Ci sono autori che vorremmo pensare immortali e che invece, quando scompaiono, ci ricordano la fragile caducità della vita, testimoniando al contrario la triste livella della morte. Akira Toriyama era uno di questi artisti. La notizia ha colpito tutti come un fulmine a ciel sereno: il papà di Dragon Ball, Dr. Slump e Sand Land ci ha lasciati all'improvviso lo scorso 1° marzo a causa delle complicazioni di un ematoma subdurale acuto. Come spesso accade per queste star del fumetto giapponese, la comunicazione della sua dipartita è arrivata con una latenza di una settimana, così da permettere alla famiglia il più totale riserbo nel piangere il proprio caro prima dell'assalto mediatico, dei titoli, dei ricordi.
Ed è giusto così, perché prima ancora di essere il tanto amato mangaka, Toriyama era marito, padre e amico. Per come è riuscito a imprimersi nella cultura di massa con il suo lavoro, per la sua massiccia eredità culturale che ha cresciuto almeno tre generazioni di lettori e spettatori sognanti, alla larga Toriyama è stato anche un padre putativo della new wave shonen iniziata a metà degli anni '80 e un amico di tutti noi, per qualcuno un eroe come il suo Goku, per altri semplicemente un fuoriclasse capace di riscrivere la storia del medium d'appartenenza e ramificare la sua presa in tanti altri media differenti. Senza nascondervi una certa commozione, coadiuvata dal peso non indifferente dell'artista, delle sue opere e dell'impatto profondo lasciato ai singoli e alle comunità di appassionati, oggi vogliamo ricordare Akira Toriyama provando a raccontarvi a modo nostro cos'ha lasciato al mondo e al suo settore uno dei più grandi mangaka mai esistiti.
Il motore dell'ingenuità
L'opera di Toriyama descrive molto bene l'umanità insita nell'autore. Per lui, stando ai suoi disegni e alle sue narrazioni, c'era sempre una speranza e c'era sempre un modo di nobilitare la vita, soprattutto attraverso l'ingenuità, che è praticamente carta bianca assorbente. Arale prima di Goku, in questo senso, è stata un ottimo esempio di tale vitalità caratteriale, di questa capacità di guardare persino "la cacca" in modo divertito e privo di preconcetti, d'imparare qualcosa dal diverso, sia anche una semplice ma fondamentale risata o la capacità di non prendersi troppo sul serio. Se ci riesce un robot bambino, ci possono riuscire tutti, perché la gentilezza e l'eroismo vanno oltre la programmazione, vanno oltre l'umanità stessa: sono elementi del cuore e per estensione dell'esistenza. Toriyama lo aveva capito, imbrigliando nella sua opera una miscellanea di commedia e azione che sapesse trascendere persino la drammaticità degli eventi, insediandosi nel profondo dello spirito narrativo. Rivedendo e riscrivendo a suo modo Il viaggio in occidente, la creazione di Goku gli permise di continuare questo percorso votato all'ingenuità e alla purezza del suo protagonista alieno, molto più umano e molto più consapevole di cos'è giusto e cos'è sbagliato di tanti terrestri, tra spietati nemici marziali, multinazionali senza scrupoli, eserciti dal retrogusto totalitario.
L'innocenza e la spontaneità dei suoi personaggi non erano però candeggiati dall'ipocrisia sociale, e invece smaliziati, esilaranti, spesso persino molto diretti, a voler descrivere proprio idealmente attraverso universi fantascientifici un mondo a misura di tutti: robot, alieni, animali antropomorfi e chi più ne ha più ne metta. Forse proprio questa consapevole leggerezza, prima di tutto, ha contribuito al successo del Toriyama sceneggiatore, capace di regalare momenti davvero esilaranti senza mai dimenticare la tragedia e l'emozione, che la commedia shonen ben realizzata accorpa e diluisce sapendo sempre quando e dove risaltarle. Da qui, con Dragon Ball Z (che sarebbe dovuto essere Dragon Ball 2), Toriyama capì come elevare lo spettacolo della vita e il motore dell'ingenuità in qualcosa di straordinario, eroico nel senso più vero del termine, epico e indimenticabile, arrivando a sovrascrivere se stesso, ad evolversi e insieme a cambiare il panorama shonen per sempre, così come quello dell'animazione giapponese a livello internazionale.
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La fiducia negli eroi
Se in Dr. Slump e Dragon Ball il sensei Toriyama voleva infondere energia alle sue storie, votandole prime di tutto alla leggerezza anche in ambito action, con Dragon Ball Z e già nella sua prima saga introduttiva, l'autore provò a interrogarsi sulla morte, sull'aldilà, su di un piano astrale differente, sui ricordi e l'importanza degli eroi. Non tentò di renderli immortali in senso stretto, comunque, e anzi in più di un'occasione e con un numero sempre maggiore di personaggi, Toriyama sottolineò a più riprese la mortalità degli stessi, legando però il loro sacrificio al relativo valore. E così un eroe è tale se mette la propria vita al servizio di un bene più elevato, mettendo anche da parte destino e discendenza per difendere i più deboli e le persone che ama. Un eroe è immortale se gli altri - chi ha salvato, chi ha aiutato, chi ha protetto - lo ricordano come tale e si adoperano per "riportarlo in vita", che se in Dragon Ball Z è qualcosa di realmente possibile, nel quotidiano significa mantenerne intatta l'eredità, riviverne le gesta, raccoglierne il lascito, la perseveranza, la nobiltà d'animo.
Cos'è altrimenti l'Energia Sferica se non la fiducia riposta in un eroe? E quando, con gli occhi sgranati e il cuore palpitante, a 10, a 20, a 30 o a 40 anni (non negatelo!) alziamo anche noi da dietro lo schermo le mani al cielo rivedendo quegli episodi, non stiamo forse riconoscendo la grandezza degli eroi di Toriyama, il suo genio, decretando la sua importanza artistica e culturale nella nostra vita? Alla fine è davvero questo a rendere un autore immortale, trasformandolo in un eroe di tutti i giorni che attraverso la sua opera è riuscito a strapparci una risata, a regalarci una riflessione inattesa, a farci gridare e desiderare di poterci trasformare in Super Sayan, a dirci che migliorare è sempre possibile, al netto di tutte le difficoltà che si possono presentare. Toriyama rendeva persino la morte pedagogica, un percorso da intraprendere per rinascere, in totale analogia con le tematiche da lui trattate. E adesso che è scomparso, ci piace immaginarlo con una luccicante aureola dorata in testa mentre, salutandoci col sorriso, scruta l'orizzonte alla fine del Serpentone, pronto a quest'ultimo viaggio verso il piccolo pianeta degli eroi. Arrivederci lì, sensei. Non ti dimenticheremo mai.