Cominciamo questa recensione di Red Dot, film originale svedese prodotto da Netflix, ancora leggermente turbati. Alain Darborg, che oltre della regia si è occupato insieme a Per Dickson della sceneggiatura, firma un thriller capace di sfruttare al meglio le atmosfere che la natura quasi incontaminata del Nord della Svezia è capace evocare, rendendole più angoscianti e opprimenti che mai. Come vedremo la storia non brilla per originalità - soprattutto nelle sue premesse, ma sul finale prende una piega senza dubbio inaspettata - ma è in grado di coinvolgere fin da subito lo spettatore, sfruttando al meglio le location e i pochi personaggi protagonisti. Con Red Dot ci ritroviamo davanti ad un solido prodotto di genere, che si muove nel terreno conosciuto del più classico survival movie ma tinge la vicenda che racconta di tinte estremamente dark nella sua ultima mezzora, in cui la storia cambia direzione, spingendoci a mettere in discussione quanto visto fino al quel momento.
Una vacanza che si trasforma in un incubo
David (Anastasios Soulis) e Nadja (Nanna Blondell) sono una coppia di fidanzati di Stoccolma: la storia si apre con la laurea di lui ed una proposta di matrimonio piuttosto anticonvenzionale. Mesi dopo, però, qualcosa sembra essersi incrinato tra i due, David è completamente assorbito dal suo lavoro e lei cerca di portare avanti il sogno di diventare medico, ma scopre di essere rimasta incinta. Un weekend a due completamente a contatto con la natura sembra l'idea migliore per recuperare il rapporto a rischio e la coppia decide di partire, in compagnia del loro cane Boris, per una località sperduta nel nord della Svezia, ma da cui è possibile osservare una splendida aurora boreale. A viaggio intrapreso, però, l'atmosfera si fa subito tesa, uno strano incontro in una stazione di servizio e la reazione diffidente delle personale dell'hotel dove alloggiano (forse dovute al colore di pelle di Nadja?) non aiutano a far partire la piccola vacanza con il piede giusto. Arrivati, dopo una giornata di trekking, nella radura dove campeggeranno per la notte, le cose si trasformano presto da angoscianti ad assolutamente terrificanti: un puntino rosso, quello del mirino di un fucile da cecchino, si sposta da David a Nadja, ora completamente alla mercé della follia di uno sconosciuto nascosto nel buio. Qualcuno li ha seguiti tra ghiaccio e neve, deciso a farli fuori in un sadico gioco tra il gatto ed il topo.
Red Dot, come vi anticipavamo e come potere dedurre dalle poche informazioni sulla trama che vi abbiamo dato, non parte dalle premesse più originali, i prodotti che sfruttano spunti simili sono infatti tantissimi. Una coppia che abbandona la comodità della vita cittadina per una vacanza a contatto con la natura e che si ritrova a dover combattere con le unghie e con i denti per la propria vita: che tra gli anfratti dell'ambiente circostante si nascondano mostri sanguinari, killer assetati di sangue o psicopatici che cacciano esseri umani per sport, poco cambia. Questo incipit saprà pure di già visto, ma funziona per la sua semplicità e - soprattutto - versatilità. Il fatto che, come in questo caso, al centro di queste storie ci siano sempre pochissimi personaggi permette allo spettatore di empatizzare al massimo con loro e con quello che gli sta accedendo, rendendo l'esperienza di visione ancor più immersiva e coinvolgente.
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Due ottimi protagonisti
Mentre seguiamo David e Nadja tentare il tutto per tutto per sopravvivere, ci rendiamo conto di come le cose stiano lentamente prendendo una piega particolarmente inaspettata: se alcuni elementi fin da subito stonano con quanto ci saremmo aspettati di vedere, nell'ultima mezzora ci rendiamo conto di come il film nascondesse un lato imprevedibile ma anche decisamente più dark di quello ci eravamo inizialmente immaginati. Non tutto è come sembra e con il procedere della narrazione siamo costretti a rivalutare completamente la situazione. Quest'ambivalenza così particolare ed interessante è resa ancor più convincente dalle solide performance dei due attori principali, Nanna Blondell e Anastasios Soulis, capaci di trasmettere al meglio il terrore assoluto ed il completo smarrimento che provano in una situazione così drammatica. Inoltre, i due sono capaci di rendere credibili le numerose sfaccettature che i loro personaggi mettono lentamente in luce, risultando sempre assolutamente verosimili.
Un buon prodotto di genere
La capacità di mantenere sempre altra la tensione dall'inizio alla fine, oltre a quella di sfruttare al meglio una location che da suggestiva si trasforma in estremamente temibile e spaventosa, sono i punti di forza del film di Alain Darborg, che utilizza nel migliore dei modi i topoi del survival movie cercando anche di stupire lo spettatore con una serie di twist inaspettati. Senza dubbio un film di genere ben realizzato, che in poco più di ottanta minuti (la durata perfetta, a nostro parere, per questo genere di storia) riesce a travolgere lo spettatore, trasportandolo in lande ghiacciate colme di pericoli e in cui non ci si può fidare proprio di nessuno. Siamo sicuri che anche lo spettatore habitué dei thriller di questo tipo terminerà la visione scosso e turbato quanto noi: a volte, anche un terreno ben conosciuto può rivelarsi ricco di sorprese.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Red Dot sottolineando quanto questo thriller svedese, pur muovendosi da premesse piuttosto conosciute e sfruttate, nasconda molte sorprese. Le ambientazioni angoscianti, la capacità di mantenere sempre alta la tensione e le ottime prove dei due protagonisti ne fanno un buon prodotto di genere, che può essere apprezzato anche da chi solitamente non si approccia a questo tipo di storie.
Perché ci piace
- Le buone performance dei due attori protagonisti, Nanna Blondell e Anastasios Soulis.
- Le atmosfere angoscianti e le location terrificanti.
- Le pieghe inaspettate prese dalla trama sul finale.
Cosa non va
- La storia parte da premesse già viste e conosciute, lo spettatore potrebbe farsi scoraggiare dalla scarsa originalità della prima parte del film.