Ormai ci siamo abituati: la letteratura è fonte inesauribile di storie e personaggi, con la grande serialità italiana e internazionale a saccheggiare autori e soprattutto saghe. È così anche per Rise of the Raven, produzione austriaca di Beta Film in arrivo prossimamente su Rai 2, adattata dai romanzi Hunyadi di Mór Bán con Balázs Lengyel come showrunner, che abbiamo potuto approfondire all'Italian Global Series Festival.

Un period drama che attinge alla storia del protagonista János Hunyadi per costruire qualcosa di più ampio, ricco, articolato. Spettacolare, con l'ambizione del grande colossal televisivo da portare avanti a lungo e costruire un racconto da portare avanti nel tempo. Ne abbiamo parlato in quel di Riccione con una nutrita rappresentanza del cast, in cui figura anche il nostro Thomas Trabacchi, oltre che con il già citato showrunner della serie.
Costruire Rise of the Raven
Non un singolo libro, ma una saga letteraria di lunga durata che, ci dice Mór Bán, "era di circa 6000 pagine quando ho iniziato a lavorarci" ma che nel frattempo è andata avanti e "ora sono 8000". Il primo passo per lui, nell'affrontare i 10 romanzi, è stato di capire il mondo in cui i protagonisti vivono. "Si tratta di storia che catturano, romanzi emozionanti per come raccontano quel periodo" e che ha adattato tenendosi fedele per quanto possibile, ma anche prendendosi le proprie libertà. "Abbiamo lavorato con l'autore" ci ha detto, "per concentrare tutto nei 10 episodi da un'ora per restare fedeli a storia e personaggi. Sarebbe potuto diventare facilmente 10 stagioni, ma non è quello l'incarico che ci è stato dato."

Si tratta in ogni caso di una grossa produzione, con valori produttivi elevati che, ci assicura lo showrunner, saranno ancora più evidenti andando avanti, oltre l'episodio visto in anteprima. "Dal punto di vista dei valori produttivi è un decimo di ciò che abbiamo costruito. Non è un progetto eccezionale solo per noi, ma per tutta la televisione europea. È fuori dall'ordinario." Ricco, con tantissime location, "sia set costruiti che luoghi suggestivi che abbiamo trovato in Ungheria e Serbia. È stato un lavoro immenso trovare i posti giusti, costruire i set, progettare tutto e trovare le persone giuste per farlo."
János Hunyadi, il protagonista della storia
Punto centrale della storia è il personaggio di János Hunyadi, interpretato da Gellért L. Kádár. "Viene da origini umili" ci ha raccontato il protagonista, "non è nato in una famiglia nobile, ma con lavoro duro, dedizione e forza di volontà, oltre alle capacità militati, è arrivato al livello di cavaliere. Arriva a essere uno dei più grandi generali ungheresi e in seguito governatore del paese. Un uomo molto coraggioso e onesto. Da giovane è stato instigato alla vendetta perché i Turchi hanno ucciso la sua famiglia e portato la sua amata, Moira Brankovic, nell'harem del sultano."

Passionale, irascibile, soprattutto dopo aver perso la sua famiglia, trova un maggior equilibrio crescendo e "grazie al suo nuovo, puro amore con Elzsebet Szilágyi, che diventa la sua compagna di vita." Impara così a controllare i suoi sentimenti e trovare un nuovo scopo nella vita: "protegge il proprio paese e non cerca la gloria quanto la bellezza. Combatte fianco a fianco con i propri soldati, guadagnandosi il loro rispetto e la loro fedeltà. Il suo impegno verso famiglia e patria non vacilla mai, è irremovibile."
I personaggi di Rise of the Raven, tra figure storiche e donne forti

