La conferenza stampa per il film di Lasse Hallström, L'imbroglio, si è tenuta domenica 15 ottobre nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium. Non eccessivamente gremita, la platea ha accolto calorosamente il sempre più fascinoso Richard Gere, unico ospite che ha risposto generosamente ad una serie interminabile di domande.
Elegantissimo nel suo completo grigio, pendant con la chioma argentea, ha sfoggiato occhiali da vista e l'immancabile sorriso sornione del quale si è ripetutamente servito per aggirare le decine di domande retoriche sul suo fascino inossidabile: "Come convive con la sua fama di sex-symbol?", e lui "Ho 57 anni, quanto tempo ancora pensa che potrò detenere il titolo?". E ancora: "Come fa a mantenere questa forma smagliante?", a cui Gere replica: "Un po' di chirurgia estetica ogni mese. Ho un ottimo chirurgo, se vuole quando torniamo a New York le do il numero!"
Riuscito a riportare l'attenzione sul vero oggetto del contendere, ha parlato diffusamente del film di Hallstrom che ha definito un'interessante esperienza nella menzogna "Irving Clifford, il mio personaggio, l'imbroglione che dichiara di aver scritto l'unica vera biografia su Howard Hughes, vendendola per un milione di dollari alla Mc Graw Hill, è innocente. Il suo mentire sull'autenticità dello scritto, raggirando la casa editrice non apporta pregiudizio ad alcuno e quindi non fa di lui un vero criminale. Tutti mentono: i governi stranieri fra di loro, chi governa a chi viene governato, i cittadini fra cittadini e le persone a loro stesse. La menzogna fa parte della nostra società. Nel film non si vede mai direttamente Hughes, ma solo le mani sul manoscritto o un'ombra di lontano; anche questa è una sorta di bugia: lasciare intendere al pubblico ciò che realmente non si mostra. In questo gioco di rimandi si intravede addirittura una connessione mai direttamente esplicitata tra Hughes, Nixon e lo scandalo Watergate che sarebbe scoppiato di lì a poco." Anche Orson Welles ha dichiarato di aver costruito molti dei suoi successi servendosi di piccole menzogne. Se non ci fossero state, forse oggi non avremmo avuto un Orson Welles. Cosa ne pensa?
Richard Gere: Posso dire che ciò che ha fatto lo ha fatto con innocenza. F for fake è il suo film a me più noto, l'ho visto centinaia di volte e ne ho tratto spesso ispirazione.
Le è stato difficile impersonare Clifford Irving, un uomo che ha basato la sua vita sull'imbroglio, per uscire dalla mediocrità?
Richard Gere: Penso sia molto più semplice interpretare un individuo poco noto di uno del quale si conosce già tutto. Ad esempio, portare sullo schermo Hitler non sarebbe possibile perché tutti sanno già perfettamente come dovrebbe essere. Così come Berlusconi, tutti lo conoscono e non c'è modo per l'attore di lavorare sul personaggio.
... mi scuso per aver citato Hitler e Berlusconi nella stessa frase, è stato del tutto casuale!
A questo punto, dopo che qualche risolino di troppo si è alzato dall'uditorio, la domanda successiva viene gestita da Gere con gran mestiere per fugare ogni residua ombra di politicizzazione dell' intervento:
E' la sua prima volta a Roma Signor Gere, quale itinerario si sentirebbe di consigliare?
Richard Gere: Nessun itinerario in realtà, solo un ottimo piatto di fettuccine agli... come si chiamano? Ovoli, sì, ovoli, per i quali varrebbe la pena di prendere l'aereo dall'America e tornare qui in qualunque momento!
E' vero che avete dovuto interrompere le riprese del film in Croazia perché la zona è ritenuta troppo pericolosa dalla produzione?
Richard Gere: Il film al quale sto lavorando, non in Croazia ma in Bosnia, è diretto da Richard Shepherd e non è stato interrotto per pericolosità del Paese. La gente è meravigliosa e non esiste pericolo.
Al momento è stato intitolato Primavera in Bosnia, ma è solo un titolo provvisorio che verrà di certo cambiato dalla produzione.
Pensa che la presenza della gente, come giuria popolare sia importante qui alla Festa del Cinema di Roma?
Richard Gere: Ad essere onesto non sapevo neppure che i film presenti qui a Roma fossero in concorso e di certo il mio non lo è ma, certo che sì, sono persuaso che sia importante dare alle persone comuni l'opportunità di esprimere un parere sui film presenti, perché saranno comunque loro a giudicarli una volta usciti nelle sale.
Quella che sarebbe stata una gaffe per qualunque comune mortale, viene glissata con nonchalance da Gere, rosario buddista al polso, fresco di messa in piega, che non perde serenità neppure quando le domande sulle sue scelte religiose diventano via via più inopportune.
Liquidata l'ultima provocazione sul rapporto fra la menzogna e il buddismo con un "la menzogna appartiene agli uomini" lasciando intendere "a prescindere dalla religione", la conferenza stampa si considera conclusa e il Divino si allontana in un bagno di folla.