Richard Gere è uno dei protagonisti dell'edizione numero 19 del Magna Grecia Film Festival, l'appuntamento ideato e diretto da Gianvito Casadonte, e durante l'incontro con la stampa ha colto l'occasione per affrontare temi che gli stanno molto a cuore come l'importanza della comunità, anche per quanto riguarda la visione del film, della salvaguardia delle bellezze naturali e della ricerca della propria felicità.
Il divo del cinema internazionale non è riuscito, nemmeno in questa occasione, a sfuggire a una domanda sul cult Pretty Woman, ma ha sfruttato il quesito per commentare una certa mancanza di originalità che contraddistingue attualmente il settore cinematografico.
Un gradito ritorno in Italia
Per Richard Gere l'occasione di tornare in Italia è arrivata grazie all'edizione 2022 del Magna Grecia Film Festival, in programma dal 30 luglio fino al 7 agosto, evento che lo vede protagonista con una masterclass immediatamente sold out alla presenza del pubblico e in una serata in cui riceverà il premio Colonna d'oro.
L'attore ha spiegato: "Sono sempre felice di poter tornare in Italia, negli ultimi due anni e mezzo a causa del COVID non sono andato molto in giro e questa è una delle prime volte che viaggio. Penso sia molto adatto perché considero l'Italia come una seconda casa. E sono felice di essere al sud, è la mia prima volta in Calabria e venendo in aereo ho visto le splendide colline, montagne, la costa... Questi posti sono favolosi e spero che le manterrete così, manteneteli un po' segreti per evitare che vengano rovinati questi luoghi".
La pandemia non poteva mancare nei pensieri della star del cinema internazionale che ha quindi colto l'occasione per riflettere sui cambiamenti in atto nel settore cinematografico: "Con il COVID le persone si sono abituate a non andare al cinema e non sono sicuro di quello che accadrà in futuro al cinema, potrebbero esserci dei cambiamenti radicali nel modo in cui si vedranno e realizzeranno i film. Ma è bello avere sempre una casa in questi festival, in particolare questi festival locali che si concentrano sulla comunità, sui luoghi dove si svolgono. Le persone si ritrovano in modo speciale, non è qualcosa di commerciale, c'è un senso di comunità, condivisione, c'è la bellezza di condividere la narrazione e la partecipazione delle persone e delle amministrazione e delle realtà locali".
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Un'esperienza collettiva da salvaguardare
Gere ha quindi commentato i cambiamenti legati all'evoluzione della tecnologia che negli ultimi anni ha reso le piattaforme di streaming assolute protagoniste. L'attore, ironicamente, ha sottolineato: "Io sono un dinosauro e sono felice di esserlo".
Il cambiamento in atto è però innegabile: "Il COVID ha cambiato radicalmente tutto, ma anche prima la tecnologia, con gli smartphone e nuovi dispositivi, lo ha cambiato per quanto riguarda la fruizione delle opere. La cosa positiva è che ci sono sempre modi per vedere film, i progetti indipendenti hanno la possibilità di essere visti, ma quello che manca è il senso di comunità, quell'esperienza collettiva. Fin dall'inizio quando si raccontavano storie intorno al fuoco c'era un senso di comunità, di qualcosa che arricchiva tutti i presenti".
Un possibile sequel di Pretty Woman
Il nome di Richard Gere, ormai da decenni, è legato in modo indissolubile alla commedia che lo ha visto protagonista accanto all'amica e collega Julia Roberts. L'attore, rispondendo a una domanda relativa alla possibile produzione di un remake o di un reboot del film cult, ha rivelato che in passato non era stato escluso un sequel: "Penso che si sia parlato di un possibile progetto legato a Pretty Woman. Ogni tanto Garry Marshall veniva da me e Julia per parlare dicendo 'Cosa accadrebbe se... E se il personaggio volesse fare carriera politica, si fossero sposati e venisse scoperto il passato da prostituta?'. Ma non si è mai realizzato uno script".
Il successo del film aveva persino preso alla sprovvista i suoi realizzatori: "Noi abbiamo realizzato un piccolo film nel modo migliore, non ci aspettavamo quel successo, ma poi c'è stata una magia intorno, non si può prevedere quella magia, accade e basta ed è una delle cose più straordinarie dei film. Un po' come innamorarsi: succede e basta. L'idea di reboot, remake e tutto il resto... Posso capire che gli affari dal punto di vista commerciale ed economico lo impongano, ma artisticamente non ha alcun senso".
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Un futuro da padre, non da regista
In anni in cui molti attori sono impegnati dietro e davanti la macchina da presa, Gere non ha ancora compiuto un debutto alla regia di un film e la situazione non sembra destinata a cambiare molto presto.
L'attore ha ricordato cosa apprezza del lavoro sul set: "Per certi punti di vista sono un rompiscatole per i registi, so troppo, ma sono stato molto fortunato perché ho collaborato in modo positivo con i filmmaker. I registi non sono come delle divinità, intoccabili e irraggiungibili, è sempre una collaborazione e i vari compiti un po' si sovrappongono e si mescolano. Alcuni film avrei voluto dirigerli perché non avevo un grande rapporto con i registi, ma la maggior parte delle volte sono stato soddisfatto".
Le sue esperienze come attore non lo hanno però spinto a voler cambiare ruolo per un motivo ben preciso e personale: "Potrebbe accadere in futuro, ma ho quattro figli che richiedono tempo e attenzione e fare il regista richiede molto tempo e lavoro. Io preferisco trascorrerlo con i miei figli".
La ricerca della felicità secondo Richard Gere
Da molti anni il nome della star è legato anche alla sua fede buddista, ma Gere ha condiviso la sua opinione riguardante la spiritualità: "Sulla Terra siamo circa 8 miliardi di persone e sulla Terra dovrebbero esserci circa 8 miliardi di religioni. Non mi sono mai aspettato che qualcuno diventasse buddista seguendo il mio esempio, mi auguro che le persone diventino felici e rimuovino la propria sofferenza, ma ognuno deve raggiungere la felicità a proprio modo, seguendo la propria strada."
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Richard Gere ha infine concluso il suo incontro condividendo una sua speranza all'insegna, anche in questo caso, dell'idea di comunità e vicinanza tra le persone: "C'è una preghiera a cui penso spesso ed è riguardante il desiderio di connettermi con le varie religioni e divinità. Tutti abbiamo praticato diverse religioni, in un momento o nell'altro della nostra vita, ma tutti vogliamo entrare in connessione con l'universo, provare un senso di appartenenza, andare verso l'amore e la libertà. La cosa importante è la motivazione, non il percorso".