Attorno a lui ruotano altre figure che hanno radici concrete nella storia ed è stato necessario mantenersi fedeli alla realtà, come nel caso del personaggio di Robert Lantos: "interpreto una figura storia, ma c'è tanto che non conosciamo e questo ci ha lasciato libertà nella creazione di un personaggio che fosse sfaccettato e potesse attrarre lo spettatore. Non abbiamo costruire un eroe da santificare, ma un essere umano, con le proprie idee e i suoi errori, che parte dai limiti umani e arriva a diventare un eroe che salva la propria nazione." Franciska Töröcsik è invece Moira Brankovic, che l'attrice definisce "un ruolo forte. Ha avuto una vita difficile, ma allo stesso tempo capisce di avere una grande influenza sul Sultano e inizia a usare il suo potere per salvare quelli che ama. Questo la rende un personaggio tridimensionale e per me è stato importante non mostrarla solo come una vittima in una storia di uomini, ma qualcuno che vuole sopravvivere e salvare le persone a cui tiene."

L'altra figura femminile chiave della storia è quella interpretata da Vivien Rujder, che dà vita a Elzsebet Szilágyi, la moglie di Hunyadi. "È una delle donne più famose della storia ungherese, una politica dopo la morte del marito, ma nata in una famiglia di soldati. Suo padre e suo fratello erano guerrieri ed è anche quello che lei sarebbe voluta diventare, ma incontra Hunyadi e tutto cambia perché si innamorare di lui. Ha avuto due figli bellissimi e ha cresciuto il più grande re della storia ungherese." C'è poi Elizabeth di Lussemburgo, interpretata da Mariann Hermányi: "il mio personaggio è una principessa, che nella nostra storia ha avuto una vita facile al castello, con la servitù. Gioca con le persone come un gatto con un gomitolo, ma suo padre, che era il re in quel momento, muore. E questo rende la sua vita sempre più difficile. Si sposa, suo marito muore, ha una relazione col cugino e resta incinta... ma non del marito. Ha una storia complicata, ma il suo difetto è di pensare di essere più intelligente degli altri, più di quelli che governano la nazione, e pensa di poter diventare regina e governare il paese."
Un anima italiana per la serie
In una produzione così ampia e ambiziosa non poteva mancare una componente italiana, con alcuni attori nostrani a impreziosire il cast, da Giancarlo Gianni a Francesco Acquaroli ed Elena Rusconi. Significativo però il ruolo di Thomas Trabacchi, che interpreta Giovanni da Capestrano, che ha contribuito a impedire all'Impero Ottomano di invadere l'Europa. "È un personaggio realmente esistito" ci ha detto Trabacchi, "nato avvocato, arrestato e convertito, si è poi trovato a essere un inquisitore. Ha messo insieme un esercito di soldati andando in giro per l'Europa e ha aiutato Hunyadi, il cui esercito era di gran lunga più piccolo di quello dell'Impero Ottomano."

E quel che ha fatto è notevole, se pensiamo al contesto in cui ha operato: "erano persone che andavano in giro per l'Europa al tempo e lui è riuscito a radunare qualche migliaio di soldati. Una sorta di esercito di disperato, con poche armi e sorretti dalla fede. Un uomo di chiesa al tempo, molto più che oggi, era un politico, un collettore di anime. È riuscito ad aiutare Hunyadi con quello che aveva, soprattutto fede, e l'attitudine che ho dato al personaggio è quella del fanatico religioso con abbastanza fede da andare in battaglia armato solo di quella e della croce." Trabachi ci parla di una produzione ambiziosa, di sequenze complesse da girare, girate in più di un anno e mezzo e con grande organizzazione.

Ma Trabacchi pensa anche all'attualità della storia, a uomini che senza internet e i mezzi di comunicazione di oggi sono riusciti a unire persone e anime attraverso il continente. Una guerra civile, tanta violenza che però viene raccontata "in modo epico, un qualcosa che lo spettatore non vuole emulare, da cui si prendono le distanze. Una storia necessaria. Tanti progetti raccontano la violenza ma creano il problema dell'emulazione nei giovani, ma la nostra storia è importante e necessaria per quello che racconta e come lo racconta."