da te. Così in Nathan ho amplificato il mio lato insopportabile ed è stato divertente perché ero veramente odioso. Non lo sono nella vita quotidiana, anche perché si stuferebbero di me. Haven invece è un personaggio innocente, viene preso per mano e portato nel mondo della musica, ha molta più umanità.
Da cosa trae ispirazione quando recita?
Mi ispiro molto a performance brillanti viste in film e show televisivi, come tutti cerco di imitare, e speriamo non scimmiottare, quelli che ammiro. E sto attento a notare le differenze tra un personaggio e un altro, in questo vivere a Londra è utile: è piena di personaggi strani, basta guardarsi attorno per vedere tipi buffissimi. L'uomo della strada resta per me l'ispirazione più grande, se reciti un ruolo devi essere realistico e saper osservare bene la vita quotidiana.
Sì, intanto perché avevo letto l'omonimo libro dove si racconta l'avventura dei Feedback, una band di pessima qualità che non ha avuto successo, se non solo in un primo breve periodo. I fratelli McCormick, che componevano la band, erano compagni di scuola di Bono degli U2 e la prospettiva di Bono è stata quindi usata per vendere di più il libro e raggiungere più pubblico possibile. E' un libro sulle memorie dell'industria musicale, e sul fallimento di una band che cercava di reinventarsi ogni volta: cercavano di essere un po' pop, un po' rock, la verità è che non vennero mai scritturati. Solo una volta fecero un concerto ma il teatro che li ospitava chiuse il giorno dopo: avevano la peggior reputazione del mondo. Insomma, due-tre anni fa lessi la bozza della sceneggiatura, ed era già molto divertente, poi furono apportate diverse modifiche e la lavorazione del film fu posticipata di continuo fino a gennaio 2010. Ho seguito molto la preparazione per mesi prima che iniziassero le riprese, e ricordo che smaniavo: non vedevo l'ora di metterci al lavoro sulla sceneggiatura e realizzare il film.
Infine, che rapporto ha lei con la musica?
Da piccolo scrivevo molta musica, amavo suonare strumenti irlandesi tipo la cornamusa con la pelle di capra e poi il banjo. A scuola il mio preside sapeva che suonavo in un pub fino a tardi e quindi mi faceva passare certi ritardi. Sono cresciuto coi musicisti, e durante le riprese mi sono esercitato moltissimo con la chitarra e ho anche cantato, facendo un po' di voce di supporto e coro. A dire il vero a fine film c'è una mia canzone, ma intonavo un'ottava più bassa.