Reservatet - La riserva, recensione: un classico thriller nordeuropeo per parlare della violenza di genere

Tolto il discorso sulla violenza come componente genetico, la serie è poco più che una variazione sul genere incapace di trovare un vero sussulto a livello di trama e di approccio al tema. Su Netflix.

La protagonista di Reservatet - La riserva.

Da un po' di tempo Netflix segue il mantra secondo cui va bene fare serie thriller solo se provengono dal Nord Europa. Ovviamente è una boutade, ma sicuramente è meglio se la produzione proviene dalla parte settentrionale del Vecchio Continente, le zone che meglio evocano quella freddezza e quell'isolamento antropologico che così bene si confà alle necessità del genere più gelido della Settima Arte.

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Madre e figlia in Reservatet - La riserva.

Il nuovo titolo dello streamer di rosso vestito appartenete a questa fila si chiama Reservatet - La riserva, miniserie ideata da Anna Ingeborg Topsøe. Un'operazione che cerca di utilizzare la formula sopradescritta per creare una vicenda in grado di addentrarsi all'interno del microcosmo di una famiglia benestante con lo scopo di sconvolgerlo.

Tra tutte le tematiche che il titolo tocca attraverso il genere (rapporti matrimoniali, estrazione sociale, questioni migratorie), quella che è senza dubbio la più significativa è la violenza come lascito generazionale. Il modo in cui decide di affrontarla, seppur efficace solamente in parte (uno dei problemi della miniserie è un'incapacità generale di essere ficcante), è ciò che permette all'operazione di avere qualcosa in più di una semplice variazione sul genere.

Reservatet - La riserva: vivere alla grande

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Buone vicine di casa.

Cecilie (Marie Bach Hansen) ha una vita che tutti invidierebbero: una villa meravigliosa nella campagne fuori Copenaghen, più soldi di quanto possa sperare di spendere, due splendidi figli e un marito, Mike (Simon Sears) che la ama. Non solo, se non dovesse riuscire ad arrivare a fare tutto quello che deve, può contare sull'aiuto di Angel (Excel Busano), una ragazza alla pari.

Una situazione simile è quella dei vicini di casa con cui la sua famiglia è molto legata. Sarà perché l'estrazione sociale è la medesima, sarà perché la coppia è composta da un'amica di Cecilie e dal cliente più importante del marito oppure dal momento che i rispettivi figli vanno in classe insieme. Ci sono anche diverse altre affinità che emergono durante la storia e qui non spoileriamo. C'è però una cosa su cui i due nuclei divergono, ovvero il rapporto con le ragazze alla pari.

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Karaoke tra ragazze alla pari.

Se infatti Angel ha un ottimo rapporto con la famiglia in cui lavora, lo stesso non si può dire di Ruby (Donna Levkovski), che non si trova per niente bene. Anzi, si trova così tanto male che una sera la giovane chiede aiuto proprio a Cecilie, la quale però non ha l'umore per ascoltarla, salvo pentirsi il giorno dopo, dato che la ragazza scompare nel nulla. Questo evento sconvolgerà la vita di entrambe le famiglie, arrivando a svelare il sottoterra tenebroso sopra il quale poggia tutto quello sfarzo nel quale i protagonisti vivono.

Un mondo basato sulla violenza

Reservatet La Riserva Sara Fanta Traore
Chi deve scoprire la verità in Reservatet - La riserva.

Non c'è mai un sussulto in Reservatet - La riserva, mai una sorpresa, qualcosa che possa anche solo far ipotizzare una qualche forma di deviazione dal percorso che si vede tracciato dai primi dieci minuti della prima puntata. Questo è ovviamente il suo più grande problema, anche più di quello legato alla sua incapacità di andare in fondo alle tematiche che mette sul tavolo, al punto che sembrano introdotte solo per il dovere di farlo. Prima tra tutte l'analisi del conflitto tra classi sociali diverse, combaciante con una differenza anche dal punto di vista razziale e religiosa.

Poco aggiungono i meccanismi di genere, seppur rinforzati dall'atmosfera nordica, quasi totalmente depotenziati dalla prevedibilità sia di ciò che l'intreccio narrativo propone sia la scrittura dei personaggi, superficiale e piatta con buona pace delle loro interpretazioni. Quest'ultima cosa, in particolare, può risultare letale all'interno di uno sceneggiato in cui la verità da ricercare per risolvere il caso passa dal processo di smascheramento della vera natura del mondo in cui prende forma.

Reservatet La Riserva Lukas Zuperka Frode Bilde Rnsholt
Le nuove generazioni.

Cosa rimane a Reservatet - La riserva come carta da giocarsi? L'unica che probabilmente interessava alla miniserie fin dall'inizio: dipingere un ritratto della violenza come elemento che permea la natura dell'essere umano, specialmente quello che vive in una condizione di agiatezza, e come essa divenni un patrimonio genetico sempre più presente e incontrollabile man mano che passa di generazione in generazione. Il punto di vista femminile serve a creare i presupposti per un certo tipo di approccio, che funziona ed probabilmente l'unico punto esclamativo del titolo.

Conclusioni

Reservatet – La riserva è un titolo che va a rimpolpare le file dei thriller nordeuropei disponibili sul catalogo di Netflix. La miniserie ideata da Anna Ingeborg Topsøe si va però senza dubbio a collocare tra i prodotti minori, dato che, tolto un discorso sensato su come la violenza sia diventata un’eredità sempre più presente nelle nuove generazioni (specialmente di un certo tipo di ambiente), ha veramente poco da offrire. Banale sul piano narrativo e debole su quello semantico.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il discorso sulla violenza come tratto ereditario.
  • La fotografia trova una buona atmosfera.

Cosa non va

  • Personaggi piatti e intreccio prevedibile.
  • Meccanismi di genere ridotti a cliché.
  • Tematiche affrontate in modo superficiale.