Reptile, la recensione del film: un grande Benicio del Toro per un thriller che funziona

La recensione di Reptile: una buona sceneggiatura crime quella di Grant Singer che, però, vista la struttura e i personaggi, sarebbe stata perfetta più per una serie thriller che per un film. In streaming su Netflix.

Reptile, la recensione del film: un grande Benicio del Toro per un thriller che funziona

Dai, la soluzione è proprio lì, sotto gli occhi. La spiegazione a tutto, la chiave che risolve il caso. È lì, ma non si vede. Come la pelle morta di un serpente: trasparente, incolore, invisibile. Eppure, è la traccia di un passaggio, di una vita che si rinnova e che, appunto, cambia pelle e cambia forma. Una doppia dimensione, come Reptile di Grant Singer, che farà senza dubbio gola agli appassionati dei crime thriller (di cui noi facciamo parte, lo ammettiamo). Un film dalla buona struttura e dall'anima polivalente. Un film, diretto nelle sue intenzioni, che dall'altra parte non fa nulla per nascondere i difetti, anzi sembra prenderci quasi gusto nell'ampliare la macchia d'olio che regge la sceneggiatura. Una macchia talmente espansa che, durante la visione, ci fa chiedere: Reptile è oggettivamente un buon thriller, oppure è un guilty pleasure nascosto dall'affascinante coltre crime?

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Reptile: Benicio Del Toro in una scena del film

Non abbiamo una risposta, ma la sensazione, dietro lo schema investigativo, è che Reptile, disponibile su Netflix, è allo stesso tempo troppo lungo ma anche troppo corto. O meglio, la sceneggiatura firmata da Singer, insieme a Benjamin Brewer e al protagonista Benicio del Toro, sarebbe stata perfetta per una miniserie crime. Si sarebbero potuti approfondire diversi aspetti, diversi anfratti caratteristici di un certo immaginario, creando un potenziale duplicato di True Detective (vabbè, forse esageriamo), tanto per tono quanto per atmosfera. Il linguaggio cinematografico, per assurdo, sembra star stretto alle intenzioni narrative, sintetizzando (comunque in due ore e quindici, non poco) la vicenda. Tuttavia, gli archetipi del thriller sono al loro posto, presenti e più volte interscambiabili: c'è una vittima, c'è un colpevole, e c'è un detective chiamato a risolvere il caso. Equazione algebrica perfetta alla virgola.

Reptile, una trama per molti sospettati

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Reptile: Justin Timberlake in una scena

Detective, immaginario vuole, accartocciato e sfumato, in bilico tra il giusto e lo sbagliato. Una figura chiave riassunta nel protagonista, Tom Nichols, interpretato da Benicio del Toro. L'ispettore, che pare avere dei conti più o meno irrisolti con un vecchio partner (senza che venga però approfondita la questione), cerca di venire a capo di un brutale omicidio, che ha visto come vittima Summer Elswick (Matilda Lutz), agente immobiliare nonché compagna di Will Grady (un imbolsito Justin Timberlake), a capo di un importante studio di compra-vendita immobiliare.

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Reptile: Benicio Del Toro in una scena

Will è il primo sospettato, ma l'alibi è di ferro, non sembra esserci movente, e soprattutto il mondo attorno a Summer è decisamente ambiguo. Un marito spacciatore (sì, è sposata), numerosi segreti, zone d'ombra. Poi spunta anche lo strano e inquietante Eli (Michael Pitt), che ha un conto in sospeso con Will. I sospettati sono tanti, così come gli indizi. Ciononostante, la verità è questione di prospettiva, come suggerisce Judi (Alicia Silverstone), la scaltra moglie del detective Tom.

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L'ambiguità come protagonista. E un grande Benicio del Toro

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Reptile: una foto di Benicio del Toro

Non possiamo andare troppo oltre nel raccontare la trama di Reptile, per ovvi motivi, ma superando alcune flessioni vogliamo soffermarci sulla sua efficace sostanza. Grant Singer, all'esordio dopo aver girato innumerevoli videoclip (Taylor Swift, Lorde, Ariana Grande), dimostra una buona tecnica (la fotografia granulosa di Mike Gioulakis è un plus) e una buona mano, provando a mantenere coerenti i molteplici umori e le molteplici facce. Reptile, infatti, è un thriller che ne contiene almeno altri tre. Le storie, inizialmente avulse, inizieranno a legarsi, confondendo e affascinando, in una continua suggestione e in un continuo cambio di prospettiva, che passa la mano di sospettato in sospettato.

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Reptile: Benicio del Toro e Alicia Silverstone in una foto del film

Se la sceneggiatura è effettivamente sovraffollata (di personaggi, di dialoghi, di inflessioni), il vero impatto arriva dai movimenti di Benicio del Toro, perfettamente in parte nel trasmettere le tonalità crepuscolari del protagonista, che mai viene mollato dallo sguardo del regista. Del resto, oltre la lunghezza, oltre la prevedibilità di certi colpi di scena, e pure oltre una strana percezione di incompiutezza (alcuni personaggi presi, dimenticati, e poi ripresi) Reptile sembra concepito per far vibrare le note crime in ogni singola inquadratura e in ogni singola scelta di casting (pure se l'eccesso caricaturale è dietro l'angolo, come per Michael Pitt), attirando l'attenzione per costruzione e per circostanze, finendo per esplodere in un finale che vale la visione, piombando - risolutivo - nel bel mezzo di un'asfissiante quanto efficace ambiguità, perdurando anche durante (e dopo) i titoli di coda.

Conclusioni

Un grande Benicio del Toro e atmosfere crime per Reptile. Come scritto nella nostra recensione, il film, in streaming su Netflix, offre un buon livello d'intrattenimento seguendo le tracce del thriller classico. Classico e corposo perché, se la svolta finale arriva improvvisa, la storia e i personaggi a tratti sono irrisolti: una miniserie crime, forse, avrebbe reso meglio la sceneggiatura.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Benicio del Toro in un ruolo scritto per lui.
  • Il finale.
  • L'estetica.
  • I toni crime...

Cosa non va

  • ... ma vista la corposa struttura, forse più consoni per una serie tv.
  • Alcune risoluzioni vengono lasciate in sospeso.